L'importante riunione interfederale di Firenze 18-19 marzo 1962
Primo resoconto generale

Come dalle circolari diramate negli ultimi tempi, le rappresentanze del nostro partito sono convenute a Firenze per i giorni fissati del 18 e 19 marzo.

Precedentemente alla riunione, ne ha avuto luogo una più ristretta di preparazione alla quale erano stati convocali tutti i compagni che dovevano svolgere rapporti o contribuire ad essi. Come i lettori ricordano, dopo la precedente riunione di Genova si era anche tenuta una riunione ristretta nella quale si era proceduto alla distribuzione degli incarichi di lavoro. Una prima riunione si è avuta la sera del giorno 16; quindi per l'intera giornata del 17 si è lavorato presso la sede di Firenze. Le riunioni generali si sono svolte in un locale molto opportunamente predisposto dai compagni fiorentini, che con grande impegno e molto bene hanno svolto tutta l'organizzazione logistica ricevendo i compagni al loro arrivo, conducendoli alla sala di riunione e distribuendoli tra gli alloggi organizzati. L'afflusso di compagni é stato molto numeroso anche se data la rigidità della stagione, alcune assenze si sono verificate specialmente dei compagni più anziani. Questi hanno inviato notizie e telegrammi e ad alcuni di essi sono stati trasmessi gli auguri dei convenuti, mentre a tutti gli altri questo resoconto fornirà, col saluto dell'organizzazione, una prima informazione sull'importante lavoro svolto.

Sono intervenuti alla riunione in rappresentanza delle organizzazioni di partito, 9 compagni della Campania, 2 della Sicilia, 2 dal Lazio, 20 dalla Toscana, 7 dalla Romagna, 3 dall'Emilia, 3 dal Veneto, 20 dalla Lombardia, 8 dal Piemonte, 4 dalla Liguria, 2 dalla Francia.

Economie occidentali e orientali

La mattina del 18, è stato da un compagno del Centro rivolto un saluto agli intervenuti e, con riserva di ulteriori importanti comunicazioni di natura interna, sono state date le opportune istruzioni per i lavori.

Uno dei relatori ha rapidamente svolto l'abituale introduzione facendo riferimento al noto prospetto delle riunioni svolte e ricordando brevemente i temi delle ultime a Roma. Milano, Genova. Il relatore fece un quadro sommario della estensione del nostro lavoro e dei suoi ulteriori sviluppi, senza tacere le manchevolezze dovute alle limitate nostre forze, contro le quali tutti ci sforziamo di raggiungere organicità e completezza sistematica nella presentazione delle nostre tesi, intrecciando il lavoro delle riunioni a quello non minore dei resoconti sommari e poi dettagliati che appaiono su queste colonne su altre pubblicazioni di partito sia in Italia che all'estero.

Il rapporto sul corso dell'economia capitalista dei principali paesi fu poi svolto da un compagno di Napoli presentando le statistiche aggiornate e i rispettivi diagrammi grafici. Egli osservò che il nostro studio finora ha considerato oltre agli USA e all'URSS, anche Francia, Germania, Italia, Inghilterra e Giappone, mentre un ottavo paese, cioè la Cina, vi è stato recentemente incluso per l'importanza che vi ha raggiunto la massa della produzione industriale, anche se lo sviluppo rapportato alla immensa popolazione è ancora modesto in senso relativo. Fu sottolineata la fase favorevole di quasi tutte le economie europee e quella travolgente della produzione industriale del Giappone, ponendo in rilievo che per la velocità del ritmo di sviluppo sempre più la Russia deve abbandonare il primo posto, considerazione fondamentale per smentire la menzogna che ivi funzioni un sistema di produzione socialista e che la sua caratteristica sia il ritmo di incremento più forte. Usando soprattutto le cifre relative all'acciaio, per il quale il Giappone ha ormai occupato il 4° posto mondiale dopo USA, URSS e Germania Occid., fu messo in rilievo che negli USA (i quali vanno sempre più perdendo il forte distacco delle cifre di produzione da quelle di ogni altro paese mondiale), ancora non si sono raggiunte le punte massime del 1955 e quindi la ripresa che si è avuta lungo il 1961 non appare decisiva e non contiene ancora la promessa di un cammino verso nuovi massimi, tanto più che probabilmente non sarà evitato nel 1962 un nuovo sciopero dell'acciaio.

