4. Due lettere sulla questione spaziale

Parigi [ricevuta il 9 maggio 1961. La lettera è scritta da mano francese in italiano, abbiamo leggermente corretto l'ortografia]

Caro Amadeo,

Non so se hai scritto tu l'articolo Il primo assaggio dello spazio extraterrestre, ma vorrei segnalarti due argomenti che mi sembrano erronei.

1) (Poco importante) La giustificazione del fatto che Gagarin non vagasse nella cabina. E' probabile che fosse legato, ma non tanto per ragioni meccaniche. Quale che fosse il movimento di Gagarin nella cabina, lo spostamento del centro di gravità del sistema cabina-Gagarin è lo stesso. Gagarin può ballare nella cabina; questi cambia la posizione del centro di gravità rispetto alla cabina (pochissimo) ma non può cambiare la traiettoria del centro di gravità.

Gagarin fu legato piuttosto per non spezzarsi la testa alla partenza e all'arrivo, anche perché non si sapeva se sarebbe arrivato vivo o morto!

2) Il secondo punto è più importante. Nell'articolo si dice che noi neghiamo, o che almeno non è stato dimostrato, che l'effetto sulla vita sia lo stesso nel caso di una forza centrifuga piccola equilibrante una forza gravitazionale piccola, o nel caso di due forze grandi in equilibrio.

E' vero, in un certo senso, che ciò non è stato dimostrato, ma deriva direttamente dal principio fondamentale della Relatività Generale, principio che afferma, in altre parole, che campo gravitazionale e campo d'inerzia hanno la stessa natura.

Infatti il principio (detto di equivalenza) dice che localmente un campo gravitazionale può sempre interpretarsi come un campo d'inerzia e viceversa; che nessun esperimento può attribuire un significato assoluto all'una o all'altra interpretazione. In altre parole, c'è un solo fenomeno che può essere presentato con l'una o con l'altra definizione, ed è descritto unitariamente nella geometria riemanniana.

Ora, ci sono due possibilità:

a) si nega questo principio; è possibile, perché è un postulato, dimostrato solo negativamente, se così posso dire, non c'è dimostrazione positiva assoluta e diretta. Ma allora si butta via tutta la relatività. E' vero che anche la relatività non è stata propriamente dimostrata; è vero che né la relatività generale, né la teoria einsteniana della gravitazione sono provate o sono del tutto soddisfacenti; ma mi sembra ci sia un certo grado di evidenza, tanto sperimentale quanto teorica, per farci ammettere almeno i principi generali della relatività. Sappiamo bene che la relatività non è "l'ultima parola" della conoscenza, ma mi pare difficile negarla semplicemente. Essa dovrà essere "negata" da una teoria in grado di integrarla.

b) Se allora ammettiamo i principi generali della relatività, dobbiamo ammettere il principio d'equivalenza. E allora non c'è "vita" o "non-vita". Se la sola realtà è il campo einsteniano, è lo stesso per una pietra o per me. La relatività dimostra che quando un sistema è lasciato libero di seguire le forze del campo gravitazionale, in altre parole quando la sua linea d'universo è una geodetica dello spazio-tempo, questo sistema è un sistema inerziale (facendo astrazione dalle attrazioni interne) o di Galileo, dove il campo è nullo. E se la relatività non è completamente falsa, questo dev'essere vero ovunque: nello spazio intersiderale e anche quando un uomo si butta dalla finestra (facendo astrazione dalla resistenza dell'aria).

E' uno dei "paradossi" di Einstein: un sistema è sottratto all'azione delle forze gravitazionali precisamente quando "cade" sotto l'azione di queste forze.

Dev'essere evidente che questa mia critica non vuole cambiare la conclusione dell'articolo. Proprio il contrario: la faccio perché a me sembra pericoloso sostenere una posizione generale così giusta con un argomento così carente.

In generale non ho mai capito perché, nella critica dell'illuminismo cosmoballistico e cosmonautico, hai dato tanta importanza all'aspetto: "non ci siete ancora!". E' vero, per esempio, che anche la mia prima reazione fu: "parlate del cosmo e siete ancora al 5% del raggio terrestre!". Sono d'accordo che si deve denunziare il battage pubblicitario al di sotto di qualsiasi scienza, ma insistere troppo su questo aspetto conduce ad una polemica, come dire, difensiva. Oggi essi sono qui, domani saranno là, e noi sembriamo rinculare di fronte al loro "progresso tecnico".

