Norme per l'azione sindacale

Si rende necessario diramare alcune disposizioni che meglio chiariscano precedenti comunicati del Comitato Esecutivo e del Comitato Sindacale in merito a talune questioni di azione e di tattica sindacale.

Rapporti tra la struttura politica e quella sindacale del Partito

Tutta l'organizzazione del Partito colle sue federazioni e sezioni e tutti indistintamente i membri del Partito Comunista sono tenuti ad occuparsi attivamente del lavoro sindacale, non essendo ammissibile un'attività politica del Partito che non si intrecci in ogni momento col movimento dell'organizzazione proletaria. Tutti i compagni e tutti gli organi politici di partito sono competenti ad occuparsi, ed hanno lo stretto dovere di occuparsi, del movimento sindacale e del lavoro sindacale del partito. Questo possiede uno speciale organismo che sempre più va sviluppandosi per i suoi rapporti coi sindacati e per la campagna che conduce nel seno di essi; e tale organismo deve essere armonicamente connesso, e continuamente collaborare, con quello politico dell'organizzazione di partito. I compagni e le sezioni comuniste hanno il dovere di interessarsi attivamente per la costituzione e il funzionamento dei gruppi comunisti di azienda e di sindacato, sulla cui struttura, che oggi si va ogni giorno più ramificando, sono state date ripetutamente precise disposizioni. I gruppi comunisti devono seguitare la loro attività nei sindacati i cui organi direttivi (consigli e segretariati) sono stati conquistati dal nostro partito.

L'attività dei gruppi è localmente assistita dalle sezioni di partito, e la loro coordinazione territoriale è raggiunta attraverso le loro rappresentanze nei Comitati sindacali e provinciali o di zona, che hanno collegamenti o rappresentanze per località e per categoria, secondo un ordinamento che senza costituire ingombri burocratici deve seguire elasticamente lo sviluppo della costituzione e della attività dei gruppi. In ogni provincia dovrebbe esservi un Comitato Sindacale Comunista, a cui facciano capo tutte le forze comuniste organizzate entro i sindacati della provincia. Questo criterio può e deve subire opportune modifiche in relazione al fatto che non sempre le Camere del Lavoro, da una parte, e le Federazioni del Partito, dall'altra, coprono la estensione di una provincia. Quando in una Federazione vi siano più Camere del Lavoro, è bene che vi sia un Comitato Sindacale corrispondente ad ognuna di queste, ed un Comitato Sindacale Centrale in cui i primi siano rappresentati opportunamente.

Ogni federazione del Partito dovrebbe indire, come già si va facendo, un convegno sindacale comunista della sua zona, nel quale, senza preconcetti schematici, e sulla base dell'esatto accertamento delle forze di cui dispone il partito nei sindacati della zona, si gettino le basi di questa rete dei Comitati Sindacali che dai singoli gruppi comunisti di azienda e di lega, s'eleva con una serie di rappresentanze fino a un Comitato Sindacale Centrale in cui siano rappresentate da un lato le più importanti località e dall'altro i più importanti Comitati Sindacali di categoria della zona.

Presso ogni federazione, in contatto continuo con l'Esecutivo politico di essa, deve funzionare un Comitato Esecutivo Sindacale Comunista che ha la dirigenza di tutta l'azione sindacale comunista nella data zona. Il Comitato è così composto: due membri del CE politico federale, tra cui il segretario, e tre o più membri nominati dal Comitato Centrale Sindacale, o dal Convegno sindacale di cui sopra. A questo Comitato devono essere disciplinati nella loro azione tutti i compagni che lavorano nei sindacati, e gli organizzatori preposti ad organizzazioni economiche conquistate dal nostro partito. Il Comitato discute di tutti i più importanti problemi del movimento sindacale della zona (agitazione, scioperi, ecc.); e tutti i compagni devono essere disciplinati alle sue disposizioni. Nei problemi di natura più generale e di maggiore importanza, quando si tratti dello sviluppo dell'azione per la conquista dei sindacati da parte del Partito e per la diffusione dei metodi di azione sindacale sostenuti dal Partito su base nazionale, i Comitati Esecutivi Sindacali attueranno senz'altro le decisioni dei Comitati Esecutivi Politici, a loro trasmesse per mezzo dei due compagni membri del Comitato Politico che ne fanno parte. In generale il lavoro dell'Esecutivo Sindacale e di quello Politico in ogni federazione deve procedere con la stessa armonia con cui si svolgono i rapporti tra l'Esecutivo del Partito e l'Esecutivo Sindacale, essendo naturalmente riservate al primo le grandi questioni di tattica anche nel campo sindacale - dovendo anzi ritenersi che non vi è una questione tattica nel Partito Comunista, che non abbia aspetti e riflessi sindacali. Naturalmente nelle più importanti questioni, di cui non vi siano o non appaiano sufficienti disposizioni centrali di ordine generale, gli Esecutivi Federali sia sindacali che politici si rivolgeranno agli Esecutivi politico e sindacale del Partito.