Presentando tre prospetti sull'economia russa, che saranno pubblicati nei prossimi numeri del giornale, furono sviluppati i gravi lievi già tratteggiati a Genova che dimostrano come le promesse fatte al XXI e XXII congresso sono effetto di pure invenzioni che, anche lavorando sulle cifre ufficiali, mostrano con le loro stridenti contraddizioni che l'avvenire smentirà completamente il banale sistema di menzogne. Elemento cruciale di questa critica è che il punto di arrivo del piano di 15 anni scadente nel 1973 si configura in cifre che stanno al disotto e non al disopra delle cifre poi date da Kruscev con traguardo del 1° decennio che scade nel 1970, il che mostra con quale leggerezza gli uffici che passano questi programmi al relatore politico si permettano di maneggiare le cifre loro affidate. Quanto risulta da più recenti comunicazioni del centro del partito russo sulla rovinosa situazione nel settore agrario fu poi illustrato da un compagno di Firenze. A parte le critiche severe e le annunziate riforme che hanno un dubbio aspetto di ritorno alla centralizzazione statale, ma soprattutto pongono il demagogico accento sulla confessione si andrà maggiormente incontro alla fame di profitto del piccolo e medio contadiname, vi sono state alcune cifre che ammettono il fallimento totale delle previsioni dei piani. Quella fondamentale riguarda il raccolto dei cereali, che è per 1 miliardo di pudi al disotto della cifra corrispondente per il 1961 nel piano settennale malgrado vi sia stato rispetto al 1960 un molto lieve aumento. Le cifre saranno date a suo tempo insieme a quelle non meno fallimentari sul bestiame, il latte e la carne, pretesi surrogati dei cereali nel tenore di alimentazione del popolo russo, secondo le audaci bugie ufficiali. A queste relazioni seguì quella sul nuovo studio iniziato circa la storia dell'economia francese. Un compagno milanese espose quanto era stato preparato da un compagne di Parigi sulle fasi e i cicli dello sviluppo industriale ed agrario della Francia, illustrando le particolari deficienze del capitalismo di quel paese orientato a grandi periodi verso l'accumulazione finanziaria e commerciale più che verso quella industriale. Altro compagno di Parigi trattò il successivo argomento dello sviluppo demografico cori le gravi sue contraddizioni fra, i periodi classici di denatalità e la presente alquanto inattesa ripresa dell'incremento naturale. A suo tempo cifre e diagrammi illustreranno suggestivamente i grandi salassi subiti dal popolo francese nelle grandi contese storiche che datano 1870-71, 1914-18 e 1939-42. Un compagno di Milano trattò i corrispondenti argomenti per quanto riguarda l'economia dell'Algeria, con una generica relazione agli avvenimenti contemporanei, e tracciò il quadro razziale ma soprattutto sociale dei contrasti che dividono le popolazioni dell'Africa del Nord.

Questione militare e sindacale

Fu ripreso l'importantissimo argomento già introdotto dalla riunione di Genova (come nei resoconti già dati ai lettori), della questione militare nella interpretazione marxista secondo il succedersi delle forme storiche di produzione. Il tema è stato elaborato d'accordo con un compagno di Parigi dal compagno di Messina che ne fece l'esposizione. La violenza bellica è sempre stata un elemento determinante della storia anche nel senso della sua produzione e progressione da una forma all'altra. La tesi fu svolta in rapporto alle forme primarie del comunismo primitivo con ampi sviluppi riguardanti l'antichità barbara la classica e le forme secondarie del feudalismo medievale, arrestandosi per il momento sulle soglie della rivoluzione borghese.

Benché lo svolgimento non risulti in questo perfettamente ordinato nel senso teorico, si fece seguite la relazione di un compagno di Milano sul fattore militare dopo la conquista del potere da parte del proletariato, traendo dalle classiche opere di Trotskij i dati storici relativi alla rivoluzione russa e alla sua difesa gloriosa da parte dell'armata rossa. Fu anche dato un cenno alle considerazioni militari relative alla guerra teste sospesa tra le forze ribelli algerine e l'esercito regolare francese, che malgrado l'enorme spiegamento tecnico di mezzi e la centrale direzione non ha potuto in 7 anni riportare successo alcuno contro i commandos quasi composti di poveri straccioni poco armati.

