Micrometrici passi radiali nella conquista del cosmo (35)

Ben lungi dallo schifare le forme borghesi della vita sociale, i russi nella loro imitazione-competizione dell'America l'hanno di gran lunga battuta nell'organizzazione da "public relations", il fattore che fa scendere il moderno uomo della civiltà capitalistica bene al di sotto del selvaggio, per cui davvero era una seria conquista il feticismo del totem.

Che nella tecnologia spaziale i russi abbiano surclassato gli americani lo abbiamo già detto nel confrontare i campioni Gagarin e Shepard. Al successore di Shepard, Grissom, era stata preparata una pubblicità più clamorosa, ma l'esito non solo restò misero, ossia poche centinaia di chilometri di cosiddetto volo al posto della "nocca" circumterrestre di Gagarin, quanto per poco davanti a tutto l'apparato diffusivo da public relations il nuovo campione non ci lasciò la pelle affogando. Gli americani cercarono di ripararsi dalla scottante delusione affermando che a differenza di Gagarin, Grissom aveva "veramente pilotato" nello spazio il suo veicolo poi naufragato nell'Atlantico con tutta la strumentazione del valore di miliardi (non ci poniamo la questione di quanto spendano in mezzi produttivi gli uni e gli altri in questi tentativi - socialmente si pone il quesito se l'obiettivo primo sia quello di nuove armi di sterminio, o quello di incretinire l'umanità, che in fondo è la stessa meta).

Ma il 7 agosto è venuto lo strepitoso esperimento del maggiore Titov. Noi ci chiedemmo se la prova con Gagarin permetteva di concludere se un uomo vivo avrebbe potuto sopportare più giri in orbita; orbene Titov ha compiuto 17 giri intorno alla Terra ed è disceso dopo più di 25 ore. C'è da menare scalpore; e la sapiente regia tutta prima predisposta si è messa a funzionare a tutto regime.

Noi che abbiamo il torto di andare controcorrente a questi entusiasmi prefabbricati, conduciamo il nostro confronto secondo diversi criteri.

Gagarin ha percorso oltre 40 mila chilometri e Titov circa 700 mila. Si ha quindi finora la prova sperimentale che nello stato di "imponderabilità", come oggi tutti sanno dire, l'animale uomo resiste senza morire un intero giorno, dopo sistemato nelle apparecchiature complicatissime una specie di "polmone di acciaio" le cui notizie tanto più impressionano quanto più sono misteriose.

Dal primo momento noi misuriamo la entità dei risultati di lanci di oggetti vivi e non vivi dalla superficie terrestre secondo la distanza che si può stabilmente raggiungere e conservare. La questione quantitativa è nota da molto tempo, qualche secolo. Il grave in orbita come satellite della Terra, ad una distanza minima dalla sua superficie, deve avere teoricamente la velocità di ottomila metri al secondo (pari a 28 mila chilometri orari) e il suo periodo di rivoluzione è di quasi novanta minuti. La Luna, dicemmo ricordando cosa banalmente nota, sta a 380 mila km, ha la velocità di un km per secondo, e la sua rivoluzione la fa in un mese.

Il tema tecnico come umilmente lo ponemmo noi umilissimi era dunque di andare a bassa velocità, con un lungo periodo di rotazione, e ad una distanza dalla Terra che non si limitasse all'uscita da poche centinaia di chilometri di atmosfera parte materiale del pianeta, ma fosse almeno di un raggio terrestre, ossia un paio di raggi dal centro (per la Luna sono 60 raggi). Ciò a parte la possibilità di tenere nell'oggetto un animale o uomo vivo.

L'argomento che più ha colpito l'immaginazione popolare (oggi di grado più misero che ai tempi dell'idolatria) è che Titov ha compiuto ben vivo 700 mila km, ossia quasi quanto basta a raggiungere la Luna e tornare giù. Ma che vale questo argomento?

