Newsletter numero 208, 13 maggio 2014

Non-umani a servizio

A Fukushima, dopo tre anni, non si riesce ancora a mettere in sicurezza l'impianto atomico disastrato. Secondo la Reuters, sono impegnate nei lavori di bonifica 733 aziende, che hanno guadagnato finora cifre colossali. Il giro d'affari annuo è pari a 23 miliardi di euro. La Tepco, responsabile della centrale prima e dopo lo tsunami, è il controverso capocommessa. Nel succulento business non poteva mancare la mafia, braccio armato dell'affarismo in ogni campo, in questo caso impegnata nel caporalato per la manodopera. Mentre per le operazioni immediatamente mortali vengono usati robot teleguidati, per quelle a mortalità differita la Yakuza recluta volontari fra i senzatetto giapponesi. Per 70 euro al giorno, questi "operai con contratto a termine" lavorano assorbendo in un'ora radiazioni normalmente considerate pericolose in un anno. Viene loro fornito vitto e alloggio, naturalmente con detrazione in busta paga. Tutto questo non è semplicemente dolorosa necessità causa terribile emergenza, ma agghiacciante metafora della vita normale entro il capitalismo: la macchina sostituisce l'uomo là dove egli non sopravviverebbe alla quantità e qualità di lavoro; l'uomo disumanizzato è ridotto a merce usa-e-getta, neanche più necessario a quello che una volta era "l'esercito industriale di riserva".

2011: Fukushima in cifre

Ancora Ucraina

I rapporti interimperialistici si fanno sempre meno diplomatici. La vecchia politica delle aree di influenza, che aveva sostituito quella vecchissima del colonialismo diretto, torna alla ribalta. Il mix è quello consueto: mercati di sbocco, flussi di materie prime ed energia, sistemi di alleanze. Queste tre componenti della polveriera ucraina sono aggravate dall'espansione cinese, di cui poco si parla anche se ha un'importanza enorme. Dopo aver comperato a prezzi stracciati milioni di chilometri quadrati di terra coltivabile, specialmente in Africa, la Cina ha acquistato i diritti per 50 anni su terreni agricoli di qualità in Ucraina. Si tratta di una superficie pari al 10% delle migliori terre coltivabili, vasta come il Belgio. E siccome l'Ucraina è il granaio della Russia e dell'Europa orientale, e il cibo è strategico quanto il petrolio, è chiaro che un'attività "agraria" così intensa da parte di un paese con un miliardo e quattrocento milioni di abitanti fa paura. Come dice The Economist, il costo per fermare la Russia è alto, ma se non si fa niente sarà incomparabilmente più alto. Come si fa a "fermare" la Russia? I referendum secessionisti filorussi con maggioranze "bulgare" hanno sollevato deboli reazioni. Grande è la tentazione di lasciare a Mosca un altro pezzo di Ucraina... e le grane con la Cina.

2007: Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio

I Fratelli musulmani "non ci saranno più"

Al-Sisi, il capo del governo militare egiziano, ha dichiarato che dopo le elezioni e la sua riconferma alla guida del Paese, i Fratelli musulmani "non ci saranno più". Alla luce delle migliaia di morti sulle piazze e delle centinaia di imprigionati condannati a morte, l'affermazione assume connotazioni sinistre. Eppure da decenni i Fratelli musulmani erano considerati, a parte alcune loro minoranze fondamentaliste, un interlocutore utile ad arginare la proliferazione dei movimenti dichiaratamente jihadisti e anti-occidentali. Non può più essere così, neanche con la mediazione della moschea di Al-Azhar, il centro legislativo islamico. Una carta dell'Africa è sufficiente a mostrarne la ragione: intorno alla zona del Sahel, dall'Atlantico al Mar Rosso, cioè dal Sahara Occidentale alla Somalia, sono sempre meno estese le aree rimaste esenti dalla guerriglia islamica fondamentalista, la cui espansione minaccia tutto il Nordafrica. Al-Sisi è un generale dell'esercito egiziano, il quale a sua volta è lo strumento principale degli Stati Uniti nell'area, anche attraverso i trattati con Israele. Difficile che su di un argomento del genere si esprima per metafora.

2011: Marasma sociale e guerra

Inversione di tendenza

Finora erano le industrie occidentali ad acquistare aziende in Cina dove, per delocalizzare le loro produzioni, dovevano, per utilità o necessità, acquisire partecipazioni in aziende esistenti od offrirne in aziende realizzate ex novo. Ora la tendenza si inverte: diminuiscono gli investimenti occidentali in Cina e aumentano quelli cinesi in Occidente. Finché i cinesi si sono limitati a "prove tecniche" nei vari paesi avvezzi a questo genere di scambi come USA, GB e Italia, tutto è filato liscio, ma quando hanno incominciato ad acquisire medie aziende tedesche nel settore dell'alta tecnologia, è scoppiato un putiferio. Nel solo 2013 ne hanno acquisite 25, il triplo che negli anni precedenti, e ne stanno tenendo d'occhio altre 1.300, considerate il fiore all'occhiello dell'industria emergente tedesca per le tecnologie innovative. Un dirigente cinese ha rilevato però che c'è un divario culturale: non capisce come mai i manager tedeschi non siano disponibili al telefono 24 ore su 24 e perché diavolo non si lavori anche al sabato e alla domenica.