A tal punto lo stesso compagno del centro di Milano prese la parola per una dichiarazione molto importante sullo svolgimento della attività del nostro partito. Pur essendo del tutto alieni da atteggiamenti di vanteria possiamo rilevare che un certo numero di giovani proletari affluisce ovunque nelle nostre file e che il partito, anche nelle modeste sue forze, dà prova di aver compreso come può e deve partecipare alle lotte sindacali, nel quale campo la nostra propaganda e agitazione ha conseguito effetti pratici che hanno avuto eco tra le masse dei lavoratori al punto di imporre sani metodi di lotta operaia spezzando l'atteggiamento imbelle e traditore dei sindacati ufficiali. Vive raccomandazioni furono rivolte a tutte le organizzazioni locali perché continuino su questa dinamica strada di un risoluto intervento nelle lotte anche immediate le quali appunto e soltanto quando opera un organismo politico di sano indirizzo classista vengono affrontate con indirizzo e risultato rivoluzionario.

Questioni della Cina e della Russia

Questo importante argomento, oggetto di particolare considerazione da parte dei compagni francesi ed italiani ebbe uno svolgimento brillante e del più grande interesse suscitando vastissima eco tra i compagni convenuti e non ne possiamo dare che brevi cenni in questo primo resoconto.

Dapprima un compagno di Firenze svolse gli aspetti economici della recente situazione cinese prendendo le masse dalla situazione di quel popolo nelle epoche recenti di fronte alle prime imprese brigantesche dei colonizzatori bianchi e svolgendo gli aspetti critici del disagio di quelle popolazioni strette tra le Itero forme agrarie tradizionali e le gravi minacce che le gesta dei capitalismi esteri portavano alla loro vecchia organizzazione manifatturiera fin allora sposata in una economia naturale a quella agraria. Parlò anche dei recenti sviluppi della industrializzazione avviata dal sedicente regime comunista, e svolse un confronto con i piani quinquennali della Russia ponendo in evidenza come in entrambi i casi, sia pure con caratteristiche diverse, siano stati sacrificati gli interessi del lavoro sia manifatturiero che agricolo. Fu posti in evidenza come tali sviluppi in molti riguardi siano deteriori anche rispetto a quelli di una spontanea accumulazione di tipo capitalistico e come quindi il loro punti di arrivo sia esclusivamente borghese e non proletario. La successiva relazione di un compagno di Bologna dettagliò storicamente gli episodi della conquista commerciale e man mano anche territoriale della Cina da parte delle potenze straniere e dimostrò come in sostanza il comportamento russo abbia avuto un carattere analogo a quello degli altri imperialismi inglese e portoghese, francese e giapponese e così via. Rievocò i vari episodi storici delle occupazioni costiere e delle guerre provocate dal conflitto degli appetiti a danno della potenzialmente ricchissima regione cinese fino alla guerra tra il Giappone e la Russia zarista ed illustrò l'atroce sfruttamento cui era sottoposto il proletariato cinese nel regime negriero delle città industriali sviluppatesi attorno alle concessioni estere.

Segui l'importantissima relazione di un compagno di Parigi sugli aspetti storici e politici che hanno condotto a quello che oggi si descrive come un preteso conflitto di indirizzo rivoluzionario proletario tra i russi e i cinesi. La tesi finale del completo rapporto del nostro compagno fu la smentita della leggenda di un estremismo marxista che i cinesi impersonerebbero rispetto ai russi, allorché primi mostrano di ripudiare violentemente la tesi dei secondi sulla pacifica coesistenza fra paesi socialisti e paesi capitalisti. Nella storia dei due paesi si tratta invece del corso nefasto dell'opportunismo e della vera e propria controrivoluzione, che ha capovolto i portati storici della rivoluzione di ottobre in Russia, e già da molti anni, nella criminosa collaborazione dello stalinismo russo con quella che è in Cina una palese destra addirittura borghese, ha addirittura stritolato e disperso nel nascere il glorioso partito comunista cinese. La dimostrazione fu data con una completa analisi storica degli avvenimenti di cui la Cina e stata teatro negli ultimi decenni e della influenza nefasta su di essi della politica russa.

