Scienza e capitale (50)

Dei ben intenzionati giornalisti hanno scritto che, per gli eroi di spedizioni circumlunari, morire nella puzzolente atmosfera del nostro pianeta, a 66 metri dal suolo, era veramente "troppo idiota". E, con le stesse buone intenzioni, si sono stupiti che la Tecnica e la Scienza moderne, capaci di tanti miracoli, non abbiano saputo né sventare un incendio di bordo, né prevederne le conseguenze fatali in arnesi così perfetti. Tutta la potenza e tutto il sapere accumulati dal Capitale non valgono, quando si tratta di preservare una vita umana, gli ordinari servizi di un umile pompiere! Tali le constatazioni, non del tutto sciocche, alle quali sono involontariamente pervenuti i signori cronisti, commentatori e moralisti dei settimanali.

Accidenti? Se ne verificano tanti in questa putrida società, che per essi è stato previsto un esercizio di esperti, assicuratori, avvocati, soccorritori. Ma a volte, l'"Occidente" esce dalle note sfere della vita quotidiana, e diventa scandalo; e in questo caso, si è previsto l'esercito dei letterati, dei politici, delle "coscienze in rivolta"; al limite estremo un rimpasto ministeriale. Ma, in paesi di capitalismo evoluto come l'America del Nord, lo scandalo e l'accidente, la legge e il caso, l'ordine e l'anarchia, si mescolano, e si confondono sin nelle sfere più alte del potere. Ecco perché uno "scandalo" non basta più per far cadere un governo: i governi vivono e muoiono nello scandalo permanente del regime capitalista.

Comunque, la morte dei tre astronauti di Capo Kennedy ha provocato l'abituale leva in massa di ogni sorta di esperti, cronisti e chiacchieroni. E, come per stuzzicarli, mentre Johnson assisteva alle esequie di due delle vittime della capsula Apollo, due altri astronauti americani morivano carbonizzati, nelle stesse condizioni, alla base militare di San Antonio, nel Texas. Accidente o scandalo? Non saremo noi, comunisti irriducibili, a stabilire una gerarchia dei delitti e delle pene del sistema capitalista. Questa missione spetta di diritto ai filosofi dell'ordine borghese e agli ideologi della democrazia. Leggiamo tuttavia queste righe che i signori Russel e Sartre non mancheranno di inserire nel voluminoso dossier del loro Processo per burla alla grande America:

"Negli ultimi anni, quattro incendi erano già scoppiati in simulatori di volo o in capsule: nel 1960 e nel 1962, alla scuola di medicina spaziale della base di Brooks, nel Texas; nel 1963 al laboratorio medico dell'aviazione navale di Johnsville, in Pennsylvania; nel 1966 in un impianto industriale della costa occidentale degli Stati Uniti".

Le Monde , che pubblica queste notizie nella sua edizione del 2 febbraio scorso, come un fatto di cronaca che non abbia motivo di turbare la coscienza pubblica dei moralisti, dei politici e dei filosofi, aggiunge l'edificante commento:

"Sarebbe scomodo procedere ora alle trasformazioni delle capsule spaziali che l'impiego di una miscela gassosa [meno infiammabile dell'ossigeno puro attualmente in uso] comporta. L'impianto necessario a questo scopo sarebbe tre volte più pesante di quello basato sull'uso dell'ossigeno puro, e bisognerebbe procedere a modifiche radicali delle attrezzature di bordo. Secondo certi specialisti, la messa a punto di nuove capsule richiederebbe addirittura due anni di lavoro, e metterebbe in completo subbuglio il programma americano di sbarco sulla Luna, non lasciando agli Stati Uniti alcuna probabilità di arrivare per primi sul nostro satellite. È quindi lecito dubitare che, fidando nei buoni risultati di tutti i suoi primi voli spaziali, la NASA finisca per prendere una decisione simile".

Corsa alla Luna o corsa alla morte? Non è la prima volta che la Scienza si mostra così pronta a sacrificare l'Uomo alla maggior gloria del Capitale e del suo Stato. Ad Est come ad Ovest, è questo il suo ruolo. Ma allora, quando la cronaca scandalosa delle conquiste spaziali scende fin quasi... [ manca una riga, n.d.r.] questa misera Terra, non cercate altra aureola per le sue vittime! La loro morte non è più "idiota" o più "assurda" di quelle del fantaccino americano nel Vietnam. In questa società infame, l'astronauta o il fantaccino, qualunque sia la loro etica personale non saranno mai i "cavalieri dell'assoluto" che aprono all'umanità un nuovo mondo. Perché il capitalismo si è lasciato dietro - con i suoi condottieri, i suoi esploratori, i suoi grandi capitani - le rovine della propria civiltà e la fine del proprio eroismo. Bisognava che le prime (?) vittime dello spazio perissero senza maggior gloria che i soldati yankee caduti nel Vietnam! Bisognava che gli eroi dello spazio morissero su questa Terra della stessa morte che sarà quella del Capitale: uccisi dal Capitale!

Da "Il programma comunista" n. 4 del 1967

Note

[1] Il 27 gennaio 1967 un arco elettrico, sprigionatosi dai cablaggi di una cabina Apollo durante un test a terra, provocò un incendio che si alimentò a grandissima velocità nell'atmosfera pressurizzata composta al 100% di ossigeno. I tre astronauti non poterono far nulla per salvarsi.

La cosiddetta conquista dello spazio