Newsletter numero 188, 8 luglio 2012

7 luglio 1962

Esattamente cinquant'anni fa scrivevamo a proposito della rivolta di Piazza Statuto che la Torino proletaria, battezzata "teppista" da partiti e sindacati traditori, aveva spazzato via di colpo alcuni decenni di corporativismo e collaborazione di classe. Gli operai, insultati da "rappresentanti" politici di fronte ai quali i vecchi arnesi del riformismo apparivano persino rispettabili, avevano imboccato la via dello sciopero a oltranza e dell'occupazione di strade e piazze. Non processioni da festa patronale né celebrazioni patriottiche del lavoro, ma lotta immediata come "scuola di guerra" per scopi più alti.

1962: Evviva i teppisti della guerra di classe!

Entropia

Jeremy Rifkin esordì con il libro "Entropia". Basandosi sulle ricerche di Georgescu-Roegen, l'autore dimostrava che il modello capitalistico ha intrinseche proprietà degenerative che ne rendono inevitabile l'estinzione. L'entropia si può definire come il grado di dissipazione energetica di un sistema fisico. L'entropia equivale alla perdita di vitalità, di capacità riproduttiva di un organismo, la quale è per definizione irriformabile. Tutte le controtendenze che hanno prolungato l'agonia dell'attuale sistema non sono più in grado di rivitalizzarla. E l'organismo, come un tossico incallito, assume dosi sempre più massicce di droga sfiorando l'overdose fatale. Le maxi-iniezioni di moneta nel circuito del credito-debito non hanno più l'effetto sperato. Una massa di "derivati", cioè di capitale fittizio, pari a dieci o quindici volte il PIL mondiale, è in grado di frantumare in un minuto tutti i summit del mondo. Neanche i paesi cosiddetti emergenti riescono più a "passare la dose" ai loro omologhi più anziani per alleviare la crisi. Il Brasile e la Corea boccheggiano, l'India è stata declassata dalle società di rating, la Cina è alle prese da anni con gigantesche rivolte sociali, adesso aggravate dalla bolla immobiliare con la quale, classicamente, si tenta di frenare la svalutazione del Capitale.

1953: Il cadavere ancora cammina
2002: Che fine ha fatto il progresso?

La società militarizzata

Il keynesismo, preso atto della sottomissione dello Stato al Capitale (nazifascismo), cercò, anche se tardivamente, di ritornare alla sottomissione del Capitale allo Stato (rivoluzione industriale, URSS). L'operazione, destinata storicamente a spegnersi, riuscì però a rivitalizzare l'economia per almeno tre decenni. Oggi non c'è più spazio per un'ulteriore simile manovra: comandano irreversibilmente i "mercati". Andrew Lo, un esponente del MIT, raccoglie online sul Journal of Economic Literature, studi e teorie sulla crisi con relative ricette per superarla. Niente da fare: calcolati minuziosamente per ognuna costi e benefici, risulta che non c'è via d'uscita. Se è così (e così è), l'insieme sociale è passibile di disgregazione, caos e collasso. Non è strano quindi che sul fronte militare prendano piede le dottrine che ne tengono conto. Ad esempio, il documento del Pentagono Join Vision 2020 (vista d'insieme 2020) considera le Forze armate, la Guardia nazionale, la polizia e i servizi segreti come un insieme organico, l'unico in grado di affrontare la guerra sociale del futuro.

2006: Il rovesciamento della prassi

Effetto domino

Stockton è finora la più grande città americana (300.000 abitanti) a dichiarare fallimento per debiti. E' in California, uno degli stati più indebitati della Federazione, a sua volta vicino alla bancarotta. Entrambi sono negli Stati Uniti, uno dei paesi più indebitati del mondo. A migliaia di chilometri, Cipro ha chiesto 10 miliardi di euro per evitare la stessa fine: l'esplosione della principale centrale elettrica e il conseguente black out hanno rappresentato la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, nella fattispecie già pieno di debiti collegati a quelli della Grecia, paese già praticamente fallito. Ai mega-salvataggi degli Stati si aggiunge dunque uno sciame di "salvataggi-baby", come li hanno definiti gli economisti. In una economia integrata a livello globale, il pericolo che si inneschi una reazione a catena è sempre più alto. Come nel domino, dato che l'energia trasferita da una tessera che cade è sempre superiore a quella necessaria per far cadere la tessera successiva, il processo, una volta innescato, non si ferma più. Le banche hanno salvato le case, poi gli stati hanno salvato le banche, adesso sono in corso summit internazionali nel tentativo di salvare gli Stati. Oltre non si può andare, non c'è nella Galassia un dio dell'economia che possa salvare il capitalistico Pianeta Terra.

