3. Sviluppo continuo della scienza?

"La prima certezza che l'umanità possa conquistare la scienza più complessa, è nella scienza dell'uomo stesso come società. Poi imparerà, costruirà la scienza dell'uomo come individuo. E poi ancora costruirà la scienza dell'atomo come sistema, la cui complicazione le ultime scoperte tendono a dimostrare sempre maggiore. E' un falso quello dello sviluppo continuo, è una completa illusione, la quale deriva soltanto da un fatto sociale, cioè che per obbligare l'umanità a soddisfare i suoi bisogni, consumando una produzione completamente inutile e per nove decimi dannosa, si vantino poi gli espedienti attraverso cui questa produzione è stata preparata. Si articolano e si complicano in maniera assurda i ritrovati di questa scienza la quale, nella sua complicazione, è arrivata a smarrire completamente quella via unitaria che soltanto può condurre al cammino della verità. La merce all'inizio fu veramente una conquista, oggi è diventata un feticcio e Marx lo dimostra nel più brillante dei suoi capitoli. Il suo contenuto di valore di scambio ha soffocato il suo valore d'uso, la sua funzione umana iniziale. Come fu possibile dimostrare ciò in sede di scienza economica e sociale, noi possiamo oggi affermare che anche la vantatissima tecnica produttiva e la scienza esatta moderne sono diventate un feticcio, una caricatura, un complesso freudiano, un ambiente oscurantista, un completo intrallazzo". (26)

Il pazzesco flusso di informazione che bombarda l'individuo in questa frenetica epoca non si trasforma in vera conoscenza ma, al contrario, in perdita di memoria e disabitudine alle relazioni. Ed anche se la memoria non fosse intorpidita dall'assorbimento passivo, la conoscenza sarebbe frenata: essa non risulta dall'accumulo caotico di tante nozioni ma da un dialettico sistema di relazioni tra cose e concetti astratti. Uno degli effetti più deleteri della moderna abitudine all'assorbimento mediatico è stato riscontrato, da parte di preoccupati studiosi americani, nella perdita totale di capacità d'astrazione degli studenti. Ciò comporta un abbassamento generale della qualità scientifica dei risultati ottenuti sia nell'ambito accademico che in quello industriale. La ricerca si fa sempre più settoriale, gli scienziati si iperspecializzano, la quantità di "studi" pubblicati, spesso solo per guadagnare punti in carriera, è tale da rendere quasi impossibile navigare fra tanto materiale (27). Lo scienziato, invece di trarre vantaggio dal massiccio accumularsi di informazione, perde in capacità e possibilità di relazione, finisce per non avere più senso critico e si adagia nel perfezionamento di ciò che funziona, ovvero di ciò che noi definiremmo funzionale al sistema sociale in cui egli studia e opera.

Einstein insistette molto su un concetto importantissimo: una scienza che non faccia suo il principio di corrispondenza, cioè il principio secondo cui occorre sottoporre a critica le vecchie concezioni per portarle a livello più alto secondo trasformazioni, è una scienza morta. Il principio di corrispondenza fu introdotto da Galileo quando si dichiarò sicuro che il grande Aristotele avrebbe sia ascoltato le nuove astrazioni che provato i nuovi mezzi: avrebbe guardato nel cannocchiale e avrebbe perciò convenuto di modificare la sua visione precedente migliorando sia il metodo che la conoscenza. Non si può valutare un sistema di conoscenza standovi all'interno, bisogna avere la possibilità di spingersi più in alto, intravedere un sistema di potenza maggiore. E' buona teoria scientifica quella che non si limita a perfezionare l'esistente ma connette le sue singole parti in un sistema più vasto o più potente, insomma è feconda. Ma se è feconda, deve per ciò stesso essere distruttiva al massimo grado verso i risultati acquisiti in passato. Nello stesso tempo non deve essere arrogante nei confronti di questi risultati: essa li supera inglobandone l'insegnamento. La vera scienza non butta a mare nulla, anche se procede abbattendo barriere che le si oppongono, e in questo è conservatrice, portatrice di continuità. Ma è rivoluzionaria in quanto apre nuovi orizzonti e soprattutto è consapevole del fatto che essi saranno di nuovo superati. Ogni rivoluzione scientifica, come ogni rivoluzione sociale, è radicale in quanto stabilisce l'impossibilità di ritorno al passato, anche se ingloba questo passato nella sua enciclopedia della conoscenza.

Era una concezione ingenua e nello stesso tempo volgarmente interessata quella che presentava la conquista spaziale come salto in una nuova epoca. Tale concezione si fondava su due errori epistemologici gravi: da una parte si faceva discendere una "rottura" rivoluzionaria con il passato dal semplice progresso tecnologico che, anche se contribuisce al continuo sviluppo delle forze produttive, rottura non è; dall'altra si vantava un controllo sull'intero processo, e controllo non era poiché si andava avanti per tentativi ed errori. Questo, tra l'altro, è un fenomeno ben conosciuto anche in "politica", campo in cui le degenerazioni tattiche sono dovute alla ricerca del successo immediato, che viene perseguito tramite un darwiniano adattamento all'ambiente capitalistico:

"È una nuova, ma triviale, edizione di Illuminismo, ma in ritardo di secoli, quella con cui il potere statale decanta come fonte di progresso il suo controllo del lavoro scientifico. E lungo sarebbe commentarne gli atti ed i modi. Più che mai, come in tutta la corsa degenerativa della rivoluzione proletaria russa, non si dà peso a quanto è vero e forte, ma a quanto conduce ad un successo scorrevole e toccabile con mano: lo stesso sciagurato criterio al quale va tutta imputata la dissoluzione di ogni energia rivoluzionaria da trent'anni ad oggi". (28)