Cosa più grave, siamo così condotti ad entrare un po' nel loro gioco. Sono loro che hanno l'interesse a sublimare le difficoltà tecniche per far apparire più gloriosa ancora la vittoria. Penso che non dovremmo dare tale importanza ai problemi "tecnici".

Un esempio. Non mi stupisce che l'uomo possa sopportare l'assenza di gravità. In modo forse naïf dico così: l'uomo è adatto ad un certo campo gravitazionale longitudinale quando poggi sui piedi; non lo sopporta altrettanto bene quando, mettendosi a testa in giù, il campo gravitazionale si inverte di direzione. Ma sopporta benissimo l'assenza di un campo longitudinale: basta andare a letto per vederlo. Allo stesso modo si vede che può sopportare il campo terrestre in ogni direzione trasversale. E' probabile che possa vivere in assenza di gravitazione. La cosa che è da temere, piuttosto, è un campo d'accelerazione troppo forte alla partenza e all'arrivo. Ma mi sembra inutile prendere posizione su questo problema della partenza graduale, dato che questo tema è al momento surriscaldato. Così è per tutti i problemi di questo tipo.

Non mi sembra utile insistere tanto sul fatto che hanno dimostrato finora che l'uomo sopporta soltanto per tot minuti tali condizioni. Ammettiamo subito che l'uomo può sopportare condizioni mille volte peggiori. Bella conquista! Lo sappiamo benissimo che l'uomo sopporta molto prima di crepare. Sappiamo che la vita umana è "possibile" a 1.000 metri sotto terra o a 4.000 sotto il mare. Ma non siamo interessati ad andarci ad installare al fondo dell'Atlantico!

E' probabile che il lavoro extraterrestre (qualunque esso sia) sarà fatto da robot, ma è anche possibile che il capitalismo utilizzi degli uomini per certe funzioni. Questa sarebbe non una "conquista" ma una condanna a lavorare in condizioni più dure di quelle dei minatori e dei palombari!

Il capitalismo si gloria di far vivere gli uomini in condizioni sempre più terribili. Ecco la confessione! Vuole sempre farci sopportare di più. Noi vogliamo precisamente l'inverso!

Ti scrivo tutto questo perché è possibile che debba fare una Note d'actualité su Gagarin & Co. Penso di tralasciare tutta la discussione tecnica per insistere su questo aspetto, sulla mistica mistificatrice e sulla critica del "cosmocolonialismo".

Se hai un momento, scrivimi che cosa ne pensi.

Fraternamente J. P.

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Napoli, 14 maggio 1961

Corso Garibaldi, 412

Caro J. P.

l'articolo di cui tu parli nella tua senza data trasmessami da R. è mio come tutti quelli sulla sarabanda spaziale.

La tua prima osservazione dipende dal fatto che non ho potuto spiegare nel giornale quello che obiettavo alla descrizione del ballare di Gagarin nella cabina; la seconda invece è proprio quella che tu hai capita, ma non sono d'accordo sulla tua soluzione.

Primo punto. Non dico che muovendosi l'uomo, la nave devia dalla sua orbita kepleriana. Tutt'al più un'altra minima "perturbazione" si va ad aggiungere alle moltissime che in pratica agiscono. Ma io penso solo alla incolumità biologica del navigatore. E' chiaro che se esso non è legato nella fase di partenza e di arrivo si ammazza, ma io nego che possa fare il "cane sciolto" a mezzo del volo.

Il mio ragionamento è questo. La nave e il suo baricentro descrivono una ellisse in modo che vi sia equilibrio tra la gravità (circa 0,9G) e una forza centrifuga uguale ed opposta. Se l'astronauta (o un oggetto qualunque) si muove nella cabina nel senso dell'asse terrestre, mutano le condizioni di equilibrio. L'attrazione non muta praticamente, ma può mutare il raggio della traiettoria dell'oggetto (nello spazio) e la curvatura di essa. Essa può divenire una retta se lo spostamento del corpo si fa nello stesso tempo in cui la nave descrive il suo arco a 8.000 metri al secondo. Allora può accadere che 0,9G agiscano e -0,9G non agiscano, con cozzi contro le pareti. Lascio a te di fare il calcolo che confronti la corda con la freccia dell'arco, che si può supporre un cerchio. Mentre Gagarin urta malamente la testa sotto una specie di moto pendolare, la nave corre regolarmente... e ci scappa il morto.

