Numero 127, 21 maggio 2008

E blaterano sulla violenza rivoluzionaria!

Secondo l'Organizzazione Internazionale per il Lavoro nel mondo ci sono ogni anno 2.200.000 morti nelle fabbriche, nei cantieri, nelle miniere, ecc. Altri milioni di esseri umani muoiono di fame e di malattie curabilissime, oppure massacrati da guerre endemiche. In Italia i morti sul lavoro sono mediamente 1.300 all'anno (900.000 gli infortunati), eppure la Confindustria chiede la cancellazione delle sanzioni contro i capitalisti nel caso degli assassinii industriali. Propone invece una "vasta campagna" con "corsi di formazione aziendale per responsabilizzare imprenditori e sindacalisti". Naturalmente "nell'interesse generale del sistema-paese". Il ragionamento di Confindustria va globalizzato, dopo di che bisogna chiedersi quanto costi alla specie umana questo infame sistema-mondo.

1957: Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica

Tettonica sociale

Le borghesie dei paesi sviluppati blaterano in continuazione di "diritti umani" e "questioni umanitarie", ma intanto affamano e massacrano senza ritegno masse immense di uomini. Nello stesso tempo le criminalizzano quando tentano di fuggire alle condizioni cui sono state ridotte, barricano le frontiere e perseguitano chi riesce a superarle. I crudi conteggi ci dicono che sono 101 gli emigranti morti nel solo mese di aprile, in Marocco, Spagna, Tunisia, Italia, Egitto e Turchia. Il più delle volte sono vittime di naufragi e sicuramente il numero di coloro che muoiono senza lasciare alcuna traccia è di molto superiore alle cifre ufficiali. Evidentemente la paura della morte non ferma questa massa che preme ai confini, non solo dei paesi occidentali, e sta diventando una forza d'urto incontrollabile. Si tratta di una pressione storica irreversibile e le politiche nazionali nulla possono di fronte a terremoti sociali di questa portata.

2000: L'invasione

Anniversario della legge Basaglia

Esattamente trent'anni fa venne approvata la legge 180 che sanciva il superamento dei manicomi (ma l'ultima struttura pubblica chiuse i battenti solo nel 2002). Negli anni Settanta queste strutture avevano alimentato le cronache per i frequenti episodi di violenza sui pazienti. Come per il divorzio, dunque, non fu la legge a produrre il cambiamento, ma il cambiamento a produrre la legge. Invece s'è prodotto un mito il quale a sua volta s'è fornito dei soliti motori della storia: un "movimento" referendario per il divorzio e un "eroe" carlyliano in Basaglia. Il personaggio fu davvero coraggioso (l'Italia è l'unico paese al mondo ufficialmente senza manicomi), ma per 2,2 milioni di malati gravi sono risorte strutture simili nelle corsie di ospedali e cliniche. Del resto: chi potrebbe immaginare una società capitalistica che chiude davvero luoghi di reclusione come manicomi, carceri, scuole , caserme, conventi, ecc. ecc.?

1997: Dal cretinismo parlamentare a quello della democrazia diretta

Preoccupazioni per la vita senza senso

Prima che - con il '68 - il politicantismo si impadronisse della rabbia giovanile, l'impulso spontaneo delle giovani generazioni fu quello di negare semplicemente questa società: "Piuttosto di fare la vita dei miei genitori mi ammazzo", registrò una rivistina studentesca intervistando un'adolescente. Oggi nessuno ricorda più cosa fosse veramente il '68, diventato leggenda. Persino il cardinale Tarciso Bertone afferma: "Il '68? In quell'anno c'era, sì, tanta voglia di ribellione; ma c'erano anche ideali. Oggi c'è solo vuoto. Lo dimostrano i recenti fatti di Verona". Macché ideali. Nel '68 ci fu più che altro molta ideologia derivata dal movimento operaio degenerato dallo stalinismo e riciclata in salsa anarco-democratica. Comunque è vero che i giovani di oggi galleggiano nel vuoto esistenziale, in preda a sussulti di guerra quotidiana, collera sociale, crescita statistica dei fuori di testa. Sono con tutta evidenza sintomi di ulteriore degenerazione dei rapporti sociali. Irreversibile. D'altronde, viviamo in una lunga fase di transizione, il passato è passato e il nuovo si fatica a scorgere, per cui l'individuo implode e la società esplode dando luogo a fenomeni di violenza gratuita.

