Mangano Romeo

Mangano Romeo lavori in corso

[Da un sito vicino alla CGIL, ricordi su Di Vittorio]:

A Foggia il leader riconosciuto dalle masse dei proletari foggiani (dopo la Liberazione, ndr.) era un certo Romeo Mangano, impiegato delle FF.SS., segretario del Partito comunista subito dopo la sua costituzione. Era giovanissimo, un uomo di grande intelligenza, che però con l'avvento del fascismo tradì passando al servizio dell'OVRA con il nome di Violino. Caduto il fascismo fu interrogato in Tribunale: avendo chiesto di rientrare in servizio, doveva dimostrare di aver servito la causa dell'antifascismo durante la dittatura, poté provare di aver collaborato con i nuclei partigiani che operarono per cacciare i tedeschi dal Molise e dall'Abruzzo e ciò gli consentì di rientrare nelle FF.SS..

Luigi Allegato, che era la figura più importante del movimento, sapeva dei trascorsi di Mangano, ma non fu creduto neppure dai massimi esponenti del rinato partito comunista foggiano. Essi temevano di perdere questo trascinatore di folle. Quando si accertò il tradimento e si stabilì la sua espulsione dal partito, Mangano aveva già assunto la direzione della Camera del Lavoro di Foggia. Pose allora due condizioni: avrebbe lasciato la direzione se a sostituirlo fosse stato un socialista e non un comunista. La condizione fu accettata. La Camera del Lavoro aveva sede in ciò che restava di un fabbricato, per la maggior parte crollato, nelle vicinanze del Teatro Giordano. Mangano fondò a Foggia il Partito della IV internazionale. Aprì, in Via Vittorio Emanuele, sia la sede di una sua organizzazione sindacale, dissidente dalla Confederazione del Lavoro, e sia, al piano superiore, quella della IV internazionale. Questa situazione durò fino agli inizi degli anni '50. Durante le manifestazioni, nel 1950-1951, i cortei, dovendo attraversare quella strada, erano costretti a passare sotto le bandiere della C.d.L. Mangano. Egli aveva sèguito soprattutto tra gli edili, che in buona parte subivano ancora l'influenza di Michele Angiolillo, anarchico foggiano che a fine secolo uccise il Primo Ministro di Spagna. S

 

[Da La giovane Talpa]:

Al doppio appuntamento del 25 luglio e dell’8 settembre 1943, quindi, i militanti italiani che hanno mantenuto le consegne di Trotsky sono una manciata. Tra questi c’è sicuramente Nicola Di Bartolomeo. Divenuto trotskista in esilio (dopo essere stato bordighista) non ha mai legato con il gruppo dei "tre". Combattente in Spagna prima nelle fila del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista) e poi nel gruppo Le Soviet da lui stesso promosso, si trova in confino alle isole Tremiti quando crolla il Regime fascista.

Tornato in libertà, con i compagni del confino organizza un piccolo gruppo trotskista, che agisce nel Sud Italia all’interno del Partito Socialista, mentre è in prima persona coinvolto nella ricostruzione e organizzazione della CGL in Campania.

Nel frattempo entra in contatto con un marine di stanza a Napoli militante del Workers’ Party e quindi con altri soldati trotskisti dell’esercito alleato. Sono questi a segnalargli di aver visto in Puglia dei manifesti inneggianti alla Quarta Internazionale. In realtà il POC (Partito Operaio Comunista), diretto da Romeo Mangano, che ha diffuso quei manifesti, è un piccolo partito con un discreto radicamento regionale, molto più affine alle posizioni classiche della Sinistra Comunista Italiana che al trotskismo. Di Bartolomeo finirà per realizzare con questa organizzazione un’affrettata unificazione all’inizio del 1945, che darà vita al POC (Bolscevico-Leninista) sezione ufficiale della Quarta Internazionale in Italia.

L’inizio di un chiarimento tra il Segretariato Internazionale della Quarta Internazionale e i militanti pugliesi (che rappresentano la stragrande maggioranza del POC (b-l), cui nel frattempo aveva aderito Libero Villone proveniente dalla esperienza della Frazione dei Socialisti e Comunisti Italiani con Amadeo Bordiga) avverrà solo a partire dal 1947, quando un gruppo di giovani militanti socialisti aderenti alla corrente di Iniziativa Socialista entra in contatto con la Quarta Internazionale.