Quindi Gagarin se non è morto era legato sempre.

Tuo secondo punto. Che avviene se a grande distanza la accelerazione nei due sensi scende a 0,01G o a zero addirittura? Io dico che manca la prova sperimentale che l'uomo può vivere e tu sei d'accordo. Ma vuoi dedurre la identità delle conseguenze nei due casi dalla relatività generale. Da tale teoria, che non ho difficoltà a supporre vera, non escono per ora (e fino alla società comunista) conseguenze deducibili che vincolino la biochimica e il comportamento degli organismi vivi. La identità della massa inerziale e gravitazionale alla scala delle velocità astronomiche non ha bisogno del reticolo deformato secondo Riemann nello spazio-tempo di Minkowski: è un dato che Galileo e Newton stabiliscono per un sasso o per la Luna.

Quindi come meccanici e matematici i problemi del volo umano li possiamo teorizzare o secondo Einstein o secondo la fisica del liceo: nulla cambia. Sui fenomeni dell'essere vivente non possiamo dedurre dalla fisica matematica (a me piacerebbe, ma quale scandalo per gli indeterministi moderni!) ma per ora solo dalla esperienza, che con Gagarin non è stata data.

Permettiamoci di fare un poco di fantascienza. Io da empirista e intuitivo e non scienziato di professione azzardo una tesi: il vivente può esistere solo se il corpo celeste che lo ospita è tanto più grande di lui da attrarlo in modo prevalente. La butto lì e potrà essere una fesseria.

Saresti capace di dedurla proprio dal principio "filosofico" di Einstein sulla identità (non quantitativa, che non mi importa, ma qualitativa e di categoria) tra massa inerziale e gravitazionale? Io ci sento qualcosa ad orecchio - come scienza non la pratico che ad orecchio, non essendo nato dopo la fine del mercantilismo. Il mio tempo è limitato e ne chiedo a voi giovani. Mando la tua e questa in copia ad un compagno fisico matematico come te.

Vengo al tuo articolo sul lato sociale. Io credo che come partito ci interessi smascherare il cinismo scientifico nella mascherata pubblicitaria; tu, come molti, preferiresti che non ci compromettessimo nel sostenere limiti che l'avvenire potrebbe valicare.

Ma non trovo giusto pensare che la borghesia voglia torturare le masse umane facendole viaggiare nello spazio. E' chiaro che non lo farà mai, ma in ogni caso ci risponderanno che per ogni scoperta è stato così: sacrificio e disagio iniziale; nello sviluppo comodità e agio generale.

La differenza storica è un'altra. All'inizio dell'era borghese la scienza era rispettabile, ma allora i pionieri hanno dato tutto del loro e se non sono morti nelle prove lo sono di fame; hanno dato cervello, capitale, e pagato di persona rischiando la morte cento volte. Ma oggi in economia mercantile la equazione rischio = benefizio è garantita.

Nell'epoca attuale la iniziativa non è dell'individuo ma dello Stato. L'uomo cavia (Gagarin o Shepard) è passivo e non ha scoperto... l'America. Inoltre lui e la... moglie fanno un ottimo affare. E' la società che è fregata, come dimostra lo stesso manchesteriano Corbino (Epicarmo). Lo Stato odierno usa la suggestione superstiziosa della scienza come i preti quella di Dio, per mantenere il privilegio della classe dominante, della forma mercantile dominante, il che è lo stesso. Questa mi sembra la tesi da svolgere anche per far capire a... Corbino che le sproporzionate spese si spiegano se si tratta non di tecnologia ma di propaganda di classe e di pubblicità per la forma mercantile e il suo futuro. Spero di essere stato abbastanza chiaro. Ti saluto caramente.

Amadeo.

Commento alle lettere:

Gagarin, Titov e i primi astronauti erano assicurati con cinghie, ma oggi, una volta che siano terminate le operazioni per rimanere in orbita e prima di iniziare il rientro, gli astronauti volteggiano negli spazi interni delle navicelle abbastanza disinvoltamente. La deriva degli oggetti esiste, ma non è tale da provocare danni e non si capisce come possa essere stata calcolata una pericolosa traiettoria nel caso in cui l'astronauta percorra la corda invece dell'arco orbitale. Probabilmente qui c'è un banale errore. Comunque non è questa la cosa più importante, come fa anche notare l'autore della prima lettera.