Certo la questione di durata è importante, come per gli aeroplani che cominciarono con cento metri e sono giunti a decine di migliaia di chilometri. Ma questo fine ha un limite di "autonomia", ossia la circonferenza terrestre. Farla in 80 minuti come aveva già fatto Gagarin per ritrovarsi dove... era prima, è il massimo, e da deterministi economici abbiamo diritto di dire che la conquista, per tutti grandiosa, non serve a nulla.

Titov ha fatto di più portando il tempo di durata in volo da 90 minuti a 1.518. Ma che cosa ha fatto come distanze radiali? Un semplice bis . La distanza minima dalla Terra è stata 178 km e quella massima 302. Per Gagarin le distanze stesse sono state 175 e 257, almeno così si pubblica oggi, anche se, vedi il nostro n. 8, subito dopo il volo di Gagarin anche per lui annunciarono la distanza perigea di 302 km.

Siamo dunque autorizzati a ripetere il ragionamento di allora. Dato che il raggio terrestre è di più di seimila chilometri, lo stacco dal pianeta è stato di appena il 4 per cento del raggio. La conquista del cosmo come la volete misurare, se non a raggi? Se per la fame di terra e di impero servono i chilometri quadrati, per lo spazio dovrebbero servire i chilometri cubi. Ed allora la presa di possesso di Titov è pari a quella di Gagarin (come se avessero piantata una bandiera - si intende bene nazionale! - al perigeo) e diverrebbe, con un calcoletto che sa fare chiunque, ancora più infinitesima.

Per arrivare alla Luna, per cui già si pongono date, i 4 centesimi di raggio dovranno divenire 60 raggi; impresa 1.500 volte maggiore!

Il quiz sui 700 mila chilometri di Tito fa dunque ridere. Lo batte anche Pinco Pallino, il mio amico che ha cinquant'anni e non si è mai mosso da Panicopoli. Anche lui, con la scorza terrestre da cui non si scosta, gira per il cosmo, ed è tuttora vivo dopo aver fatto non 700 mila, ma più di 700 milioni di chilometri.

E questo pensando solo alla rotazione del pianeta. Se pensiamo alla sua rivoluzione nel sistema solare, alla velocità di 30 km al secondo, sono in un solo giorno oltre due milioni e mezzo di chilometri e, se vi piace, anche in direzione della Luna (al primo quarto); Titov è battuto oltre che in durata anche in velocità.

Nel commentare i riferimenti di Gagarin noi scettici cronici delle notizie "ufficiali" levammo forte dubbio sulle dichiarazioni di aver guardato il Sole e le stelle e su quella di avere galleggiato nello spazio vuoto della nave spaziale. Anche le dichiarazioni di Titov lasciano adito a sospetto.

Nell'intervista del giorno 8 si è fatto anche parlare un colcosiano che avrebbe incontrato Titov alla discesa. Ebbene questi ha detto di averlo "visto uscire dalla cabina" (citiamo bene inteso stampa filorussa).

Ma nella conferenza stampa dell'11 Titov stesso ha detto di avere scelto (è chiaro che era la sola scelta che ha fatto) tra due sistemi di atterraggio, e di avere adottato quello col paracadute, anziché restare (come pare abbia fatto Gagarin) nella "nave" Vostok, che intanto atterrava per conto suo. E allora il colcosiano che ha visto?

Non contestiamo che la tecnologia della partenza e del ritorno ha fatto in Russia (e in parte in America) passi enormi. Ma pensiamo che con gli stessi mezzi si farebbero progressi molto più rapidi facendo viaggiare non persone ma strumenti, automatici e collegati a terra. Ma qui tutto è l'effettaccio, e il gran pubblico vuole l'eroe!