1999: Globalizzazione
2001: Le case che salvarono il mondo

Iper-omologazione politica

Il proletariato non sembra, oggi, aver bisogno di sollecitazioni nel rimasticare temi borghesi che lo inchiodano alla schiavitù salariata. Tuttavia contribuiscono non poco sia i vetero e neo-stalinisti, sia la piccola borghesia democratoide alla Grillo & Co. I primi rispolverando fronti partigianeschi "anti-imperialisti" con impresentabili forze borghesi statali quali quelle della Cina, dell'Iran, del Venezuela, del Nord Corea, di Cuba, ecc. I secondi fingendo di appoggiare, ma infine travisando, i movimenti di reazione agli effetti del capitalismo come i ribelli egiziani, gli indignados spagnoli, gli Occupy Wall Street americani. Così il buon Beppe Grillo, "dimenticando" l'essenza anonima e anti-gerarchica (leaderless) del movimento oggettivamente anticapitalista e antiparlamentare americano, pubblica l'intervista a un professorino presentandolo come capo di OWS. Di fronte a gente che sale sullo scranno a far concioni, gli OWS avevano già eletto democraticamente una cagnetta di passaggio a loro leader supremo. Sarebbe interessante la presentassero alle prossime elezioni presidenziali.

2011: Occupy the World together

Iper-omologazione sindacale

La CGIL ha revocato lo sciopero generale. La minoranza interna ha protestato. Il più indignato di tutti è stato Giorgio Cremaschi: "La Cgil revoca formalmente lo sciopero generale mentre il governo accelera la controriforma del lavoro; è un atto di resa e di inutilità di un gruppo dirigente totalmente invischiato con Pd e governo". Ok, ma non è un "atto di resa e di inutilità" anche vociare negli uffici del potere borghese (compreso quello di marca sindacale) e fare i pompieri nelle fabbriche? O è utile proprio una finta opposizione che blocchi l'emorragia degli iscritti e argini la loro rabbia? Fino a una ventina di anni fa c'era ancora la forza di scendere in piazza, ad esempio contro un "protocollo" sindacal-governativo vessatorio. Oggi, nonostante la "macelleria sociale", come la chiama lo stesso presidente di Confindustria, sembra prevalere un senso di rassegnazione. Nessuno ha più voglia di perdere un giorno di paga, già magra, per nulla. Vuol dire che, secondo la legge che regola i terremoti, più si allungano i tempi più la pressione sale, e più devastante sarà la sollevazione.

2008: Non è una crisi congiunturale

Ordem e progresso

Le ruspe del Capitale procedono senza soste nell'opera di distruzione della natura. La gigantesca diga di Tucuruì, sul fiume Tocantins, nello Stato del Parà in Brasile, è funzionante a pieno regime dal 2007 e continua a stravolgere l'ambiente. L'invaso artificiale ha sommerso 2.800 chilometri quadrati di campi, villaggi e foreste. Gli abitanti sono stati evacuati e ammassati in miserabili ghetti come Breu, Branco e Novoper. L'immensa diga, alta 78 metri e lunga complessivamente 12,5 chilometri, ha mutato il clima e il corso delle acque in un bacino vastissimo, provocando l'estinzione di diverse specie animali (quindici solo di pesci a valle dello sbarramento). Tutto questo per produrre 21,5 TWh all'anno di energia, quasi completamente assorbita dall'industria pesante. Oggi gli stessi tecnici considerano l'impianto un completo disastro, ma già sono in corso i preparativi per un altro sbarramento, ad Altamira, lungo il corso ancora vergine e intatto del fiume Xingu. Ordem e progresso, com'è scritto sulla bandiera.