Ciò che invece rimane senza spiegazione è la sicurezza con cui Bordiga afferma (e lo farà in altri articoli anche dopo la lettera) la non-equivalenza fra gravitazione e inerzia, contraddicendo risultati acquisiti e per ora dimostratisi inattaccabili. Per questo problema rimandiamo al capitoletto apposito della prima parte del volume, dove si dimostra vero che non si tratta di un problema quantitativo ma qualitativo, di categoria. Occorre solo far notare al lettore che Bordiga non contesta il principio di equivalenza in sé, ma il fatto che la differenza si faccia sentire sulla materia vivente. Infatti il suo interlocutore lo riprende facendo notare che sulle questioni fisiche "non c'è vita o non-vita; se la sola realtà è il campo einsteniano, è lo stesso per una pietra o per me". Questa affermazione sarebbe passabile in un contesto diverso, per esempio in una discussione generale sulla teoria di Einstein, ma non ha valore di fronte ad un'ipotesi di critica alla teoria stessa basata su un ipotetico punto debole. Infatti si tratta di un problema generale della fisica che è indipendente dal tema che stiamo discutendo ed è riconosciuto da chi critica; sarebbe come dire che si vuole approfondire un problema e sentirsi rispondere: non c'è problema. La struttura moderna della scienza non conosce una simile risposta, il compagno commette un errore tipico della vecchia epistemologia, rivoluzionaria, ma della rivoluzione borghese. In breve pretende di dimostrare una certezza raggiunta e difenderla, mentre non sta ad ascoltare chi gli chiede un più alto e potente grado di certezza: quale sarebbe il dato sperimentale o la nuova costruzione teorica in grado di farti abbandonare il gradino raggiunto? Il marxista non è mai colui che dice semplicemente: Marx ha ragione; dice piuttosto: se la dinamica del comunismo non fosse dimostrata ogni giorno nel procedere del capitalismo verso la sua negazione, se la teoria non si dimostrasse ancora più potente nel tempo attraverso dimostrazioni e capitolazioni dell'avversario di fronte ad essa, sarebbe da buttar via.

Ma veniamo alla questione specifica. Una delle simmetrie fondamentali della materia (simmetria CPT, Carica, Parità e Tempo) ci dice che alla natura non interessa fare distinzioni fra destra e sinistra, passato e futuro, carica di un segno o carica di segno opposto. Solo i sistemi viventi, per intrinseche necessità, fanno questa distinzione, perché nascono e muoiono, hanno una simmetria di movimento verso obiettivi esterni al loro perimetro fisico, hanno soprattutto un apparato di memoria che registra sequenze. Il vivente è altamente orientato nel tempo anche perché rappresenta il massimo esempio di sistema termodinamico che acquista energia dall'ambiente per invertire la sua propria dissipazione di energia. La materia non-vivente è dunque diversa, per quanto ovviamente i marxisti rifiutino l'antica dualità fra natura fisica e pensiero. Una volta che risultasse dimostrato un effetto misurabile della differenza obiettiva esistente fra un sistema inerziale locale intorno ad una grande massa planetaria e un altro in viaggio nello spazio lontano da masse, sarebbe dimostrata conseguentemente anche l'ipotesi di Bordiga sulla differenza fra vita e non-vita, fra me e la pietra (197).

Qual è infatti l'atteggiamento di Bordiga di fronte alla critica? Egli invita l'interlocutore a fare un po' di fantascienza e ad ammettere per un momento che gli organismi biologici possano vivere soltanto in presenza di una gravità, cioè di una massa abbastanza grande da attrarli con l'intensità simile a quella terrestre. Ammette che potrebbe essere una fesseria, ma chiede se per caso non si possa rovesciare la questione, cioè immaginare che ciò sia corretto e provare a spiegarlo proprio partendo dal principio "filosofico" di Einstein.