Come in Russia, si presentava in Cina la prospettiva di una doppia rivoluzione come quella già considerata dal marxismo per la Germania del 1843 e dal leninismo fino alle gloriose tesi del II Congresso dell'Internazionale sulle questione d'Oriente in cui soprattutto veniva legata la lotta dei popoli di colore alla rivoluzione proletaria nelle metropoli europee. Lo svolto del tradimento si ebbe allorché lo stalinismo rinnegò che per la rivoluzione russa fosse vitale la conquista del potere comunista in tutti i paesi bianchi. Per tale modo la seconda tappa della rivoluzione russa è mancata e la Russia ha fatto naufragio in un regime sociale di tipo capitalistico. In Cina non solo le due tappe furono svincolate l'una dall'altra, ma secondo il dettato di Stalin e con dispregio totale della visione leninista 1911 a proposito della prima rivoluzione borghese di Sun-Yatsen, si passati da due a tre tappe, prima una rivoluzione puramente borghese nazionalista e xenofoba, poi una rivoluzione popolare operaia e contadina che debellasse le classi sfruttatrici interne togliendo loro il potere politico, poi la finale rivoluzione socialista, finché non solo è venuta a mancare la terza fase, ma la seconda ha ripiegato sulla prima. Malgrado le apparenze, se si parte dal momento in cui Stalin fece rientrare il P.C. cinese nel seno del Kuomintang e per conseguenza Ciang-kai-scek poté annegare nel sangue la rivolta comunista di Canton, si è giunti ad una situazione in cui l'attuale dato di Mao tse tung avendo (lungi dal rappresentare una ala estrema del movimento proletario mondiale) presa una posizione puramente borghese e nazionale, non può avere che una funzione retrograda e di controrivoluzione. L'argomento è talmente profondo e interessaste, che possiamo solo rimandarli alla stesura integrale dei rapporti, affermando per ora la consegna del nostro partito che nega ogni possibile apologia rivoluzionaria della Cina anche nei confronti delle rovinose degenerazioni della Russia.

Questioni di economia marxista

Data la grande mole di lavoro della riunione, il relatore sul tema della economia marxista in generale dovette limitarsi a richiamare quanto già riferiti a proposito di riunioni precedenti. Invitò i compagni a rileggere con attenzione i resoconti di Milano e Genova in quanto contengono un invito a militanti e gruppi del partito perché scelgano settori di contribuzione a questo studio e specialmente alla questione marxista dello sciupio, nella quale devono essere posti in evidenza i lati negativi del meccanismo sociale borghese nei confronti del programma comunista. Per alcuni di questi settori, che saranno ulteriormente segnalati sia per via interna che in resoconto più dettagliato furono fatte brevi comunicazioni, e accennati alcuni primi dati statistici: cosi per la incidenza delle enormi spese pubblicitarie sul costo delle moderne merci e sul peso esagerato che esse rappresentano in fase di consumo rispetto alla loro ridotta reale utilità; e per la valutazione delle spese militari rispetto al totale del bilancio dei vari stati, messe in rapporto con l'aliquota che nella economia generale rappresenta l'economia statale complessiva. Un tate studio va i impostato sul piano geografico e storico, con confronti da sviluppare nello spazio e nel tempo e con particolare riguardo ai bilanci economici dei periodi bellici. Fu indicato a solo titolo di esempio che negli USA il bilancio statale toccò i 100 bilioni di dollari, ossia più di 1/3 di tutta l'economia produttiva, mentre perlomeno i 2/3 del primo e quindi circa i 2/9 della economia totale venivano inghiottiti dalle spese militari. Un simile studio non tende alla apologia borghese del disarmo perpetrata fino ad oggi dall'opportunismo proletario, ma alla dimostrazione che solo un'economia non capitalista, non mercantile e non monetaria può, secondo le dottrine di Marx, colmare i vuoti abissali tra lo sforzo esoso cui l'umanità è sottoposta e la meschinità del suo tenore di vita.

Storia della sinistra

La parte finale della riunione venne dedicata alla continuazione della storia della Sinistra Comunista. Il relatore ricordò che con la riunione di Genova si era giunti fino alla vigilia della 1a guerra mondiale. Senza dimenticare la storia internazionale del movimento socialista nei suoi rilievi salienti, si è già data quella dei congressi del partito italiano dal 1892 al 1914 mostrando il progredire della corrente rivoluzionaria, pur non tacendo mai le deficienze delle sue enunciazioni programmatiche rispetto a quelle integrali del marxismo classico.