Dunque l'opportunismo politico ha la stessa radice materiale dell'opportunismo scientifico. Con lo stalinismo abbiamo infatti un'addomesticata dottrina pseudomarxista alla quale si vuole fare corrispondere, idealisticamente, tutta la natura. E quando si vuol dimostrare, esplicitamente o meno, che ogni fenomeno naturale è intimamente legato all'idea che l’uomo ha di esso, quando cioè si dà importanza soverchiante ai fenomeni in quanto categorie percepite dai sensi e dalla mente, si è di fronte al solipsismo del vescovo Berkeley fustigato da Lenin, non a scienza.

Le esigenze di questa società, i sensi e le idee degli individui, e per ultimo il progresso tecnologico furono gli ingredienti della corsa allo spazio. Certo la forza produttiva sociale dell'umanità era ormai tale da permettere fuochi d'artificio così immani, e ciò è indubbiamente grande realizzazione tecnologica, organizzativa, sistemistica, ingegneristica. Ma dal punto di vista della conoscenza si trattava di una conquista della rivoluzione borghese di duecento anni fa, migliorata attraverso perfezionamenti, non di una novità, che una classe in decadenza non può esprimere (29).

E neppure il progetto spaziale nel suo complesso è un fenomeno economico così gigantesco come potrebbe apparire di primo acchito: la locomotiva e le ferrovie fecero il capitalismo, mentre il missile e il satellite sono impotenti a smuovere lo stesso capitalismo dalla crisi cronica in cui versa. La raggiunta forza produttiva, che permette di abbassare enormemente i "costi" (per noi il valore) del materiale spaziale nonostante esso non sia prodotto in linea di montaggio, fa sì che la conquista dello spazio sidereo valga infinitamente meno della conquista del West. Dieci anni di programma spaziale NASA per il lancio sulla Luna sono costati proporzionalmente meno dell'autostrada da Milano a Reggio Calabria e hanno certamente stimolato meno l'economia degli Stati Uniti di quanto non abbia fatto la motorizzazione in Italia pur con quell'aborto di automobile che era la Cinquecento. Del resto la società capitalistica produce un surplus che si può permettere di adoperare anche per i fuochi d'artificio: essi sono merce come tutto il resto (30).

C'è forse da parte nostra qualche elemento di irrazionalità nel caparbio rifiuto di vedere nell'impresa "spaziale" una "conquista" dell'umanità? Non siamo per caso fuori di senno, dato che un tecnico, uno scienziato, un uomo razionale come Wernher von Braun disse che invece questo era un balzo verso una nuova era dell'umanità? Il progettista di molti dei marchingegni che avrebbero permesso il balzo verso la Luna era, all'epoca, addirittura paragonato ad un "nuovo Galileo". Il giorno prima della partenza affermò senza paura di esagerare:

"Credo che abbia la stessa importanza di quel momento dell'evoluzione in cui una creatura acquatica si arrampicò strisciando sulla terraferma". (31)

Oggi è troppo facile ridere di von Braun e di coloro che dissero anche di peggio e di più sul fronte della "rivoluzione spaziale". All'epoca milioni di persone ci credevano. Milioni di persone non avrebbero ritenuto sufficiente il paragone di tipo tecnologico, che già sarebbe stato esagerato di per sé, come il passaggio dalla raccolta all'agricoltura, dalla locomozione per mezzo delle proprie gambe all'invenzione della ruota o dallo sfruttamento dell'energia animale all'invenzione della macchina a vapore. Von Braun aveva interpretato bene il sentimento irrazionale dell'epoca borghese e aveva dato agli individui la risposta che essi cercano di solito nella religione. Aveva messo in moto il classico meccanismo opportunistico che si stabilisce tra il prete, il mago o il politico e il loro interlocutore, il meccanismo che senza fallo miete il miglior successo: ti dico quel che tu hai bisogno di sentirti dire.

Che personalmente von Braun ci credesse o meno, egli propagandava il concetto che il capitalismo era giunto all'apoteosi e si lanciava in un nuovo corso dell'evoluzione umana, anzi, di tutte le specie: lasciava la Terra per il Cielo. Questo, della Terra come centro dell'Universo e dell'uomo come predestinato alla sua conquista, era un vero ritorno alla concezione tolemaica e aristotelica. Von Braun e tanti come lui, sapevano benissimo che la Terra è un piccolo punto nello spazio immenso, che l'uomo è già nello spazio, ma insistevano sull'immagine mistica e Bordiga li retrocedeva ad un'antichità preclassica:

"Credere che il cielo fosse a noi vietato ed estraneo è versione dell'antico balbettio, che figurò una Terra estranea a lui, e deteriore per la chiave del determinismo storico. Eppure quel primo balbettare logico e cosmologico fu più degno e fecondo della penosa chiassata attuale, di questo rock-and-roll cosmico di lestofanti e di fanatizzati". (32)