1999: Globalizzazione

L'uscita dal tunnel

Segnali di ripresa vengono registrati un po' dovunque, dalla Spagna all'Italia, dagli Stati Uniti alla Cina. Persino la devastatissima Grecia pare incominci a prendere fiato. Questa è la notizia buona per la borghesia. Quella cattiva è che non è vero. I dati confermano che non si tratta di "ripresa" ma di mera tendenza alla fine della discesa. In pratica sta succedendo ciò che alcuni economisti avevano paventato: un diagramma di crisi "a L", cioè un precipizio e una stabilizzazione in economia stagnante, non in grado di ritornare ai livelli pre-crisi del 2007. Al Global Economy Symposium, George Soros, il finanziere-filosofo globalizzato, ha messo a nudo questo dato di fatto sottolineando quello che tutti sanno ma che nessuno fa: mai crisi è stata superata restringendo le basi della crescita con politiche di sacrifici. Persino Renzi deve aver orecchiato qualcosa sull'argomento se dice che gli 80 miserabili euro in mano a un poveraccio vengono spesi tutti in merci consumabili, mentre in mano a un riccastro finirebbero in speculazione finanziaria. Keynes parlava più forbitamente di "propensione marginale al consumo" e Soros, che di speculazione se ne intende assai, promuove Renzi a miglior economista dell'anno.

2006: Legge della miseria crescente

Prospettive del capitalismo

Mentre l'Occidente langue, l'Oriente cresce ancora, pur seguendo la legge degli incrementi percentuali annui decrescenti. Secondo uno special report dell'Economist, entro il 2030 un miliardo di cinesi sarà urbanizzato, e ciò comporterà "vitali" misure per evitare un collasso sistemico. Oggi sono una cinquantina le città che hanno più di un milione di abitanti e sono queste che stanno attraendo la maggior parte dei nuovi cittadini. Se non interverrà una gigantesca pianificazione, si arriverà a una media di 20 milioni di abitanti ognuna. Nessuno è in grado di prevedere gli effetti di una tale urbanizzazione, si possono solo constatare gli eco-disastri come quello della municipalità di Chongqing, che in pochi anni ha raggiunto i 38 milioni di abitanti, in crescita di mezzo milione al mese. Il governo sta cercando di costruire decine di città nuove per contrastare con un minimo di pianificazione la crescita caotica e incontrollata, ma alcune di esse rimangono deserte, mentre altre diventano presto sovraffollate. E comunque urbanizzazione vuol dire consumi, energia, materie prime, infrastrutture, sfruttamento. A Chongqing, tra l'altro, vengono prodotti 10 dei 20 milioni di automobili che la Cina produce ogni anno. Un dato fra tanti. Può darsi che questo sistema sociale regga fino al 2030, ma che razza di mondo ci sarà quando ognuno dei tre miliardi di cinesi e di indiani consumerà come un occidentale?

2002: Decostruzione urbana
2001: Controllo dei consumi, sviluppo dei bisogni umani

Re carbone

Sembrava passato in secondo piano, subissato dal petrolio e dal gas, abbondanti, facili da estrarre, trasportare, lavorare e distribuire. E invece è ancora sovrano nel campo dell'energia. Se ne consumano ogni anno 5 miliardi di TEP (Tonnellate Equivalenti di Petrolio), di cui quasi la metà nella sola Cina. Negli Stati Uniti, nonostante il tanto sbandierato boom dello shale-gas, produce il 26% dell'energia. La legge della rendita assoluta lo vorrebbe lasciato in miniera, non solo come prodotto del "terreno peggiore" ma anche di quello più pericoloso per gli operai che lo estraggono. È molto inquinante, ma si trova ovunque, è abbondante e fatti i conti costa poco, dato che ormai si risparmia all'osso sul capitale costante (leggi sicurezza) e su quello variabile (leggi salari). E poco importa se dei 7.000 minatori che muoiono ogni anno una buona parte scavava carbone.

2012: La grande dissipazione energetica come transizione di fase

Un miliardo di vecchietti

Gli anziani oltre i 65 anni sono concentrati nell'Occidente e nel Giappone, ma stanno crescendo anche in paesi come la Cina, l'India, la Corea. Pretendono di andare in pensione, così, oltre a diventare parassiti improduttivi, si portano dietro le conoscenze acquisite senza trasmetterle ai giovani sostituti. I quali, sempre meno numerosi, precari, super-sfruttati e quindi assolutamente de-responsabilizzati, sono dei sabotatori oggettivi. Il mondo è dunque invaso da un miliardo di vecchietti troppo arzilli per servire docilmente l'industria del farmaco, dell'ospizio e del caro estinto. Secondo alcuni economisti, i prossimi decenni vedranno una bassa crescita proprio a causa dell'age-factor. Rimedio proposto? Inchiodare gli anziani al posto di lavoro. Meglio ancora farli lavorare gratis (è così gratificante rendersi utili a una certa età...). I giovani disoccupati ringraziano.

1997: "Diritto al lavoro" o libertà dal lavoro salariato?

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