Perché il principio di equivalenza viene chiamato "filosofico"? Da un punto di vista strettamente scientifico la questione si dovrebbe risolvere così: il principio di equivalenza è provato con esperimenti condotti con grande precisione con l'ausilio di strumentazione tecnica (non è cioè una dimostrazione astratta); essendoci la prova ed essendo la questione universalmente accettata, l'assunto ha valore di legge. Di filosofico non sembrerebbe esserci proprio nulla. Ma Bordiga si appella al fatto che manca una verifica sperimentale condotta con organismi biologici: è sufficiente ciò per rendere insicure le dimostrazioni precedenti? La sua risposta è: sì, perché l'organismo biologico si è evoluto in presenza di massa e non di inerzia; esso introduce una variabile qualitativa, di categoria, e non più semplicemente quantitativa, tant'è vero che anche l'interlocutore sottolinea che il principio di equivalenza ha valore esclusivamente locale.

Fino a che non si ha la verifica sperimentale, non si ha certezza, in quanto un percorso scientifico fino in fondo reclama la ripetibilità secondo tutte le condizioni conosciute; quindi mancando la condizione della prova con gli organismi biologici la domanda era legittima. Oggi sappiamo che l'uomo non solo sopravvive in stato di imponderabilità, ma anche in situazioni di lontananza da un campo gravitazionale "vero", dovuto ad una massa consistente. Le missioni Apollo hanno portato molti uomini nelle condizioni richieste da Bordiga per avere la "prova".

Se dovessimo continuare il suo discorso dovremmo dire: "ma essi sono stati lontani solo n giorni", e si potrebbe continuare così, fino a che non sia definitivamente assodato che l'uomo può vivere e riprodursi nello spazio lontano da un pianeta o corpo astrale con massa simile. Per quanto tutto ciò sembri assurdo secondo le conoscenze attuali, ogni nuova scoperta scientifica, cioè quella che rompe le conoscenze consolidate, scaturisce secondo questo metodo. Quando vi è qualcosa che incomincia ad incrinarsi nella vecchia struttura, ecco allora che la nuova conoscenza appresta le artiglierie per abbattere le barriere che le impediscono di emergere e avanzare.

La prova che Bordiga stava facendo un discorso profondo e non un giochino per rompere le scatole al prossimo sta nella frase successiva: "Io ci sento qualcosa ad orecchio non essendo nato dopo la fine del mercantilismo". Galileo, prima di approfondire i suoi studi e metterli sulla carta per i posteri, avrebbe detto: io ci sento qualcosa ad orecchio, non essendo nato dopo la fine del feudalesimo. L'analogia ha un riscontro: Galileo, nel suo Dialogo dei massimi sistemi, ad un certo punto fa intervenire Sagredo per bloccare gli sproloqui dell'aristotelico Simplicio che sta parlando di maree prodotte dalla Luna. Non vuol sentir parlare di "possanza" del satellite atta a "rarefar l'acqua, la quale, rarefatta, viene a sollevarsi". Galileo sente ad orecchio che questa storia dell'acqua rarefatta è una fesseria e fa in modo che l'altro personaggio, il razionale Salviati, spari con le sue artiglierie contro il peripatetico. A questo punto Galileo dice, per bocca del suo personaggio, delle fesserie più grosse di quelle di Simplicio, il quale, a parte la rarefazione del liquido, espone una teoria delle maree non troppo astrusa, anzi, quasi corretta. Ma il "torto" razionalista di Galileo (evidente oggi che sappiamo tutto sulle maree) è fecondo di nuovi sviluppi, mentre la "ragione" metafisica di Simplicio con la sua acqua rarefatta verrà spazzata via.