Von Braun, e quelli come lui, pagati anche per l'enorme sforzo di public relation realizzata con vero senso dello spettacolo, erano ad un livello infinitamente più basso dello spettacolo autentico, quello in cui questa società è maestra insuperata, il cinema. Nel film 2001 Odissea nello Spazio, per esempio, tutti ricorderanno che l'antropoide, dopo aver toccato il monolito nero della conoscenza, esplode in un'irrefrenabile manifestazione dell'Ego brandendo per la prima volta un osso come strumento. La mistica di Clark e Kubrik non ci turba per nulla. L'osso primordiale lanciato in aria va poi in dissolvenza incrociata con l'astronave del futuro. La sequenza è magnifica. Ma si tratta davvero di mistica? Per gli autori certamente, per i marxisti no. Questi ultimi, a differenza degli artisti, non rispecchiano questa società: anticipano quella futura (dovrebbero). I marxisti interagiscono con una realtà di cui il film è solo un atomo e la loro lotta è per la demolizione di ogni concezione antimaterialistica. La mistica del film può essere facilmente rovesciata con la nostra osservazione: al di là delle intenzioni degli autori, in molte sequenze è evidentissimo il contrasto fra lo sviluppo delle forze produttive e l'uomo ancora legato a moduli arcaici, come nelle scene all'interno degli uffici della stazione orbitante, meticolosamente ordinari con bandierine e orpelli patriottici, soprattutto in quella, memorabile, nella quale il cosmonauta che viaggia verso Giove saluta la famigliola in festa, inquadrata come insieme di penosi luoghi comuni.

Meglio il Kubrik 1968 del von Braun 1969. La teoria del salto nel regno della conoscenza superiore dovuta all'artista poteva essere goduta con occhio comunista, ma quella del salto nel regno dei cieli capitalistici predicata da un loro piazzista doveva essere contrastata. Siccome per il momento non esisteva un movimento politico basato sul legame materiale con masse di uomini (il partito rivoluzionario sviluppato), tale propaganda doveva essere contrastata per mezzo di una presa di posizione scientifica almeno di fronte a tutti coloro che si dichiaravano militanti della rivoluzione. Non si trattava solo di mettere alla berlina l'Uomo (maiuscolo) che si faceva spuntare ali d'angelo per raggiungere un nuovo paradiso capitalistico: occorreva dimostrare, dati alla mano, che non vi sarebbero stati giardini spaziali al lattemiele, né città felici sui pianeti. La Terra Promessa doveva essere conquistata in primo luogo dove i giardini possono crescere con matematica certezza e dove le città possono essere armoniche e felici a patto che venga rivoluzionato il modo di produzione attuale. Quando si modella con la fantasia un radioso Cielo impossibile ignorando la realtà di una vita poco radiosa e disumanizzata sulla Terra, c'è sicuramente odor di bruciato. I giardini su Marte verranno quando l'uomo sarà slegato dalla legge del valore e la scienza potrà essere liberata da vincoli che ormai l'uccidono.

Einstein insisteva sulla necessità di un nuovo salto della conoscenza umana che per lui non poteva avvenire senza un apporto sostanziale dell'intuizione basata sul lavoro del cervello collettivo che accumula esperienza. Egli chiamava "atto creativo" questo tipo di intuizione, una nuova relazione tra risultati parziali dovuti a diversi uomini (33). Tali risultati non confluiscono semplicemente in una somma dentro un particolare cervello, ma danno luogo a qualcosa di nuovo. D'altronde, spiegando il proprio percorso, lo scienziato ammetteva che la sua nuova teoria inglobava i risultati precedenti e quindi non era pura e semplice creazione; nello stesso tempo rivendicava il cambiamento qualitativo avvenuto, indispensabile per il raggiungimento di nuovi futuri risultati.

Niente di tutto ciò è successo nella ricerca spaziale. Le veramente grandi conquiste della scienza di questo secolo sono indipendenti e precedenti rispetto alla "conquista" dello spazio, la quale è avvenuta con metodi assolutamente diversi da quelli postulati da Einstein e ribaditi nei testi qui presentati. Anche nell'ambiente scientifico ogni tanto si registrano sprazzi di dialettica materialista e viene difeso il metodo cui Einstein accenna e che Marx aveva fatto suo, applicandolo alla scienza sociale. Dietro la gigantesca macchina che portò gli uomini sulla Luna, imperfetta ma capace di minimizzare gli errori inevitabili, non c'era l'intuizione creatrice, bensì l'organizzazione esasperata e la tecnologia del momento portata agli estremi. La grande macchina spaziale fu interpretata non per quello che era, la punta avanzata dell'industria capitalistica e delle forze produttive, compresa la scienza, ma come un fenomeno esistenziale (altro termine che Bordiga attribuisce all'opportunismo politico). Delle scienze e delle tecnologie non si coglieva il percorso storico ma l'attimo fuggente, salvo poi idolatrare il progresso ad esse dovuto, inteso banalmente come entità a sé stante, speranza di omologazione sociale scambiata per benessere, semplice base per la coltivazione della speranza in un attimo fuggente successivo.

Un metodo quindi che sa di empirico nonostante la grande massa di "idee" per risolvere problemi e soprattutto la gran massa di attività sperimentale: ma non è l'esperimento che fa la scienza se la verifica sperimentale è scollegata da un quadro di riferimento teorico preciso, teso a raggiungere fini conosciuti (34). E' vero che può succedere anche il contrario, cioè di ottenere risultati imprevisti da un esperimento finalizzato ad altro: in questo caso, a maggior ragione, non si può parlare di procedimento scientifico ma di fortunate combinazioni che a volte si trovano sul percorso della ricerca.