Rappresentanze di minoranze negli organi sindacali

Questo argomento ha dato talvolta occasione ad equivoci formali, a dissipare i quali si danno le disposizioni seguenti. Una distinzione fondamentale deve essere fatta tra organi rappresentativi ed organi esecutivi. Nei primi, che sono convocati non frequentemente, che sono più vasti, e che si occupano dell'indirizzo generale dei sindacati, i comunisti chiedono, ed accordano quando ne sia il caso la rappresentanza delle minoranze con criterio proporzionale. Così nel caso di Consigli Generali delle Leghe (elezione dei delegati di ciascuna Lega), di rappresentanze ai Congressi e Consigli Sindacali sia locali, che nazionali, sia di categoria che camerali o confederali. Nel secondo tipo di organi, esecutivi, a carattere permanente, con funzioni che riguardano l'effettiva azione del sindacato, ristretti nel numero dei componenti, i comunisti sostengono il criterio che non vi deve essere rappresentanza delle minoranze, poiché non è ammissibile che un organo che deve eseguire possa comporsi di elementi discordi su questioni di principio o di metodi generali, fatto che lo trasformerebbe in una sede di continue discussioni paralizzatrici dell'azione per cui la maggioranza dei membri del Sindacato si è pronunziata. Però la questione va esaminata tenendo conto che talvolta è ammessa anche la rappresentanza delle minoranze in tali organi (ad es. le Commissioni Esecutive delle Camere del Lavoro e i Comitati Centrali, più ristretti, delle federazioni nazionali) per effetto degli statuti vigenti od anche di consuetudini che non è possibile riformare. In tale caso, nelle elezioni di questi organi i comunisti si devono comportare come segue. Non essendo possibile presentare una lista "bloccata" si presenterà lista di maggioranza, composta di iscritti al partito o di sicuri simpatizzanti senza partito che accettino la disciplina e l'indirizzo del nostro organismo sindacale. Resta quindi esclusa ogni lista concordata con altri partiti politici, su qualunque base. Se la lista comunista risulta in maggioranza dovrà, con una assidua partecipazione da parte dei nostri compagni ai lavori dell'organo esecutivo di cui sono stati eletti membri, e con preventive riunioni di maggioranza, eludere ogni tentativo di sabotaggio e ostruzionismo della minoranza avversaria. Gli organizzatori comunisti sulla base della disciplina del nostro ingranaggio sindacale, risponderanno alla maggioranza del loro operato. Se all'opposto i comunisti riescono in minoranza non si dovrà di massima abbandonare le cariche, ma la minoranza rimarrà con funzioni di costante opposizione alla maggioranza e rifiutando con essa ogni corresponsabilità nell'indirizzo della organizzazione, soprattutto con l'obiettivo di affrettare la conquista della maggioranza da parte dei comunisti. I Comitati Sindacali potranno disporre, ove sia possibile statutariamente, la sostituzione di dati componenti della nostra minoranza con altri compagni che erano in lista.

Non è escluso l'abbandono delle minoranze da parte del nostro partito in situazioni che lo suggeriscano, ma occorrerà, per le Leghe e sezioni federali, il parere favorevole del Comitato Sindacale Provinciale, per le Camere del Lavoro e federazioni nazionali, quello del Comitato Sindacale Centrale.

Un chiarimento deve essere dato per quanto riguarda gli organi di certe Leghe locali. Talvolta esiste un Comitato chiamato "direttivo" ma che non costituisce l'organo più ristretto ed effettivamente esecutivo, che esiste col nome appunto di "Comitato Esecutivo", mentre il primo (Comitato o Consiglio Direttivo) è basato su una rappresentanza più larga degli organizzati. In tal caso è solo al più ristretto dei comitati esistenti che si applica il criterio esposto per gli organi esecutivi, mentre per gli altri si dovrà sostenere la rappresentanza delle minoranze.

I Comitati Sindacali risolveranno sulla base di quanto precede gli eventuali casi che non ricadono chiaramente nelle disposizioni presenti.

IL COMITATO ESECUTIVO

IL COMITATO SINDACALE

Fonte L'Ordine Nuovo del 22 novembre 1921
Autore CE e CS del PCd'I
Archivio n+1 Copia dell'originale Rif.
Livello di controllo Rilettura Confr. Orig. X Rev. critica

Archivio storico 1921 - 1923