Sappiamo che Bordiga in questo caso dice una fesseria secondo un'interpretazione manichea delle leggi conosciute, ma il problema è posto correttamente. Egli in fondo non ha nessuna remora ad essere "smentito" e afferma: io dico una stupidaggine, può darsi, ma tu devi demolirla con delle prove, "il mio tempo è limitato e ne chiedo a voi giovani. Mando la tua e questa in copia ad un compagno fisico matematico come te". La risposta non venne, e non poteva venire: nessun fisico e nessun biologo potrebbe ancor oggi rispondere con sicurezza alla questione, perché la fisica moderna riesce a dare risposte su tutto il mondo reale tranne che sul fenomeno gravitazionale, figuriamoci sui micro-effetti della gravitazione sul vivente nello spazio lontano. Può darsi che un sistema vivente, con miliardi di miliardi di miliardi di particelle in relazione tra loro, possegga forze interne in grado di sopraffare la tenue azione gravitazionale e renderla ininfluente, ma per adesso l'unica risposta possibile diventa davvero la prova del budino: per sapere che gusto ha, bisogna mangiarlo. Quello che si sa è che gravità e inerzia sono fenomeni misurabili e identificabili come se avessero la stessa natura. Si sa che uomini sono sopravvissuti nello spazio per più di un anno in stato di imponderabilità. Quindi, se noi riproducessimo nello spazio lontano un ambiente non-inerziale (cioè accelerato o rotante) simile a quello terrestre e con acqua, aria, cibo ecc., l'uomo potrebbe vivere ancor meglio che nelle attuali capsule e forse anche riprodursi. Ma non ci abbiamo mai provato. Relativamente lontano dalla massa terrestre non siamo mai stati se non per pochi giorni, con individui super condizionati. Nessuno saprebbe, ancor oggi, dimostrare scientificamente in anticipo che un viaggio di un paio d'anni su Marte non sarebbe dannoso per l'organismo umano a causa della quasi assenza di campo.

Dal punto di vista sociale Bordiga sostiene che, come partito, ci interessa smascherare il rigurgito di idealismo e anche l'imbonimento propagandistico a favore della società capitalistica. E si rivolge al compagno quasi accusandolo di perdere di vista questo compito fondamentale: "Tu, come molti, preferiresti che non ci compromettessimo nel sostenere limiti che l'avvenire potrebbe valicare". E in tutti gli articoli successivi si compromette ancora di più. Questo è tipico di Bordiga, che non aveva in minima considerazione "ciò che diceva la gente", essendo molto più interessato ad una struttura di lavoro e ad un ambiente di partito che impedisse ai militanti di pensare come la "gente".

La sua risposta è importante anche nella parte in cui confuta fermamente il piagnisteo tipico di tutti i marxisti traballanti, che scambiano il comunismo come un movimento morale teso a far finire le sofferenze del proletariato e degli oppressi. Ora, è vero che esiste la sofferenza e che essa sarà relegata ad un infame passato, ma è sciocco dire che: "il capitalismo si gloria di far vivere gli uomini in condizioni sempre più terribili. Ecco la confessione! Vuole sempre farci sopportare di più. Noi vogliamo precisamente l'inverso!". Il capitalismo non può volere per definizione: altrimenti non sarebbe una società anarchica e incontrollabile. I capitalisti non vogliono che i proletari soffrano, come se fossero dei sadici. Allo stesso modo i comunisti non vogliono alleviare le sofferenze del proletariato come se fossero dei buoni samaritani. Essi sono gli interpreti del divenire di una società diversa e in questo senso sono anche gli unici in grado di avere un'organizzazione rivoluzionaria che dirigerà la rivoluzione comunista. Questa sì sarà in grado di eliminare la sofferenza dovuta alla divisione in classi della società.

La tesi da svolgere è che la cuccagna privata delle spese statali, cosmo compreso, è una fregatura per l'intera società, e non solo dal punto di vista economico. L'immane spesa è sostenuta per il profitto degli industriali spaziali, ma certamente è anche un supporto per l'apologia della classe dominante e della forma capitalistica di sfruttamento, un esorcismo per poter ancora avere un futuro. "Spero di essere stato abbastanza chiaro", taglia corto Bordiga alla fine della sua lettera, rivolto non tanto all'interlocutore, che era un buon compagno, quanto ai troppi "oscitanti"; ma non c'è chiarezza che possa far vedere i ciechi o parola che possa far sentire i sordi.

Note

(197) Una équipe internazionale operante al CERN di Ginevra ha annunciato che sarebbe stata scoperta una violazione della simmetria CPT a livello di particelle elementari. Ciò significherebbe la scoperta di una "freccia del tempo" non solo nei sistemi dissipativi, in specie quelli viventi, ma anche nei componenti della materia. Rileviamo, però, che gli stessi scienziati ammettono l'esistenza di un orientamento temporale solo nelle singole particelle e non nella materia da esse composta; occorrerà attendere la pubblicazione dei risultati, ma sembra evidente che, in caso di conferma, ne verrebbe coinvolta la teoria dei campi (F. Prattico, "La freccia del tempo infilza la materia", in La Repubblica del 21 dicembre 1998).

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