L'ultimo congresso di Ancona del 1914 non conscio della guerra che sarebbe esplosa pochi mesi dopo, fissò i due capisaldi della incompatibilità con la massoneria e della intransigenza classista anche nelle elezioni amministrative. Tali problemi non erano però di trascurabile importanza rispetto a quello enorme della guerra che mise a dura prova, se non il partito italiano, il complesso della internazionale Socialista. Per darne la dimostrazione, fu fatta svolgere da un compagno di Napoli una relazione sulle degenerazioni particolari dello opportunismo in quella città, contro le quali iniziò la sua battaglia una punta della corrente di sinistra a cui tuttora ci richiamiamo. Fu riferita la cronaca degli scandalosi ibridismi elettorali nei quali si pareggiavano le colpe di un'estrema destra manovrata dalla massoneria e di una falsa sinistra costituita dai sindacalisti pretesi rivoluzionari col loro capo Labriola, che dalla critica dell'azione di partito erano finiti nella indecente apologia del peggiore elettoralismo bloccardo.

Tratteggiata rapidamente la storia della guerra mondiale 1914 e del crollo della II Internazionale, fu riveduta in sintesi quella del partito socialista italiano rispetto ad alcuni momenti. Agosto 1914: scoppia la guerra e il partito si agita perché lo stato italiano non scenda a parteciparvi, secondo i trattati, a fianco della Germania e dell'Austria. Si delinea immediatamente il pericolo dell'intervento in senso opposto, ossia a favore della Francia e dell'Intesa, e già nei primi giorni di agosto articoli della Sinistra gettano l'allarme pronosticando l'evvento del maggio 1915 e proclamando la opposizione all'una e all'altra guerra. In quella battaglia, vennero poste a fuoco le questioni delle origini della guerra, della contesa imperialistica e delle menzogne sulla difesa della patria, e del territorio nazionale, con la truffaldina giustificazione delle guerre difensive. Vennero comunicati alcuni documenti storici che dimostrano come la sinistra del partito, priva a quel tempo di collegamenti con i russi, enunciò partendo dalle basi teoriche comuni le stesse teorie di Lenin e del bolscevismo.

Maggio 1915: nella riunione del partito con la Confederazione del Lavoro e il gruppo parlamentare, la Sinistra propugna lo sciopero generale politico contro la mobilitazione, che già si era ventilato nello agosto 1914 ma che ora non si volle più fare. Febbraio 1916: conferenza del partito socialista a Rama. Una fortissima minoranza, pari quasi alla metà delle forze del partito, vota una mozione sulla questione della pace, che purtroppo non è stata più rinvenuta e che viene tendenziosamente riferita dalla stampa del tempo. In realtà si trattò della rivendicazione antipacifista del marxismo e della posizione che traguardo non era il ritorno della guerra capitalista alla pace capitalista, ma la fine rivoluzionaria del potere capitalista.

Novembre 1917: Firenze. Dopo la disfatta militare di Caporetto e il dilagare del nemico nel territorio nazionale, l'opposizione del partito alla guerra corre gravi pericoli. Nello stesso tempo si è verificata la rivoluzione di ottobre strettamente legata alla posizione disfattista dei leninisti. A Firenze, clandestinamente, si riunisce la frazione rivoluzionaria, e la sinistra pone in modo chiaro le questioni rivoluzionarie in perfetta intonazione con le posizioni russe. Di questa riunione non si possiedono sufficienti documenti in quanto l'o.d.g. votato fu unanime perchè interessava contrapporlo alla crisi socialpatriottica che andava travolgendo la destra riformista del partito. Ma la posizione della sinistra, anche in questo caso, anticipò le tesi fondamentali sulle quali poi, finita la guerra, si giungerà alla scissione di Livorno e alla fondazione del P.C. d'I.: ossia la conquista armata del potere, la dittatura del proletariato e la espulsione dal partito rivoluzionario di tutti coloro che perseguono la visione socialdemocratica del pacifismo dí classe.

Le laboriosissime due giornate si chiusero con soddisfazione grandissima e compiacimento anche maggiore del consueto per la viva importanza dei punti affrontati e per il vigore delle soluzioni che il nostro partito porta ad essi.

Da "Il programma comunista" n. 6, 23 marzo 1962.

Indice de Il programma Comunista - 1962