Neanche l'artigiano medioevale agiva con il cosiddetto "metodo sperimentale", dato che era depositario di conoscenza e la trasmetteva al garzone, al quale era interdetto il "capolavoro" finché non avesse dimostrato di saperci fare, di avere un potenziale preventivo. L'esplorazione della Luna, o meglio, la missione per portarvi uomini scafandrati, nonostante l'immenso sforzo per riunire in un unico risultato l'opera di cinquecentomila "lavoratori parziali", ha avuto in sé qualcosa di arcaico rispetto alla produzione "normale" di merci, in cui l'organizzazione scientifica del processo produttivo è veramente un rovesciamento della prassi rispetto al brancolamento della "esplorazione". All'interno del processo produttivo vi è razionalità e convergenza verso un fine conosciuto, un prodotto che diventerà merce sul mercato con le caratteristiche volute. E' solo sul mercato che tale prodotto troverà l'anarchia totale della società basata sul valore. E' per questo che nascono il marketing, la pubblicità, la produzione just in time ecc., organizzazioni più potenti e capillari di quella occorrente per il lancio di un missile, e che nessun borghese si è mai sognato di far passare come rivoluzione umana anche se per i marxisti lo è stata e continua ad esserlo.

Esattamente gli stessi procedimenti anarchici presenti nel mercato sono operanti nel processo di "evoluzione" del missile (i cui prototipi naturalmente esplodevano più che non volassero). Nella progettazione del razzo nasce, poniamo, l’esigenza di una valvola di sicurezza; immediatamente occorre un sensore di controllo per vedere se questa funziona, poi un calcolatore per essere in grado di ottenere tempi di reazione infinitesimi sugli input-output del sensore, poi il raddoppio di tutti i sistemi quando si rende evidente che sono troppo delicati per resistere alle enormi sollecitazioni, questi poi si triplicano perché le sollecitazioni quadruplicano col raddoppiare del peso da mandare in orbita e così via: fino ad arrivare ai dodici milioni di componenti del Saturno-Apollo che sparò il modulo lunare a raccogliere qualche kilogrammo di sassi e polvere (35), fino agli altrettanti milioni di componenti della Shuttle, per il risparmio sui quali fu provocata la morte di sette astronauti nel disastro del Challenger senza contare la perdita di parecchi miliardi di dollari.

Era impossibile che l'essenza della società capitalistica non si riflettesse anche nella meravigliosa procedura di ascensione ai cieli. Per questo il "metodo spaziale" è già criticato in Marx giovane, il quale, criticando il metodo dell'economia politica, lo vede come riflesso di condizioni materiali sul cervello degli uomini. La "conquista degli spazi" è il riflesso della conservazione dell'economia borghese. Marx annota come gli economisti non riescano ad uscire dalla contraddizione fra il valore, che rappresenta una costante misurabile, e il prezzo, che rappresenta una variabile indefinita rispetto al costo di produzione; egli osserva che, nella ricerca di una legge, la domanda e l'offerta pareggiano effettivamente i prezzi, ma non offrono la spiegazione, non sono elementi sufficienti per scovare una legge. Eppure si tratta di movimenti visibili, reali, i soli che possono stare alla base di una legge. Marx osserva:

"Questo movimento reale, di cui quella legge è solo un movimento astratto, casuale, unilaterale, viene considerato dalla moderna economia politica come una accidentalità, un elemento inessenziale. Perché? Perché nelle formule rigorose ed esatte, cui essi riducono l'economia politica, la formula fondamentale, dove essi volessero esprimere astrattamente quel movimento, dovrebbe suonare così: la legge, nell'economia politica, è determinata dal suo contrario, l'assenza di legge. La vera legge dell'economia politica è il caso, del cui movimento noi, gli scienziati, fissiamo arbitrariamente alcuni momenti nella forma di leggi". (36)

La meravigliosa macchina che sparò l'uomo sulla Luna fu il risultato della vera legge dell'economia politica: il caso, cui si cerca di ovviare inventando ingegnosi rattoppi, ovvero prendendo provvedimenti a posteriori e fissandoli poi arbitrariamente nella forma di leggi. Prima agiscono poi pensano, diceva Bordiga; come fanno tutti gli uomini in quanto molecole sociali, senza avere coscienza che nelle pieghe della società esiste già, nella produzione organizzata secondo un piano, un'intelligenza collettiva in grado di rovesciare la prassi. Uomini quindi non coscienti delle loro stesse grandi e autentiche realizzazioni, non ancora emancipati dal regno della necessità, dalla preistoria umana. Siamo ancora ad un gradino più in basso rispetto al vero agire cosciente secondo volontà, l'agire di un'umanità emancipata sia dalla superstizione del caso, sia dalla schiavitù della necessità. Ne avremmo già i mezzi, come la scienza, la tecnologia e la produzione dimostrano, ma non siamo ancora in grado di usarli per entrare nel regno della libertà, del marxista rovesciamento della prassi.

