Newsletter numero 91, 3 aprile 2006

Vae victis Yugoslavia

Nell'epoca della guerra totale non ci si accontenta di sconfiggere i nemici, li si giudica in tribunali inventati ad hoc. Gli USA hanno il brevetto, con Norimberga, per questo non riconoscono ad altri il diritto di giudizio. Nemmeno all'ONU. Non si sa mai, dicono esplicitamente a Washington: nei tribunali altrui potrebbero finirci dei "criminali di guerra" americani. Una volta balcanizzata la Yugoslavia, il suo ex presidente Milosevic, abbastanza ottuso da partecipare al massacro proprio come volevano i suoi nemici, era ormai un testimone scomodo, inutile. Suicida, assassinato o semplicemente ammalato, con l'estendersi della balcanizzazione all'intera Europa era diventato obsoleto come una merce usa e getta. S'era trincerato nell'autodifesa, cercando di attaccare con il non "riconoscere" il tribunale, ma era solo riuscito a mettere in evidenza che ogni capo di Stato in guerra non può essere "innocente", anche se gli altri non hanno titoli di verginità per giudicarlo. La forza è l'unico giudice nelle contese fra potenze, e la commedia dei processi non serve che ad alimentare il fiorente mercato delle partigianerie.

1949: Capitalismo e processi politici
2001: Processo a Milosevic

Cresce il Pil, diminuisce l'occupazione

Nel 2005 il valore totale prodotto nel mondo (PIL) è cresciuto del 4,3% . La popolazione nel frattempo è aumentatadell'1,2%, raggiungendo i 6,5 miliardi di umani stipati sul pianeta e ribassando quindi la crescita pro-capite al 3,1%. In compenso gli occupati sono diminuiti dell'1,16% in totale, quelli dell'industria ancora di più. Siccome da anni cresce la disoccupazione mentre si incrementa anche se di poco il PIL, risultano dimostrati due pilastri della teoria del valore: 1) la legge della miseria crescente; 2) la legge della caduta del saggio di profitto (aumento della produttività, del plusvalore prodotto da una singola fabbrica, ma diminuzione di quello prodotto ex novo globalmente). Mentre un tempo licenziavano le aziende in crisi, adesso licenziano le aziende più efficienti, che possono investire in automazione e dislocare gli stabilimenti in aree del mondo dove la manodopera costa meno. Queste sono le ragioni materiali dell'ambiguità nelle rivendicazioni proletarie: da una parte la difesa a oltranza delle condizioni conquistate, dall'altra la mancanza di solidarietà nei confronti dei proletari senza lavoro o schiavizzati con lavori precari, impossibilitati ad organizzarsi in strutture sindacali non solo integrate completamente nello Stato ma anche fatte per un'organizzazione del lavoro di altri tempi. Per questo la richiesta internazionale di una riduzione drastica della giornata lavorativa non sarebbe solo una "rivendicazione" vantaggiosa ma una guerra contro il tempo di lavoro a favore del tempo di vita. Una vera anticipazione della società futura.

1948: Occupazione e disoccupazione
1997: "Diritto al lavoro" o libertà dal lavoro salariato?
2002: Il lavoro prossimo venturo

Investimenti spazzatura

La media nazionale della raccolta differenziata di rifiuti in Italia è salita al 24% (max. Piemonte 43,9%, min. Basilicata 3,6%, media Mezzogiorno 10%). Mentre nel Centro-Nord questo tipo di operazione rientra nel solito business aziendale che gravita intorno agli appalti, nel Centro-Sud rappresenta uno dei tanti modi escogitati dallo Stato e dagli enti locali per attirare plusvalore e generare posti di lavoro fasulli. Un progetto straordinario per sviluppare la raccolta differenziata in alcune aree pilota meridionali prevede un investimento di 6 milioni di euro nel triennio 2006-2008 per una popolazione di circa 7 milioni di abitanti. La cifra è relativamente bassa ma, come in ogni progetto "straordinario" di questo genere, aumenterà secondo il solito principio "spesa pubblica = cuccagna privata". Nessuno è ecologista nel mondo del denaro, nemmeno gli ecologisti, che fanno della loro materia più una religione che una scienza. E comunque l'ecologismo capitalistico non può che risolversi, in ogni caso, in consumo... di "ecologia".