Quanto alla funzione di pilota essa è tutt'altro che provata. La citata conferenza stampa ammette che il dispositivo di atterraggio e frenaggio è "sempre automatico". Si è detto e poi praticamente smentito che con comandi a mano la nave passasse da un'orbita su di un'altra. Se vi era un periodo costante di 88' e 6'', e un costante angolo di 65° che tra le due Vostok differiva di appena 8', che cosa è mutato a volontà del pilota? Non sarebbe stato rovinoso poterlo fare? Con che specie di bussola, forse giroscopica? E con che controllo? Ed infine, durante le otto ore di sonno, andate mezz'ora oltre il programma? A nostro avviso né l'americano né il russo hanno nulla pilotato.

Circa le osservazioni non si capiva che cosa vedesse Gagarin e come Titov vedesse, stando fuori del cono d'ombra, la Terra grigia, il Sole e le stelle. La Terra a 300 km doveva sempre coprire, scura o chiara, quasi un emisfero del suo orizzonte. Titov racconta che nei primi momenti non sapeva la sua posizione ed era chiaramente un caso che il suo sguardo cadesse per l'oblò in direzione della Terra o di un Astro.

Le parole della conferenza stampa confermano altra nostra tesi: che il "cosmonauta" è legato, immobilizzato davanti all'oblò salvo qualche manovra limitata delle mani o avambracci. Così per i dettagli sull'aprire e chiudere il casco e la posizione dei microfoni in esso e nella cabina. Il lettore rilegga la conferenza, evidentemente pianificata parola per parola, e ci eviterà di entrare in maggiore dettaglio.

Una sola nostra osservazione vogliamo richiamare, anche in relazione al fatto che aver coperto in quel modo 700 mila chilometri è ben altra cosa che andare verso la Luna, Marte, Venere e simili storie pubblicate nel clima dell'euforia generale.

Poiché è assodato che le distanze del Vostok I e del Vostok II sono state praticamente le stesse, vige il nostro ragionamento sulla "sparizione" del peso dei corpi in orbita. A quella distanza non è abolita l'attrazione terrestre, ma solo ridotta a circa il 90 per cento di quella che è sulla Terra. Solo che per effetto della rilevante velocità del satellite, ben maggiore di quella del Pinco Pallino di cui dianzi, una forza centrifuga uguale ed opposta compensa esattamente l'attrazione.

In queste condizioni si sa che non vi sono effetti letali sull'uomo in vita, sebbene per Titov si ammetta che si è constatato un disturbo "vestibolare" ossia dei canali semicircolari che abbiamo presso l'orecchio e che, appunto in presenza dell'attrazione terrestre, sono per noi l'organo di orientamento e ci danno la sensazione materiale delle tre dimensioni dello spazio fisico.

Ponemmo un quesito a cui nessuno ha risposto (qual meraviglia? siamo tanto pochi e piccini! Eppure quanti nostri rilievi si sono poi diffusi in "satellistica", come la richiesta dell'orbita quasi circolare, del lungo periodo orbitale, della forte distanza dal pianeta... e della cosa che più épate le bourgeois, ossia il calmiere delle supervelocità eclatanti!) e fu questo: quando a grande distanza dalla Terra, di almeno un doppio raggio, le due forze in antitesi resteranno pari e contrarie, ma ciascuna ridotta a circa un decimo e meno del valore sulla Terra, quale sarà l'effetto sull'uomo?

Se fosse un problema di pura meccanica ci si potrebbe far tacere col noto "teorema di Varignon": il momento della risultante è uguale alla risultante dei momenti. Tra le forze 0.90 e meno 0.90 la risultante è zero, come quando le due forze siano una più 0.10 e l'altra meno 0.10. Ma il nostro quesito è di fisiologia e non di meccanica e consiste nel chiedere se l'uomo o in genere l'animale può vivere quando le due forze si minimizzano. Il campo del potenziale dell'una e dell'altra potrebbe, per "effetti" non ancora sperimentati in laboratorio (è impossibile), condizionare il dinamismo vitale delle cellule e dei succhi che formano il complesso vivente.