Negli articoli non si afferma quindi che non vi è progresso all'interno del capitalismo e neppure si afferma che l'efficienza tecnica utile a produrre valori di scambio sia in qualche modo bloccata. Queste sono semplificazioni appartenenti al lessico marxista-leninista, alla propaganda stalinista e maoista, non sono certo attribuibili alla Sinistra. Negli articoli si afferma invece che la scienza tende ad adeguarsi al mero valore di scambio diventando anch'essa un feticcio come la merce. Non è sminuita la grande potenza quantitativa della scienza attuale, ma è certo che quest'ultima farà un salto qualitativo solo quando sarà rivoluzionato il modo di produzione. Solo allora l'intelligenza degli uomini, il cervello sociale che prende coscienza dopo che i fatti materiali hanno cambiato la natura della produzione e riproduzione della specie, sarà messa in grado di liberarsi dalle vecchie catene. Troviamo tracce di questo processo anche nella storia della "conquista spaziale". Se per esempio nella seconda metà del secolo scorso il francese Verne era un romanziere che tentava di fare lo scienziato, negli anni '20 il russo Ziolkovsky poteva diventare uno scienziato che tentava di fare il romanziere per divulgare le sue ricerche sotto la spinta della Rivoluzione d'Ottobre (37). Gli studi di Ziolkovsky entusiasmarono masse in movimento reale verso nuove mete umane e già allora si parlò di inviare un satellite intorno alla Terra. Mentre si chiudeva il II Congresso dell'Internazionale, nella seconda metà del 1920, lo scienziato russo dava alle stampe il suo libro Lontano dalla Terra, un supporto romanzato alle sue teorie anticipatrici sull'esplorazione dello spazio e sulla soluzione di molti problemi tecnici in seguito dimostratisi all'ordine del giorno. La delegazione italiana al II Congresso, di cui Bordiga faceva parte, fu investita della discussione ed è ben probabile che l'attenzione su questo tema dati da allora (38). Ma la rivoluzione in Russia degenerò a causa dell'impossibilità di estendersi in Occidente e la "questione spaziale" rimase lettera morta, riesplodendo in questo dopoguerra con le caratteristiche da circo delle meraviglie intraviste dal romanziere Verne piuttosto che con quelle, più modeste ma scientifiche, esattamente valutate da Ziolkovsky.

Il razzo fu un inno al quantitativo. Perciò fu grande, nel senso di grosso, anzi, enorme. Nell'avanzata quantitativa il missile viaggiante nello spazio rappresenta un sistema fisico dinamico che soffre di limiti dovuti a fattori esponenziali intrinseci: l'aumento della potenza fa aumentare in modo esponenziale, ad ogni evento successivo, l'indeterminazione delle condizioni iniziali; l'aumento delle distanze fa aumentare in modo esponenziale i pesi e la necessità di apparecchiature di controllo; la presenza di uomini fa aumentare in modo esponenziale le necessità logistiche; l'aumento del tempo fa aumentare in modo esponenziale il pericolo della non-gravità e delle radiazioni cosmiche per gli uomini. Insomma, ci sono dei limiti a precisione, peso, potenza, controllo dell'energia, resistenza biologica, legati agli obiettivi da raggiungere che sono a livelli di complessità sempre più alti.

Bordiga lo sapeva e, da buon tecnico, rifletteva la certezza che ogni sistema fisico sottoposto a fenomeni di crescita esponenziale finisce per adeguarsi ad una curva universale che, qualunque forma abbia, non può che giungere ad un punto di flesso (39). Egli si era formato, negli anni dell'università, ad una scuola scientifica di prim'ordine. Qua e là nei suoi scritti questo tipo di conoscenza traspare (40). Come ingegnere sapeva bene cosa vuol dire mettere a confronto il mondo platonico delle perfette figure geometriche e il mondo sistemico della realizzazione pratica. Sapeva perfettamente che cosa fosse un progetto che deve tenere conto delle forze che si combinano dando luogo a risultati complessi e imprevedibili. La complessità, nel nostro caso, non è tanto nell'astronomia quanto negli errori degli uomini, i quali sono costretti ad inventare espedienti tecnici per ovviare all'ignoranza o all'impossibilità, quindi alla non capacità di previsione. E' vero che erano già stati perfezionati strumenti elettronici di potenza nuova e velocissimi, ma il computer di bordo di un veicolo spaziale non serve tanto a calcolare le orbite e le traiettorie, quanto a correggere gli errori. Anzi, di per sé non serve quasi a nulla, dato che può svolgere il suo compito soltanto ed esclusivamente in connessione con i dati telemetrici forniti dalle stazioni di tracking (tracciamento delle traiettorie) a Terra (41). Bordiga sapeva benissimo che i disastri della controrivoluzione, quegli stessi che avevano visto l'eliminazione fisica di tutta la vecchia guardia rivoluzionaria e che in seguito avevano portato all'estrema volgarizzazione del materialismo dialettico, erano il prodotto di determinazioni materiali con effetti analoghi in tutti i campi. Non era per nulla strano, quindi, che borghesi e comunisti volgari la pensassero allo stesso modo. E insisteva sui dati di fatto contro le grossolanità della propaganda russo-americana:

"Da tutto ciò la ostinata richiesta del nostro dialogato astrale, cui ogni tanto dai vertici pare si tenti rispondere. Darci un corpo che: vada piano; abbia una orbita quasi circolare; stia ben lontano dalla Terra e dall’aria, che per lui significa fuoco aristotelico; ripassi regolare su una effemeride e si lasci collimare da terra. Senza intrallazzi. Il capitale l’ha messa in orbita sull’intrallazzo, la scienza!". (42)

In questa frase (ma ce ne sono altre simili) sono racchiuse le chiavi di quasi tutta la critica di Bordiga sulla questione spaziale e quindi della polemica scatenata contro di lui. Solo che bisogna saperle leggere.