 

[Da Biocca: Silone, i comunisti e la polizia]:

La polizia disponeva di ben altre fonti sulla presenza italiana nella terra dei Soviet, ottenute da una miriade di emigranti delusi, da emanazioni spionistiche dell'ambasciata di Mosca e dei consolati, da infiltrati in grado di trasmettere delibere originali della III Internazionale. L'impostazione documentaria e autoreferenziale del libro ha precluso l'utilizzo della letteratura in materia: nella fattispecie, per lo spionaggio italiano in Urss, del volume di Giorgio Fabre Roma a Mosca, edito da Dedalo nel 1990. Se si vuole avere la misura, per quegli anni, di relazioni informative rilevanti, si vedano, nei fondi dell'Acs - per la rete comunista nell'emigrazione e per l'organizzazione clandestina interna - i memoriali di Ugo Osteria, di Romeo Mangano, di Umberto Ferrari, di Ugo Girone, di Eros Vecchi e di tanti altri che, assoldati dalla polizia, consentirono decine e decine di arresti. Personaggi la cui assenza lascia un vuoto, anche solo prospettico, in queste pagine (al pianeta degli informatori si riferisce Biocca citando i due casi di Jonna e Quaglia, ma il richiamo è incidentale, dovuto al fatto che i nomi dei due traditori figurano in una nota di "Silvestri").

 

[Da Wikipedia]:

Contemporaneamente, a Napoli si formò un consistente gruppo, che faceva riferimento all’anziano comunista Ludovico Tarsia e al segretario della CGL rossa, Enrico Russo. In seguito alle numerose espulsioni dal PCI, nella seconda metà del 1944, i dissidenti costituirono a Napoli la Frazione di Sinistra dei Comunisti e dei Socialisti Italiani, con lo scopo di unificare i diversi gruppi di opposizione, che erano sorti in numerose località del Meridione. Punti di riferimento erano sempre dirigenti di Federazione, come Francesco Maruca a Catanzaro, Fortunato La Camera a Cosenza e Romeo Mangano a Foggia, che avevano maturato le loro esperienze nel «biennio rosso» e avevano partecipato alla fondazione del Partito Comunista d'Italia. A Roma, aderirono alla Frazione alcuni militanti del Movimento Comunista d'Italia (meglio noto come Bandiera Rossa), tra cui Otello Terzani. In questo periodo, la Frazione pubblicò a Napoli «Il Proletario» e a Roma «La Sinistra Proletaria».

 

[Da una tesi di laurea su Internet]:

Anche in provincia di Foggia il panorama politico all’interno del Psi era, in quegli anni in fermento. In Capitanata il movimento socialista già nel periodo anteriore alla prima guerra mondiale era molto più forte rispetto alle altre regioni meridionali. Nel trasversale dibattito tra gli "interventisti" e i contrari alla guerra all’interno del movimento socialista di Capitanata si distinsero e destarono forte scalpore le posizioni dei due più importanti leader locali: Giuseppe Di Vittorio di Cerignola, interventista e soldato, e Leone Mucci, contrario alla guerra e divenuto, per questo motivo, perseguitato politico. Ma se nel caso di Mucci si può parlare di caso di coscienza dettato dalle sue radici culturali che erano ben salde nel "socialismo umanitario a sfondo evangelico" , il caso di Di Vittorio è senz’altro più clamoroso. Il futuro maggiore sindacalista italiano dichiarò la sua posizione interventista con un articolo, addirittura, sul "Popolo d’Italia", il giornale di Mussolini, che, va ricordato, fu il maggiore esponente dei socialisti interventisti e per questo espulso dal Psi. Ma Di Vittorio mutò ben presto la sua posizione, quando, avendo conosciuto personalmente in battaglia le amarezze della guerra, diede vita, dall’interno, ad un’accanita attività sovversiva. I giovani socialisti, con il loro segretario Mangano, assunsero invece una chiara posizione contraria alla guerra e diedero vita a numerose azioni di boicottaggio.