2005: Una vita senza senso

La zona

Titolo del film d'esordio dell'uruguaiano Rodrigo Plà. La Zona è un quartiere residenziale per borghesi, a Città del Messico. Fatto di ville e giardini, è un'isola di ricchezza nel mare delle favelas. La Zona è il vero protagonista del film. E' protetta da mura, filo spinato, telecamere, guardie private. In quanto area esclusiva determina le azioni e i pensieri dei suoi abitanti. Un parlamentino interno vara leggi semi-autonome rispetto al mondo esterno da cui essi si sono autosegregati. Ma la Zona non è impermeabile. Basta l'intrusione di tre ragazzi per far saltare l'apparente sicurezza. Due di loro vengono subito uccisi, e si apre una caccia spietata al terzo. Corpo estraneo in un mondo alieno, egli, con la sua presenza, mette a nudo i nervi della comunità. Prevalgono odio sociale, desiderio di scontro classista violento e istinti bestiali di difesa del territorio. Che, non potendo sfogarsi al di fuori della Zona, fanno esplodere i rapporti famigliari e di vicinato nella paura e nel sospetto. Un racconto fantasociale ballardiano che mostra la realtà quotidiana di buona parte del pianeta.

Ritiri spirituali

Rivolgiamo il massimo interesse a tutto ciò che ci mostra il dissolversi della società borghese e bisogna dire che il materiale non manca, anche dalle fonti inattese. Secondo l'Osservatore Romano i supermanager dovrebbero dedicarsi ogni tanto a "ritiri spirituali, come quelli pensati da sant'Ignazio". Per poter fronteggiare la crisi dei mercati finanziari! Secondo la Santa Sede i ritiri offrirebbero "il contesto adatto per produrre riflessioni superiori sui valori della concretezza e della sostenibilità. Per il ritorno al reale in economia con regole più chiare". Riflessione sui valori della concretezza? Ritorno al reale in economia? Di fronte alla mistica del Capitale virtuale hanno inventato i miracoli materialistici.

1956: Sorda ad alti messaggi la civiltà dei quiz

Declino della classe operaia?

I miti sono difficili da combattere, ma un appello alle intelligenze ogni tanto può essere utile. A coloro che vaneggiano sulla fine del proletariato mettiamo sotto il naso poche cifrette. In Italia ci sono 60.000 aziende solo nel settore metalmeccanico, con 1.600.000 addetti, il 40% di tutta l'industria manifatturiera. Il 60% sono operai, il 40% impiegati. Essi producono la metà del Prodotto Interno Lordo italiano. Sono una forza immensa, altro che "invisibile" o "sparita". E' al momento disinnescata, ma fa paura.

Il papa contro la precarietà

L'incertezza del lavoro varia a seconda delle congiunture, ma è insita nel sistema capitalistico, perché dipende da parametri che nessun governo o sindacato è in grado di dominare. Specialmente oggi che tali parametri sono del tutto internazionalizzati. Se ne occupa il Papa, riferendosi alle "moderne condizioni sociali": "Dalle famiglie si leva, talvolta persino inconsapevolmente, un grido, una richiesta di aiuto che interpella i responsabili delle pubbliche amministrazioni, delle comunità ecclesiali e delle diverse agenzie educative". Non è affatto strano che la Chiesa, o perlomeno quel che è diventato quell'organismo dall'esperienza bi-millenaria, individui nella precarietà che attanaglia milioni di giovani una delle cause di ciò che chiama attacco al "ruolo centrale e insostituibile che svolge la famiglia nella nostra società". La disgregazione sociale, a partire dalla famiglia, per la Chiesa è un pericolo che mette in gioco la conservazione.

2005: La legge Biagi o il riformismo illogico del Capitale-zombie

Il santo siliconato

L'uomo borghese, nonostante i suoi grandi antenati materialisti come d'Holbach, Diderot, d'Alembert, sembra non possa fare a meno del ributtante culto delle reliquie. Il povero Lenin, mummificato non solo nel corpo, deve da più di ottant'anni sorbirsi il viavai di cultori del macabro. Al frate di Pietralcina è andata peggio: invece di mummificarlo subito s'è aspettato quarant'anni. Perciò, nonostante l'esclamazione rassicurante del vescovo presente all'esumazione del cadavere ("le sue mani sembrano appena uscite dal manicure") la faccia non era presentabile. Ma nell'era della tecnologia non c'è problema: una ditta di Londra, specializzata in manichini per musei delle cere, ha fabbricato una maschera perfetta di silicone. E suorine di clausura hanno cucito a mano un saio di lusso. Il santo vien fatto sfilare in passerella mummificato alla meno peggio ma almeno ben vestito. Non ci crederete: nello stacco di una trasmissione in diretta hanno fatto la pubblicità di una clinica che impianta tette al silicone. E poi dicono: scherza con i fanti ma lascia stare i santi.

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