Un'altra richiesta era quella della manovrabilità autonoma: dateci un'astronave manovrabile come quelle che ci sono nei romanzi di fantascienza. Tutti questi gradini furono raggiunti, tranne l'ultimo, dato che nessun satellite, come già Newton sapeva, rispetta esattamente le effemeridi; anche quelli modernissimi, riposizionati frequentemente da terra tramite rilevamenti molto accurati e comandi precisi, hanno orbite non periodiche. Ma i vari gradini furono raggiunti attraverso la strada primitiva della prova e dell'errore in una specie di darwinismo tecnologico, non certo grazie al presunto libero arbitrio dell'uomo cogitante, con la sua intelligenza, la sua volontà e tutto il resto. D'altra parte, per quanto l'impresa spaziale fosse la somma di progetti complessi, come ogni altra grande realizzazione del capitalismo maturo, non rappresentava l'applicazione di una volontà collettiva veramente cosciente, consapevole. Dato che una classe decadente non può esprimere scoperte rivoluzionarie, non vi è stata nessuna manifestazione di quel rovesciamento del pensiero corrente che definisce le autentiche conquiste. Certo che sarebbe stato utile dimostrare tutto ciò con ponderosi articoli scientifici, ma non siamo poi così sicuri che sarebbero serviti a molto. Tra le riviste specializzate dell'epoca, quelle più serie dicevano le stesse cose dette da Bordiga, avevano gli stessi dubbi e attendevano che si raggiungessero gli stessi parametri; ciò non impediva che fossero piene di delirio per le imprese spaziali e che pubblicassero disegni di paradisi orbitanti (43).

La pubblicità è l'anima del commercio, e la ricerca spaziale fu un grande business, non vi sono dubbi, in quanto portava i soldi di Pantalone alla NASA. E ne porterà di nuovo se si potranno riprodurre le condizioni favorevoli di un'esuberanza di capitali da investire profittevolmente in quel campo. Ma lo spazio, a dispetto della sua infinitezza, non rappresenta un business globale, risolutore, bensì locale. L'impatto degli investimenti spaziali sull'economia è limitato in quanto essi, come abbiamo visto, sono proporzionalmente bassi rispetto al prodotto complessivo, mentre è una manna solo per gli interessi particolari di grandi gruppi industriali. Il capitale "che si rende libero nella società" (Marx) è quello che rimane impotente se suddiviso tra tanti proprietari, ma che acquista potenza una volta raggruppato sotto il controllo di società finanziarie o dello Stato. Esso può allora essere utilizzato per grandi progetti che generano sovrapprofitto (alto profitto per le ditte appaltatrici e basso interesse per i singoli possessori). In questo modo non è strano che l'intera operazione della passeggiata sulla Luna abbia finito per produrre un "utile". Come in tutti i casi analoghi, la pubblica spesa è nello stesso tempo cuccagna privata (44).

Per quanto riguarda le "richieste" di Bordiga, esse furono dunque esaudite con quel misto molto americano di tecnologia fantascientifica e di affarismo con cui i russi non avrebbero potuto competere a lungo. I satelliti furono spinti in orbite più precise, la loro posizione fu rilevata meticolosamente, il loro spostamento in orbita fu assicurato da nuovi ritrovati. Furono nel frattempo spediti uomini a bordo di satelliti con orbite anche non troppo vicine alla Terra e fu infine abbandonata l'orbita terreste con uomini che eseguirono i primi flyby intorno alla Luna per poi discendervi e ritornare vivi.

Sembrava che con la passeggiata sulla Luna la tecnica capitalistica avesse finito le sue risorse riguardo all'esplorazione spaziale, e infatti le successive missioni portarono poche novità: la jeep lunare utilizzata per gli spostamenti (Apollo 15) o la scelta molto precisa del punto di allunaggio (Apollo 17). In seguito, le tecniche di viaggio nello spazio verso mondi lontani furono ulteriormente affinate, ma dall'epoca lunare in poi vinsero i robot, come previsto da Bordiga. E i giardini pensili spaziali non hanno ancora trovato la loro moderna Semiramide che li faccia costruire.

Se si utilizzasse il criterio della percentuale di realizzazione di ciò che si è immaginato sotto l'effetto della droga spaziale, si potrebbe dire che è ben poca cosa la critica alla critica di Bordiga e che quindi egli in fondo "avesse ragione". I progetti messi in cantiere, pagati profumatamente, pubblicati con la massima serietà e pubblicità, poi miseramente finiti nel cassetto, sono una quantità sterminata, e migliaia sono le prove pratiche dimostratesi follie. Ma il criterio marxista non può essere semplicemente quello empirico. Bordiga esprimeva certezze poggiate sul metodo applicato dagli scienziati borghesi e su conoscenze condivise dal mondo scientifico nel momento in cui venivano scritti gli articoli: quelle conoscenze non sono sostanzialmente cambiate. E la previsione globale, condivisa anche allora da scienziati poco telegenici, che non vi sarebbe stata la mitica conquista dello spazio come nuova frontiera, si è dimostrata corretta. Anzi, se i lanciatori di materiali in orbita non la smetteranno di riempire lo spazio di pattume, anche nella società futura ci sarà qualche problema di sicurezza nel costruire davvero, se serviranno all'umanità, stazioni spaziali (45).