1951: Piena e rotta della civiltà borghese

Anticipazioni scientifiche

La nostra specie è giunta ad un livello evolutivo non più compatibile con il capitalismo. La divisione tecnica e sociale del lavoro va in crisi, e così la conoscenza compartimentata in "discipline". Le quali non sopportano più i vecchi paradigmi, primo fra tutti la stupidissima dicotomia fra scienze umane e naturali. Sarebbe necessario un sapere unitario che integri le varie discipline, che superi i confini tracciati da millenni di società classiste, che unifichi in un progetto generale quanto acquisito fino ad oggi dalla nostra specie. Scrive Daniel Hillis, uno scienziato statunitense: "Le società si stanno costituendo in unità più grandi, superando il loro isolamento attraverso connessioni di tipo tecnologico... Ci troviamo nella stessa condizione degli organismi unicellulari quando si stavano convertendo in organismi multicellulari. In realtà noi siamo parte di un processo che ci sta traghettando oltre noi stessi. La cosa può apparire eccitante o deprimente, ma sta di fatto che ci stiamo avvicinando alla singolarità". Singolarità sta per cuspide, biforcazione, catastrofe, transizione di fase. Rivoluzione, se volete.

2004: Per una teoria rivoluzionaria della conoscenza

Pre-vedere

Chiunque proceda secondo un piano, o progetto, non può che affidarsi alla previsione, cioè alla scienza in generale. Anche un animale che proceda per istinto ha registrato nel proprio organismo un "piano di specie" che gli fa ad esempio prevedere situazioni pericolose onde evitarle. Oggi la nostra specie, tramite lo sviluppo del proprio "cervello sociale", progetta correntemente macchine ed eventi previsti nei minimi particolari e riesce con buona approssimazione anche a prevedere eventi in presenza di situazioni estremamente complesse o perturbate. Certo la borghesia non è interessata a porsi una domanda che per noi è fondamentale: quale società dovrà sostituire quella attuale? E quando? Eppure produce modelli previsionali che possiamo interpretare a nostro modo, con i quali riusciamo a descrivere lo stato in divenire del sistema, tracciandone traiettoria e relativa catastrofe. In tal modo possiamo ottenere una delle possibili verifiche rispetto al modello rivoluzionario "di Marx". Tale verifica ci mostra un collasso del sistema capitalistico intorno al 2030. Prevediamo con estrema facilità che qualche buontempone verrà a tirarci le orecchie se la data si dimostrerà inesatta. Rispondiamo in anticipo che non potremo mai rinunciare alla previsione soltanto perché è difficile trattare l'incognita "tempo". Anche i terremoti, si sa, sono imprevedibili nel tempo. Eppure esistono migliaia di sismologi e di sismografi che formano una rete mondiale, dai nodi interconnessi. Nessuno tira le orecchie ai sismologi se non prevedono i terremoti. Ma ognuno si aspetta che accadano, in certi luoghi ed entro certi tempi. La previsione sociale non è dunque profezia ma scienza: anche se la discesa in campo del proletariato e la relativa affermazione della sua comunità-partito sono variabili che dipendono dal tempo, lo svolgimento sociale è dato da premesse che coprono un arco storico di millenni. Le transizioni di fase esistono in fisica, in chimica, in biologia, in tutta la natura. Ve ne sono state di grandiose nella società umana. E' semplicemente sciocco pensare che, una volta raggiunto il capitalismo, non ve ne siano più. E prevederle, anche sbagliando, serve a capirne la natura.

2008: Un modello dinamico di crisi
2008: Non è una crisi congiunturale

Catastrofi "naturali"

Il 2011 è stato considerato "l'anno delle catastrofi". Dal terremoto in Giappone ai tornado negli USA per finire al freddo siberiano e alle inusuali precipitazioni monsoniche in tutta Europa sembra che gli elementi si siano scatenati con particolare furia. Tuttavia i dati mostrano un crescendo particolare nei fenomeni atmosferici, dal quale alcuni traggono la prova del surriscaldamento del pianeta. In effetti l'ENEA registra che dal 1980 al 2010 il numero delle tempeste violente (tifoni, uragani, cicloni tropicali) è raddoppiato, quello delle grandi alluvioni è triplicato, mentre quello dei terrremoti è rimasto costante. Le statistiche relative al valore monetario dei danni è ovviamente diversa, dato che in tal caso vengono censiti gli eventi che ne hanno prodotti nelle aree altamente "antropizzate", mentre terremoti nei deserti o uragani in mezzo al mare non hanno fatto notizia. Ad esempio nel 2011 il valore dei danni è aumentato del 100% rispetto al 2010 e del 43% rispetto al 2005, precedente anno record. Il dato in questo caso è influenzato dalla catastrofe giapponese che da sola copre il 35% del totale. Come dire che le catastrofi "naturali" diventano "artificiali" non appena avvengono in zone ad alta concentrazione di manufatti per Kmq.

1951-1952: Drammi gialle e sinistri della moderna decadenza sociale

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