Polarizzazione crescente

Secondo l'Economist, la recente campagna elettorale in Brasile è stata la più incattivita della storia del paese, contraddistinta da toni esagerati (Lula è stato accusato di essere un comunista satanico e Bolsonaro un pedofilo cannibale), e punteggiata da episodi di violenza tra gli opposti schieramenti. Siccome nessuno dei candidati alle elezioni presidenziali ha ottenuto la maggioranza durante il primo turno, si è votato una seconda volta. Il 30 ottobre, data del ballottaggio, alcuni poliziotti hanno istituito posti di blocco negli stati a sostegno di Lula, creando difficoltà a chi si recava alle urne; il giorno successivo, i camionisti allineati con Bolsonaro hanno bloccato le strade in undici stati. Diverse testate giornalistiche avevano quindi annunciato la possibilità di un intervento dell'esercito per riportare l'ordine.

In un articolo di un paio di anni fa ("Negli Stati Uniti ha vinto la polarizzazione", la Repubblica), il giornalista venezuelano Moisés Naím scriveva che ormai le campagne elettorali, invece di ridurre i fenomeni di divisione sociale, li amplificano. La situazione brasiliana ne sembra la conferma ma, soprattutto, rappresenta un'anticipazione, sia per i toni che per la polarizzazione politica, di quanto potrebbe accadere negli USA alle prossime elezioni presidenziali. Le forze politiche una volta "antisistema", minoritarie, tenute ai margini del parlamento, ora si sono fatte sistema, hanno acquisito rilevanza, come nel caso della galassia dell'alt-right (la destra alternativa) che sostiene Donald Trump.

Dal punto di vista economico, il Brasile si trova da tempo in una situazione critica. Prima la recessione del 2014-16, poi la catastrofe della Covid-19, e adesso il rallentamento delle principali economie mondiali, che ricadrà sulle sue esportazioni provocando un possibile deflusso di capitali all'estero. Il Fondo Monetario Internazionale stima che la crescita del PIL brasiliano nel 2023 scenderà all'1,1% rispetto all'1,7% del 2022.

Il caos politico e sociale è una diretta conseguenza di quello economico. Il paese sudamericano ha una superficie immensa, oltre 200 milioni di abitanti (di cui un sesto patisce la fame), è ricco di risorse naturali e di materie prime. Ma è un gigante dai piedi d'argilla. Fa parte dei BRICS, il gruppo di paesi in forte espansione economica che avrebbero dovuto risollevare le sorti del capitalismo, ma che invece sta subendo tutte le conseguenze di un invecchiamento precoce.

Rivista n. 52