La mitica conquista del Far West spaziale non c'è stata per la semplice ragione che questa società non è in grado di sapere a che cosa essa potrebbe veramente servire; e quindi all'interno di questa società non può maturare una tensione sociale sufficiente allo scopo. In certi momenti l'apparato spaziale e le varie sue missioni possono servire in sé stessi a far quattrini, ma più in là è terreno che riguarda una nuova forma sociale. Ogni merce è prodotta per far quattrini e gli aggeggi spaziali non possono esimersi dal rappresentare il mondo delle merci; per questo non possono emanciparsi e rappresentare il nuovo; essi fanno parte di una forma sociale morta.

La tecnologia e l'organizzazione per produrre tali oggetti sono state rivoluzione per l'umanità, così come lo sono ancora la potenza produttiva raggiunta e il progresso scientifico che sta alla base del lavoro socializzato (46). Ma in sé stessi questi parametri sociali si confrontano con il movimento di merci su di un terreno contraddittorio: ogni attività od oggetto vendibile è valore di scambio, quindi confrontabile in termini quantitativi; d'altra parte è, nello stesso tempo, valore d'uso, quindi confrontabile solo in termini qualitativi. Gli oggetti usciti dalla produzione, in quanto merci, trovano nel mercato la giungla, e nella giungla non vige legge, vince il più forte. E' un'altra contraddizione, perché ci troviamo di fronte ad una produzione sociale e ad una appropriazione privata, riflesso della duplicità del lavoro e del suo prodotto. Nell'anarchia del mercato vigono aggiustamenti senza legge: periodi con accumulazione accelerata cui seguono periodi di crisi; e inoltre concorrenza, espropriazione di capitalisti da parte di altri capitalisti, creazione di una sovrappopolazione relativa enorme. Una specie di "sopravvivenza del più adatto" in cui l'unica legge conosciuta è il fatto compiuto, al quale, come abbiamo visto citando Marx, si cerca di dare sistemazione teorica. Ma questa non è scienza, è, appunto, giungla primordiale.

In essa il missile si è evoluto in modo darwiniano cioè con la sopravvivenza del fittest, del più adatto, senza che nessuno sappia secondo quali leggi. Il mondo mercantile ha prodotto il Saturno V come il Giurassico ha prodotto il dinosauro e il suo ambiente: una enorme macchina vitale terribilmente efficiente, ma globalmente bisognosa di un'energia tale da essere deleteria a sé stessa. Forse non c'è bisogno dell'asteroide messicano per spiegare la grande estinzione della fine del Cretaceo: essa era impressa nell'equilibrio complessivo del sistema (47); allo stesso modo il capitalismo porta impressa in sé la propria fine, scritta nelle sue leggi di sviluppo.

Note

(26) Da Critica alla filosofia, riunioni di Firenze e Casale, 1960, di prossima pubblicazione presso i Quaderni Internazionalisti.

(27) Ogni anno vengono pubblicati nel mondo circa 600.000 articoli scientifici sui risultati di studi e ricerche.

(28) Triviale rigurgito di illuminismo.

(29) Richard Feynman, premio Nobel per la fisica, disse a proposito della legge di gravitazione: "Voi potreste chiedere: mi piacerebbe sentir parlare di una scienza più moderna. Più recente, forse, ma non più moderna. La scienza moderna si colloca completamente nella tradizione della scoperta della legge di gravitazione e noi non faremo che parlare di scoperte più recenti. Non ho nessuna remora a parlarvi della legge di gravitazione, perché descrivendo la sua storia e i suoi metodi, i caratteri della sua scoperta, la sua essenza, io sarò del tutto moderno" (La nature de la physique, Éditions du Seuil, traduz. nostra).

(30) Il progetto Apollo 11 costò tre miliardi di dollari al valore di allora e l'intero programma spaziale affidato alla NASA 24 miliardi in 10 anni; il Prodotto Interno Lordo americano era, nel 1970, 873 miliardi di dollari. L'Autostrada del Sole, che fu costruita pressappoco nello stesso periodo e per lo stesso numero di anni, costò circa 1.200 miliardi di lire, mentre il PIL dell'epoca era di 58.000 miliardi. Gli Stati Uniti spesero dunque per il programma NASA il 2,7% del loro PIL 1970, mentre l'Italia spese per l'autostrada il 2% del suo. Ma la percentuale va corretta perché gli Stati uniti utilizzarono nel programma NASA circa 10 miliardi di dollari della difesa, quindi la spesa basata sui fondi "civili" scenderebbe all'1,7% del PIL americano.

(31) Un fuoco sulla Luna cit. pag. 79.

(32) Epicedio filosofico su Layka.

(33) "L'idea teorica non nasce al di fuori e indipendentemente dall'esperienza; né può derivare dall'esperienza per puro procedimento logico. E' il prodotto di un atto creativo. Una volta che l'idea teorica sia acquisita, è bene seguirla finché non si dimostra insostenibile" (A. Einstein, "Sulla teoria generalizzata della gravitazione", in Le Scienze n. 129, maggio 1970).

(34) "Quando capirà Danchin che non esiste e che non può esistere un metodo sperimentale, salvo forse l'esplorazione sistematica e il fai-da-te, che sono i 'metodi' del 95 per cento della scienza contemporanea?" Così sbotta il matematico René Thom, l'autore della teoria delle catastrofi, di fronte all'interlocutore possibilista durante una discussione sul determinismo. L'esplorazione sistematica e il fai-da-te: questa è un po' l'essenza della pretesa rivoluzione evolutiva dell'umanità. Esplorazione per cercare ciò che non si sa e definirlo a posteriori; fai-da-te perché il falegname o muratore improvvisato va a tentativi, senza un precisa arte (cioè senza previsione del risultato, senza un progetto; cfr. R. Thom e altri, Sul determinismo, a cura di K. Pomian, Il Saggiatore, pag. 124).

