Più "avanzato" Lenin o Bogdanov?

Ciao compagni, m'è venuto sottomano un testo di Carlo Rovelli Helgoland in cui tra l'altro viene citato il rapporto "Aleksandr Bogdanov e Vladimir Lenin". Innanzitutto, ho una difficoltà enorme nel recuperare materiale di Bogdanov, sembra un reietto che non meriti alcuna considerazione, ma riporto una citazione dal libro di Rovelli:

"L'interesse di questa posizione filosofica [di Mach] è che elimina tanto ogni ipotesi su una realtà dietro le apparenze, quanto ogni ipotesi sulla realtà del soggetto che ha esperienza. Per Mach non vi è distinzione fra mondo fisico e mondo mentale: la 'sensazione' è egualmente fisica e mentale. È reale. Così descrive Bertrand Russell la stessa idea: 'Il materiale primo di cui è fatto il mondo non è di due tipi, materia e mente; è soltanto arrangiato in strutture differenti dalle sue inter-relazioni: alcune strutture le chiamiamo mentali, altre fisiche'. Sparisce l'ipotesi di una realtà materiale dietro ai fenomeni, sparisce l'ipotesi di uno spirito che conosce. Chi ha conoscenza, per Mach, non è il 'soggetto' dell'idealismo: è la concreta attività umana, nel concreto corso della storia, che impara a organizzare in forma via via migliore i fatti del mondo con cui interagisce. Questa prospettiva storica e concreta entra facilmente in risonanza con le idee di Marx e Engels, per i quali la conoscenza è pure calata nella storia dell'umanità.

[…]

Lenin nel suo libro [Materialismo ed empiriocriticismo] definisce 'materialismo' la convinzione che esista un mondo fuori dalla mente. Se è questa la definizione di 'materialismo', Mach è certo materialista, siamo tutti materialisti, anche il papa è materialista. Ma poi per Lenin l'unica versione del materialismo è l'idea che 'non c'è null'altro nel mondo che materia in moto nello spazio e nel tempo', e che noi possiamo arrivare a 'verità certe' nel conoscere la materia. Bogdanov mette in luce la debolezza tanto scientifica quanto storica di queste affermazioni perentorie. Il mondo è fuori dalla nostra mente, certo, ma è più sottile di questo materialismo ingenuo. L'alternativa non è soltanto fra l'idea che il mondo esista solo nella mente, oppure che sia fatto unicamente di particelle di materia in moto nello spazio."

Vorrei avere il vostro parere in merito: la posizione di Lenin che, pur giustificata politicamente, dal punto di vista filosofico si può definire "primitiva" mentre quella di Bogdanov più "avanzata"?

Che ne dite del testo di Rovelli? Le sue osservazioni trovano presso di voi un riscontro? Un caro saluto.

 

Ciao, abbiamo letto il saggio di Rovelli e pensiamo contenga degli spunti interessanti.

Sull'argomento Bogdanov-Lenin, alcuni di noi sono giunti alla conclusione che tutta la lotta intorno al machismo altro non era che la trasposizione dal piano dei profondi motivi politici al piano di una filosofia della conoscenza. Materialismo ed empiriocriticismo, di Lenin, rispondeva a questioni sollevate nell'ambito di una teoria dei sistemi, quella che Bogdanov chiamava "tectologia".

Lenin sosteneva che la realtà esiste anche in assenza di uomini a testimoniarlo; ciò è apparentemente vero, l'universo è grande e ci sono innumerevoli sotto-universi senza testimoni che possano attingere informazione su di essi. Ma così dicendo abbiamo arbitrariamente tolto dalla scena noi stessi, e questo non è permesso, specie se si vuole "fare" una rivoluzione, come si diceva una volta.

Nel sistema che si voglia rivoluzionare, le parti componenti che ricevono e trasmettono informazione ci devono essere. Ovviamente Lenin non era interessato alla filosofia ma stava difendendo il partito. Il vero contrasto era dunque sulla natura del partito e su questo piano il pedalò del povero Bogdanov è finito in rotta di collisione con la corazzata di Lenin.

Materialismo ed empiriocriticismo è un lavoro mediocre, ma è un errore metterlo a confronto con quello di Bogdanov: il vero confronto si legge meglio nella strigliata di Lenin contro la Cultura Proletaria (Proletkult), una "boiata pazzesca", quest'ultima, che non ha avuto la possibilità di tirare in ballo la filosofia.

Rivista n. 52