È chiaro che non alludiamo agli effetti letali di speciali radiazioni come nella famosa fascia di Van Allen, ma formuliamo l'ipotesi dubitativa di un altro effetto che legherebbe, eventualmente, la gravità newtoniana e la vita animale. La risposta la può dare l'esperienza e non la speculazione, ma per fare tale esperienza bisognerebbe provare da trecento a trecentocinquanta chilometri, e via per lenti gradi.

Ma noi siamo brontoloni inutili. E quindi ci si annunzia di qui a pochi mesi il cosmonauta in orbita che aggira la Luna e ritorna giù. Se dei lavativi come noi avessero un briciolino di potere, si proverebbe con un manichino. Pare lo facciano gli americani. I russi poi avrebbero un altro piano intelligente: porre in orbita un telescopio che riceva i raggi prima che si insozzino nell'atmosfera, e trasmetta le immagini. Insomma la nostra vecchia formula: non cosmonauti, ma cosmorobots!

Da "Il programma comunista" n. 16 del 1961

Note

[1] Mercury 4 "volò" anch'essa per 15 minuti; nell'ammaraggio i bulloni del portello autoesplosero, la capsula imbarcò acqua e, mentre questa affondava, l'astronauta fu salvato in extremis.

[2] Gherman Titov andò in orbita con la Vostok II; durante il volo soffrì di gravi disturbi alla vista e agli organi dell'equilibrio.

[3] Se per comodità immaginiamo circolare l'orbita della Terra, il calcoletto darebbe come risultato 150 milioni di km (distanza media Terra-Sole) moltiplicato 2p = orbita della Terra = 942 milioni di km, moltiplicato per 50 anni, cioè cinquanta orbite = 47,1 miliardi di km. E questo a prescindere dal complicato epiciclo tracciato dal signore di Panicopoli che ruota con la Terra sul suo asse e trasla con il Sole nella rotazione della Galassia (e il Sole ha un suo movimento perturbato a causa dei pianeti maggiori e la Galassia trasla nello spazio…).

[4] Come già detto, i primi astronauti russi erano eiettati col paracadute quando si trovavano ancora a grande altezza.

[5] A rigor di termini neppure nelle varie missioni Apollo verso la Luna gli astronauti hanno mai "pilotato" le capsule e nemmeno nelle missioni Shuttle, se s'intende per pilotaggio un sistema di azioni autonome come quelle di un pilota d'aereo. L'astronauta è in fondo un gran conoscitore di procedure di controllo. Quando nel 1958 furono scelti gli astronauti per il progetto Mercury, l'allora direttore del programma spaziale Robert Gilruth spiegò che non sarebbero saliti su di un aeroplano pilotato ma sarebbero statati sparati all'interno di una capsula passiva, che tutto sarebbe stato fatto da terra e che non avrebbero neppure controllato l'atterraggio perché sarebbero caduti in mare. Gli astronauti, scelti fra esperti piloti collaudatori, non si preoccuparono tanto di quei missili che avevano l'abitudine di scoppiare troppo spesso, quanto di rischiare la loro professionalità e quindi la carriera (riportato da J. Lovell nel suo libro Apollo 13 cit. pag. 219).

[6] Pierre Varignon espose, contemporaneamente a Newton, il principio della composizione delle forze in una risultante.

[7] Rimandiamo il lettore alle spiegazioni contenute nel primo volume. Per quanto riguarda l'ambiente fuori dell'atmosfera, si è dovuto ricorrere a schermature per le radiazioni X e g (ad alta energia), provenienti dallo spazio e rilevate nelle fasce di Van Allen. Queste radiazioni danneggiano il midollo osseo, modificano la composizione del sangue e soprattutto, come tutte le radiazioni, colpiscono il patrimonio genetico dell'individuo. Non è ancora certa l'efficacia delle schermature, anche perché le radiazioni sono variabilissime come provenienza e come intensità; aumentano molto, per esempio, durante le tempeste solari.

La cosiddetta conquista dello spazio