La dottrina militare degli Stati Uniti sulla guerra planetaria contro tutti è diventata ufficiale e spiega il perché della guerra preventiva all'Iraq

22 settembre 2002

Il governo degli Stati Uniti ha pubblicato il manifesto sulla "pax americana". Se non fosse che viviamo nell'epoca dell'imperialismo globale e tecnolgico diremmo che vi sono somiglianze impressionanti con la "pax romana": il mondo non è più diviso fra "alleati" e "nemici" ma fra "americani" e "clienti". Siccome i confini dell'impero fanno il giro del pianeta, non c'è più posto per i "barbari" al di fuori del "limes" imperiale: o diventano "clienti" o verranno sterminati.

La "pax romana" era basata sulla stabilità dell'impero garantita dalle legioni e soprattutto da un sistema di "amici del popolo romano" che, come sottolineano gli storici militari (p. es. Luttwak), era un titolo offerto a chi rendeva servigi e soprattutto a chi era in grado di renderli nel tempo. Ai clienti non era lasciata l'alternativa di non essere tali.  E infatti non vi sono state particolari reazioni ad un documento che, per quanto ci riguarda, non ci stupisce affatto, ma per le borghesie non americane è di una gravità inaudita anche se ufficialmente lo accolgono zitte zitte.

Quando vent'anni fa dicemmo che ormai nessuno era più in grado di fare guerra agli Stati Uniti qualcuno arricciò il naso. Opinava che invece gli schieramenti militari sarebbero stati classici da guerra mondiale, con l'emergenza di nuove potenze (Russia, Cina, India) e col declino degli Stati Uniti. Ribadimmo che questi ultimi non avrebbero permesso coalizioni nemiche di Stati, balcanizzando in anticipo il nemico o attaccandolo preventivamente facendo mostra di essere attaccati. La guerra mondiale è iniziata ben prima dell'11 settembre e abbiamo visto recentemente sulla rivista che il declino della potenza economica degli Stati Uniti non è in contraddizione con l'aumento del suo ruolo politico e militare nel mondo (anche perché la finanza è usata come arma).

Naturalmente è indice di debolezza intrinseca del sistema se esso deve manifestare i suoi tentativi di stabilizzazione attraverso la forza brutale dell'imperialismo maggiore. Così com'è indice di debolezza l'accettare di combattere la guerra segreta, cioè scendere sul piano di un avversario creato proprio da tale imperialismo. Non si tratta solo di terrorismo, ma di azioni - di "guerra asimmetrica" o meno - che gli Stati concorrenti, schiacciati dalla situazione, non potranno evitare di intraprendere, se già non stanno lavorando in questo senso.

Chi avesse ancora dei dubbi sulla svolta epocale che l'attacco dell'11 settembre ha soltanto accelerato, si deve ricredere di fronte alla riproposizione planetaria della favola esopiana del lupo e dell'agnello. Il nuovo "diritto internazionale" unilaterale, che cancella tutti gli altri e con essi ogni velleità di sovranità nazionale, è ufficialmente operativo. Viene messa in pratica a livello globale la "dottrina Fouché", ministro di polizia di Napoleone: se la cospirazione riesce, nessuno potrà punirla, quindi contro ogni cospirazione la sola arma efficace è la guerra preventiva, ed è cospiratore chiunque sia contro l'impero.

Ma la "novità" sta non tanto nella dichiarazione di guerra preventiva al mondo, quanto nel proposito di rimanere l'unica potenza che possa muovere guerra a qualcuno senza che nessuno possa fare altrettanto nei suoi confronti:

"I nostri nemici hanno dichiarato apertamente che stanno cercando di avere armi di distruzione di massa, e l'evidenza indica che lo stanno facendo con determinazione. Gli Stati Uniti non permetteranno che questi sforzi riescano. Noi costruiremo difese contro i missili balistici ed altro. Noi coopereremo con le altre nazioni per impedire, contenere, troncare gli sforzi dei nostri nemici per acquisire tecnologie pericolose. E l'America agirà contro tali minacce emergenti prima che siano pienamente formate. E' una questione di senso comune e di autodifesa... Il nostro apparato militare sarà forte abbastanza per dissuadere potenziali avversari dal perseguire una crescita militare nella speranza di raggiungere o sorpassare la potenza degli Stati Uniti".

Ogni mezzo sarà utilizzato e l'elencazione è meticolosa: dallo spionaggio intensivo alla ristrutturazione dell'intero apparato militare, compresa la segreteria di Stato; dalle operazioni di "forze con speciale addestramento" all'azione integrata fra le Organizzazioni Non Governative e le grandi istituzioni internazionali.

Inutile sottolineare che questa dottrina sbeffeggia definitivamente la Carta dell'ONU, basata sul concetto di guerra per "legittima difesa". E lo dichiara con una proposizione imperialistica alla massima potenza: "La nostra strategia di sicurezza si basa su di un internazionalismo specificamente americano, riflesso dell’unità dei nostri valori e dei nostri interessi nazionali [...] Oggi la distinzione tra affari nazionali ed esteri si affievolisce. In un mondo globalizzato, eventi oltre i confini dell'America hanno un maggiore impatto al loro interno". Anche il diritto internazionale, cui la borghesia tiene molto per appellarvisi quando le fa comodo, viene buttato nella spazzatura:

"Noi faremo di tutto per assicurare che i nostri sforzi tesi a soddisfare i nostri impegni di sicurezza globali e proteggere gli americani non siano vanificati dal potenziale di investigazione, di indagine, o di accusa della Corte Criminale Internazionale (ICC) la cui giurisdizione noi non accettiamo si estenda agli americani".

Infine l'occupazione del territorio:

"Gli Stati Uniti chiederanno basi e stazionamenti in Europa, Occidentale o altrove, e nell'Asia nord-orientale, così come chiederanno accesso temporaneo a sistemazioni per il dislocamento a lunga distanza delle forze armate americane".

Il secondo attacco all'Iraq, esattamente come il primo, esattamente come quello in Afghanistan, sarà un altro passo verso il controllo totale delle aree strategiche da parte dell'imperialismo maggiore il quale, dopo aver spazzato via tutti gli altri, dichiara che in caso di mancata unanimità, agirà da solo.

Volantini