Dopo la guerra, la situazione in Capitanata, soprattutto nelle campagne, era disastrosa e la disoccupazione dilagava. In questo contesto riprese l’attività del Psi anche grazie alla presenza nelle sezioni, nella federazione e negli organismi di massa di numerosi elementi giovani che, su posizioni radicali, avevano dato notevole impulso all’azione politica. I giovani della Fgs avevano individuato i limiti del proprio partito ed andavano alla ricerca di nuove soluzioni più adatte ai tempi e alla situazione politica. Punto di riferimento indiscusso di tutto il Partito era Ruggero Grieco, nativo di Foggia.

La geografia politica del Psi di Capitanata era la seguente:

a) La corrente bordighiana era, almeno in un primo momento, quella maggioritaria. Le figure più importanti erano Emilio Amoroso, Romeo Mangano, segretario della Fgs, e Luigi Allegato.

b) La corrente "massimalista" era guidata da Domenico Fioritto. Ne facevano parte la maggioranza degli esponenti istituzionali del Partito.

c) La corrente "socialdemocratica" era la più piccola, aveva solo pochissimi quadri ed era caratterizzata da scarsa visibilità politica.

Questi schieramenti si fronteggiarono nell’importante dibattito che aveva preceduto il Congresso nazionale di Livorno. Il Congresso provinciale si svolse a Foggia nel dicembre del 1920 e i delegati delle 20 sezioni si trovarono a votare per due mozioni contrapposte. La prima, con primo firmatario il segretario uscente Euclide Trematore, ottenne la maggioranza dei consensi, ed univa la corrente riformista e quella massimalista, mentre la seconda, con primo firmatario Mangano, ottenne la maggioranza solo in due sezioni e chiedeva l’adesione alla frazione comunista. Il Congresso provinciale della Fgs, tenutosi pochi giorni dopo, vide invece prevalere nettamente la componente comunista e per questo motivo quel Congresso divenne il I Congresso giovanile comunista.

Anche in Capitanata, quindi, la scissione era nei fatti; Luigi Allegato racconta di come al Congresso nazionale le correnti si riunivano solo al loro interno e che la corrente comunista, pur essendo molto eterogenea, tenne un’importante assemblea che "riuscì benissimo". Allegato ricorda che quella occasione rappresentò il suo primo incontro con Antonio Gramsci. La delegazione foggiana era composta, tra gli altri, da Trematore, Vacca, Maitilasso, Mucci, Fioritto per la maggioranza e Mangano, Amoroso e Allegato per la frazione comunista. Qualche giorno dopo nel Congresso nazionale dei giovani, che diede vita alla Federazione Giovanile Comunista Italiana (Fgci), Mangano entrò nel Comitato centrale.

Al ritorno da Livorno la scissione coinvolse anche la base e a San Severo, luogo di maggiore radicamento della corrente comunista, su 40 consiglieri comunali 20 passarono al Partito comunista. Alla Provincia di Foggia solo 2 consiglieri su 24 si dichiararono comunisti ed essi furono i sanseveresi Emilio Amoroso e Luigi Allegato.

 

[Da un sito di ricordi foggiani]:

Al tempo del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) il PCI ebbe a Manfredonia un ispiratore e organizzatore in Federico Rolfi, uno della vigilia comunista di Foggia, arricchitosi durante il fascismocol duro lavoro di artigiano tappezziere e di commerciante (sarà selvaggiamente criticato anche in documenti a stampa dall'ex-compagno, Romeo Mangano, ferroviere, servitore dell'OVRA e, dopo il 25 luglio, furbescamente nominatosi capo di una fantomatica centrale foggiana della Internazionale). A Manfredonia era numeroso e attivo anche il Partito d'Azione, nel quadro di una federazione provinciale da me organizzata, sulla base di sezioni e gruppi, quasi in tutti i comuni dauni: tessere pagate nel 1944 circa 5.500! Esponenti dei Partito a Manfredonia l'avv. Michele Lanzetta, il rag. Vincenzo Bissanti... Lanzetta, commissario e poi sindaco della Città, per temperamento e per mancanza di tempo, sembrava tutto preso a ridurre sempre più la presenza politica, acendosi assorbire dalle cure municipali, rese pressanti dal difficile dialogo con gli Alleati

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