2001: Controllo dei consumi, sviluppo dei bisogni umani

Non più mors tua, vita mea ma morte del capitale e vita dell'umanità

Il regista Costa Gavras firma con "Cacciatore di teste" una realistica e quindi agghiacciante descrizione delle logiche della competizione capitalista. Ristrutturazione, de-localizzazione degli stabilimenti, licenziamento anche per coloro che s'illudono di essere "pilastri aziendali". Le competenze tecniche acquisite e la passione per un lavoro in cui si è fissata l'intera esistenza non contano più. Dall'isolamento individuale in collettività massificate sorge lo spirito aziendale: ma l'azienda, subordinata alle logiche di mercato, può solo sfruttare le diverse attitudini individuali e non certo metterle al servizio dell'intera società. Anzi, alimenta la rivalità sfrenata tra concorrenti pronti a tutto per eliminare, anche fisicamente, l'avversario. Significativa la capitolazione della terapia psicologica di fronte alle necessità materiali. Significativa la controversa consapevolezza del fatto che i nemici veri sono i padroni ("Invece di combattere tra noi dovremmo unirci contro di loro!", dice il protagonista). Ma intanto il problema da risolvere "concretamente" appare quello della concorrenza da parte dei colleghi. L'egoismo individualista e l'indifferenza verso il prossimo sono talmente diffusi da impedire che si vada oltre la rassegnazione alle logiche dominanti, mentre parallelamente cresce la violenza cieca contro i propri simili.

2001: Tempo di lavoro, tempo di vita
2001: Rottura dei limiti d'azienda

Diffusione coatta della conoscenza?

Nelle aziende si dibatte spesso su una disciplina chiamata knowledge management. E' evidente che in ogni struttura produttiva complessa la "gestione della conoscenza" è insieme una risorsa e un problema. Da una parte è indispensabile la formazione di una varietà di conoscenze, tacite od esplicite, che formi la base comune per il fluido scorrere del processo produttivo. Dall'altra vi è la stridente contraddizione fra il fine comune di chiunque lavori in fabbrica (la produzione comune di merci e l'alto rendimento) e uno dei baluardi di questo sistema, cioè la competizione e la concorrenza tra individui e tra gruppi. Ognuno, imparando bene la lezione sociale capitalistica, tratta la propria conoscenza come una merce e la usa per venderla al prezzo più alto possibile. E' quindi un paradosso micidiale realizzare sistemi complessi dove vige la massima condivisione delle risorse e nello stesso tempo la massima concorrenza fra individui depositari di conoscenza. Non è un caso che gli esperimenti aziendali di knowledge management siano puntualmente disertati dai dipendenti. Per contro, abbiamo l'esempio di Internet, dove milioni di persone abbandonano il concetto di conoscenza come merce e si scambiano informazione senza tramite di valore, anzi, formando comunità internazionali che fanno di questa caratteristica una militanza estremamente combattiva. Lì si vede come possa essere potente la condivisione della conoscenza se solo ci fosse una società organica al posto di quella del Capitale.

2000: Immaginate una fabbrica
2001: Manifestazioni del cervello sociale

Il web come campo di battaglia

Nel nuovo documento della Casa Bianca, The Information Operations Roadmap, è previsto l'uso massiccio di Internet come ausilio delle operazioni militari degli Stati Uniti. Non si tratta solo di ricerca spionistica o di disinformazione, ma di vera e propria guerra, tanto che essa verrà gestita direttamente dallo Stato Maggiore del Pentagono (Department of Defence) come descritto nel capitolo "Delegate capability to combatant commanders". La notizia è un buon argomento contro coloro che pensano alla prossima guerra generale nei termini della Seconda Guerra Mondiale, con le sue dottrine, tecniche e modalità sul terreno. Il documento originale è segreto e perciò la copia rintracciabile su Internet è assai censurata, ma è interessantissima lo stesso per via della sua completa coerenza con quella che abbiamo chiamato "politiguerra americana". L'obiettivo militare non è tanto quello di mettere una museruola al web, alla cinese, per intenderci (un metodo rozzo e inefficace), ma di mettere in atto, accanto alle misure di controllo passivo, soprattutto un'attiva politica di attacco e di "compellenza", fino a prefigurare una vera e propria "psicoguerra" (cap. "Psychological operations").

2006: Il documento originale
2003: La nuova "politiguerra" americana

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