(35) I dati di questi paragrafi sono tratti da Storia della Tecnologia, vol. VII, Boringhieri, cap. Tecnologia spaziale, pag. 183.

(36) K. Marx, Estratti da Eléments d'économie politique di James Mill, Opere Complete, Ed. Riuniti, vol. III pag. 229.

(37) Konstantin Ziolkovsky è da considerare l'iniziatore degli studi scientifici sui razzi e sul modo di andare nello spazio. Incominciò a studiare i problemi connessi alla propulsione chimica verso la fine del secolo scorso. Nel 1895 fu il primo a intuire che solo con propellenti liquidi e solo con razzi a più stadi si sarebbe raggiunta la velocità necessaria ai fini spaziali e ricavò l'equazione ancora ricordata col suo nome (rapporto fra velocità di scarico dei gas combusti e carico utile). Progettò all'inizio del '900 una stazione spaziale ruotante abitata, con colture idroponiche per rigenerare l'ossigeno. I suoi risultati teorici furono poi utili a Oberth in Germania e a Goddard negli Stati Uniti. In punto di morte, nel 1935, scrisse: "Lascio tutti i miei lavori nel campo dei razzi e della navigazione interplanetaria al Partito Bolscevico, ai pionieri del progresso della civiltà umana. Sono convinto che essi porteranno a buon fine questo lavoro". Il racconto fantastico-divulgativo citato più oltre, Lontano dalla Terra, fu pubblicato nel 1920 a cura dell'autore, stampato su carta da imballaggio e scritto per risparmio anche sulla copertina. Non ne abbiamo trovato alcuna edizione completa, ma solo una parziale pubblicazione a puntate, nel 1959, sulla rivista Oltre il Cielo con una lunga prefazione dell'accademico Blagonravov citato più volte negli articoli di Bordiga.

(38) Dobbiamo questo e altri particolari ai ricordi di un vecchio compagno di Napoli che lavorò a lungo con Bordiga e che ci ha fornito utili notizie e materiale sul tema che stiamo trattando.

(39) Cambiamento di tendenza, che può essere il passaggio dall'andamento esponenziale ad uno asintotico verso la non crescita.

(40) Si tratta della scuola di geometria algebrica, di cui Bordiga cita Severi e Segre in una riunione sulla critica alla filosofia (di prossima pubblicazione presso i Quad. Int.). Severi è anche citato in un articolo del secondo volume (La vita nel cosmo).

(41) Qui il termine "telemetria" è sempre usato in senso di misura di posizione a distanza. Nel linguaggio della NASA il significato è però più esteso, perché il termine indica tutte le operazioni di misura da terra dei dati riguardanti il "volo", compresa la temperatura, la pressione, i consumi di elettricità e carburante ecc.

(42) Elementi della questione spaziale.

(43) La citata rivista Oltre il Cielo, che alternava articoli molto tecnici con racconti di fantascienza, dopo il lancio dei primi due satelliti russi e del primo americano scriveva: "Dunque all'inizio dell'orbita il futuro satellite si presenta con dati sbagliati. Esso non ha la velocità ottima prevista e neppure la direzione [...] Ma da quanto abbiamo detto, milioni sono le orbite nelle quali può essere immesso un oggetto da 'satellizzare' e le loro caratteristiche dipendono dai due parametri fondamentali ora analizzati: velocità finale e angolo finale. Dovrebbe ora apparire evidente come non sia possibile sapere con certezza se un oggetto lanciato nello spazio si è 'infilato' in un'orbita di caduta o in una di equilibrio se prima non avrà compiuto un primo giro" (15 febbraio 1958; sottolineatura nell'originale).

(44) Espressione utilizzata a proposito degli investimenti per l'edilizia popolare in Italia nel secondo dopoguerra nell'articolo Pubblica utilità, cuccagna privata, ora nella raccolta Drammi gialli e sinistri della moderna decadenza sociale. I meccanismi economici dell'intervento pubblico, fenomeno in cui rientra la sovvenzione alla ricerca spaziale, sono analizzati nel volume Imprese economiche di Pantalone. Entrambi i volumi sono editi dai Quaderni Internazionalisti.

(45) Sono già stati censiti diversi incidenti dovuti a collisione tra corpi lanciati in orbita e lasciati a sé stessi (vettori finali, serbatoi, parti meccaniche staccate, bulloni ecc.). Per esempio, un impatto grave distrusse totalmente il satellite francese per scopi militari Cerise.

(46) Ricordiamo che per il marxismo l'ascesa della forza produttiva sociale è continua e che le rivoluzioni esplodono proprio perché il modo di produzione e i rapporti di classe si tramutano ad un certo punto in ostacoli di fronte a questa continua ascesa.

(47) Una delle teorie sulla scomparsa dei grandi rettili si basa sulla caduta di un asteroide nello Yucatan. L'impatto avrebbe sollevato una tale cortina di detriti e polveri che vi sarebbe stata una variazione climatica fatale ai grandi animali e al ciclo vegetale di cui si nutrivano. Questa teoria è subito stata accettata da molti paleontologi, ma anche uno dei più famosi tra loro, S. J. Gould, ammette che l'asteroide avrebbe soltanto affrettato una estinzione già in atto a partire dal Giurassico (S. J. Gould, Quando i cavalli avevano le dita, Feltrinelli).

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