Numero 101, 15 novembre 2006

L'incubo delle banlieues incombe sulla borghesia francese

A un anno di distanza dalla rivolta del 2005, nelle banlieues parigine sono divampati di nuovo gli incendi e si sono ripetuti gli scontri con la polizia. Come del resto avevano previsto i servizi segreti francesi in un rapporto riservato, reso pubblico da Le Figaro, "permangono la maggior parte delle condizioni che hanno portato un anno fa all'esplosione della violenza collettiva su una grande parte del territorio metropolitano". Perciò è giustificato "il timore di altri eccessi, non più spontanei ma strutturati", il cui obiettivo non è tanto "incendiare delle auto ma prendersela con le istituzioni". Nei primi sei mesi dell'anno gli episodi di violenza urbana sono stati oltre 50 mila. Chirac ha parlato di "una crisi d'identità, di senso e di riferimenti" dovuta, secondo la teoria autocritica che fu già del ministro di polizia Sarkozy, alla manchevolazza delle istituzioni, a errori nei processi di integrazione sociale. I giovani banlieusards però se ne fregano delle istituzioni, non hanno patria, non vogliono affatto essere "integrati", non hanno rivendicazioni e tantomeno riconoscono interlocutori. Rifiutano sia il bastone che la carota, sanno benissimo che questa società non ha soluzioni per loro.

1962: Evviva i teppisti della lotta di classe! Abbasso gli adoratori dell'ordine costituito!
2006: Banlieue è il mondo (rivolta e riforma)

Scioperanti uccisi in Messico

Il 22 maggio scorso 70.000 insegnanti della città messicana di Oaxaca si sono sollevati per chiedere aumenti salariali. Il loro movimento si è man mano generalizzato fino a coinvolgere gli altri lavoratori riuniti nell'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca (APPO). Il movimento ha tenuto testa alla polizia fino al 27 ottobre, giorno della convocazione di uno sciopero generale con blocco delle attività commerciali. Sono allora intervenuti 3.800 agenti delle forze speciali di Polizia Federale preventiva, appoggiati logisticamente da 5.000 uomini dell'esercito, per riprendersi la piazza centrale dello Zocalo dopo più di 150 giorni di protesta e blocco della produzione. I mezzi blindati e gli elicotteri hanno abbattuto le barricate dei manifestanti. Dall'inizio dei disordini le vittime sono state una dozzina, la maggior parte maestri elementari uccisi da cecchini paramilitari del Partido Revolucionario Istitucional (magnifica denominazione per quest'epoca ipocrita!).

La Babele del capitale

Il film Babel chiude la trilogia del regista messicano Iñarritu dedicata al legame invisibile che connette le vite di tutti gli esseri umani. Il racconto si snoda tra Marocco, Giappone ed il confine tra Messico ed Usa. Vi si sviluppano tre storie parallele benché distanti tra loro migliaia di chilometri: "storie di esseri umani e non di marocchini, americani e giapponesi", come sottolinea Iñarritu ripercorrendo il tema delle catene causali di fenomeni caotici e imprevedibili, un po' sulle orme di Crash. La dis-umanità che accomuna le odierne istituzioni, in ogni paese è evidentissima, com'è evidente la denuncia della sistematica manipolazione mediatica, una realtà fittizia fatta di bugie ripetute da un capo all'altro del mondo mentre l'eco delle tragedie effettive mai andrà oltre l'orizzonte dei diretti interessati. Babel è l'emblema del caos in cui versa ormai questa società, che genera barriere tra uomini proprio mentre sono sempre più legati indissolubilmente tra loro.

Al dragone sale la febbre sociale

Mentre si moltiplicano le notizie sul continuo massacro di proletari per incidenti nelle industrie e specialmente nella miniere cinesi, numerose province della Cina sono recentemente state teatro di vere e proprie sommosse di centinaia (in alcuni casi migliaia) di persone contro la polizia. Shenzhen, Shanzhou, Liaoning, Guizhou, Sichuan, Guangdong, Hebei: in nome dell'avanzamento industriale ed urbano, almeno 40 milioni di contadini sono stati privati della terra ed ora la maggior parte vive povera e senza lavoro. Circa 120 milioni di abitanti, senza impiego nelle zone rurali, sono divenuti migranti che lavorano sottopagati nelle industrie, nei ristoranti e nei cantieri edili. Sono molto richiesti come mano d'opera, in special modo nelle ricche aree costiere, ma non hanno ovviamente nessuna garanzia e rappresentano solo carne da macello per i datori di lavoro. Secondo il ministro della Pubblica sicurezza le proteste di massa sono in aumento nel paese: dalle circa 10.000 del 1994 si è arrivati alle oltre 87.000 del 2005.

2002: Cina, polveriera del mondo capitalistico
2005: Sindrome cinese

Fermenti eurasiatici intorno al dollaro

I paesi produttori di petrolio appartenenti all'Opec strizzano l'occhio all'Euro, e l'egemonia del Dollaro traballa. Di conseguenza anche le nazioni consumatrici di petrolio, specie i giganti asiatici in crescita, sono tentate da una diversificazione rispetto alla moneta statunitense, e ne riducono consistentemente la quantità nelle riserve. Infatti, conviene sempre meno acquistare con dollari svalutati invece che con euro rivalutati. Un processo di svalutazione massiccia del Dollaro produrrebbbe effetti disastrosi sull'economia americana: sarebbero favorite le esportazioni, ma sarebbero ancor più penalizzate le importazioni, dato che gli USA sono un paese importatore netto, in grave debito commerciale con i maggiori paesi del mondo. Più si aggravano le pressioni straniere per deprezzare il Dollaro, più la Federal Reserve si attiva in difesa del potere d'acquisto della propria valuta, ma per farlo deve acquistare dollari e così, paradossalmente, incrementare le proprie riserve di valuta in declino. Un ciclo perverso, in contrasto con la politica tradizionale, consistente nello scaricare all'estero i problemi del Dollaro. Per questo l'abbandono di quest'ultimo come moneta di riserva privilegiata è una prospettiva da incubo. Non solo per gli USA. Infatti, se questi ultimi dovranno tentare di porre un freno al fenomeno, i loro concorrenti non potranno che partecipare all'operazione di salvataggio. In nome del capitalismo mondiale, che rimarrebbbe sconvolto da una caduta del suo massimo gendarme.

2002: Leggi di simmetria e scenari da incubo
2004: Petrolio

Mai la merce sfamerà l'uomo

Il vertice mondiale sull'alimentazione del '96 si diede l'obiettivo di dimezzare il numero delle persone sottonutrite entro il 2015. Già oggi se ne può constatare il fallimento visto che, secondo i dati dell'ultimo rapporto Fao sullo "stato dell'insicurezza alimentare nel mondo", la situazione è addirittura peggiorata. Infatti, se nel 1992 erano 823 milioni coloro che vivevano sotto la soglia delle 1.900 calorie al giorno, oggi sono saliti a 854 milioni, nonostante la "ricchezza" pro capite mondiale sia cresciuta del 25% in 10 anni. Peggo che mai se si guarda alla produzione alimentare: ad esempio quella di cereali è triplicata in 50 anni, mentre la popolazione è cresciuta "solo" del doppio. Una tendenza che fa aumentare di quattro milioni all'anno i denutriti nel mondo, mentre il capitalismo continua imperterrito a celebrare la sua crescita esponenziale.

1954: Mai la merce sfamerà l'uomo; cap. VIII Grandiosa non commestibile civiltà

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