Complessità

Di Morris M. Waldrop - Instar Libri, pagg. 621 lire 30.000

E' il 1987. In uno degli episodi del libro un economista americano entra in contatto col mondo della simulazione di sistemi complessi e pensa di applicarne le regole ai processi sociali. Vorrebbe realizzare un modello al computer in grado di evolvere in modo autonomo, senza bisogno dell'intervento esterno. Gli individui che compongono la sua economia di partenza - un'economia agraria elementare - hanno un comportamento intelligente e sono in grado di imparare. La loro intelligenza, però, non deriva da particolari caratteristiche del cervello di ognuno - non hanno cervello - ma dall'interazione che ne fa un insieme organico. Gli elementi del sistema sono assolutamente semplici, ricevono e si scambiano informazione secondo le poche norme prefissate, ma le loro relazioni danno luogo ad un sistema molto complesso: "Con quest'idea molto vaga - dice l'economista - una mattina ci s'alzava dal letto esclamando: ehi, guarda un po' che tipi! Due o tre settimane fa sapevano soltanto barattare beni in natura e ora già costituiscono società per azioni. Il giorno seguente si andava a dare un'altra occhiata e… toh, hanno scoperto le banche centrali. E dopo qualche altro giorno si tornava con tutti i colleghi: guarda, guarda! Hanno formato i sindacati! Cos'altro escogiteranno adesso? Oppure metà di loro erano diventati comunisti".

Non male come risultato di una società in provetta. Progettata per simulare con metodi euristici ciò che i metodi analitici non erano mai riusciti a fare, cioè formalizzare le tendenze del capitalismo, produce comunisti. La metà della popolazione, troppa grazia.

Le previsioni sulle tendenze dell'economia sono la bestia nera degli economisti. Nessuno aveva previsto un crollo in borsa nel 1929 e le montagne di studi successivi sottolineano la cecità degli uomini dell'epoca che non vedevano l'evidenza. Si dice che mancavano tecniche previsionali e di controllo. Non è vero, c'erano ma non funzionavano: la modellizzazione matematica dell'economia aveva raggiunto già alla fine del secolo un vertice altissimo. Del resto neppure nel 1987, quando ormai esistevano modelli previsionali assai sofisticati, anche al computer, fu previsto il crollo di 500 punti a Wall Street in un solo giorno; e il tracollo fu evitato perché ai meccanismi automatici di compra-vendita dei titoli si può togliere la spina. Anche il crollo dell'Unione Sovietica, e di tutto il sistema ad essa collegato, era avvenuto senza che nessuno fosse riuscito a prevedere una catastrofe di simili proporzioni storiche. Solo alcuni pazzi comunisti (noi, ad esempio) stavano attendendo da anni la grande confessione del socialismo reale.

Perché i modelli dei sistemi complessi sono così inadeguati a fare ciò per cui sono stati progettati? O meglio, perché i sistemi complessi sfuggono a ogni tipo di modellizzazione finora escogitato? Eppure la scienza ha risolto brillantemente il maneggio di sistemi complicati: la meccanica classica ha soluzioni eccellenti anche per situazioni estreme e la matematica statistica ha raggiunto alti livelli di sofisticazione.

Il libro è come un romanzo. Parla del sistema complesso di cui gli uomini fanno parte, e tratta dei metodi che essi cercano di applicare per conoscerlo. In fondo è la storia di una natura che conosce sé stessa e, per farlo, suggerisce agli uomini che ne fanno parte la strada per giungere alla soluzione. Non è detto che lungo quella strada l'uomo capitalistico arrivi alla meta, ma di certo il sistema incomincia ad aver bisogno di fare un salto qualitativo, di superare l'anarchia che caratterizza questa lunga "preistoria umana". Ognuno che mastichi un po' di dottrina marxista avverte subito che sotto a questo problema c'è qualcosa di molto, ma molto grosso.

Per noi "sistema complesso" è un altro modo per dire "sistema organico", cioè vitale, cioè in grado di auto-organizzarsi e quindi di produrre salti di qualità a partire dal materiale esistente, senza creazioni dovute a divinità, a forme del pensiero, a vittorie della ragione o a capi forti e geniali. Anche l'etimologia dei termini sottolinea questo dato di fatto: complicato significa "fatto di molte cose legate", complesso significa "fatto di molte cose che interagiscono". L'interazione è una caratteristica specifica dei sistemi che sfuggono alla formalizzazione tradizionale: i sistemi sociali sono altamente complessi perché gli uomini interagiscono, e il sistema sociale capitalistico è il più complesso di tutti perché in esso, oltre agli uomini e le cose, interagiscono anche i riflessi dei loro rapporti sociali, cioè le determinazioni di valore, entità astratte, impalpabili, difficili da rappresentare analiticamente. La complessità del capitalismo, la sua capacità di auto-organizzazione, è in grado di dar luogo a nuove conformazioni e strutture a partire dal suo programma genetico: cancerose metastasi che lo uccideranno e, nello stesso tempo, embrioni di una nuova forma di vita.

Non a caso nel libro si intrecciano, come nei romanzi d'azione in cui storie parallele vengono fatte convergere verso lo scioglimento finale, le vicende di ricerche separate, sull'economia, sulla fisica, sull'evoluzione, sull'informatica; tutte vicende che hanno un tratto comune: l'impossibilità di giungere a qualche conclusione continuando ad esistere, appunto, come scienze separate. E anche in questo caso, sapendo come Marx tenesse a dimostrare la fine della filosofia e delle scienze specializzate mentre scattava l'epoca della conoscenza unitaria del mondo, noi comunisti ci prendiamo le nostre soddisfazioni.

Ma in questo libro c'è molto di più, come del resto verifichiamo con altri libri che la borghesia sta producendo, basta saper leggere: ogni sistema complicato non è che una somma di parti, come un mucchio di sabbia è fatto di granelli. Cosa c'è di complicato in un mucchio di sabbia? Può esserci molto: per esempio è complicato far calcoli sulla situazione d'instabilità che si verifica quando nel mucchio, asciutto e formato a cono per la caduta di granelli, si aggiunga il granello che fa collassare le pareti del cono.

Ogni sistema vivente è senz'altro complesso, ma non tutti hanno lo stesso grado di complessità: per esempio, i miliardi di minuscoli polipi che formano la barriera corallina con le loro escrezioni, non sono certo assimilabili a granelli di sabbia, ma, anche facendo parte di un sistema ecologico delicato, rimangono pur sempre individui distinti. Le cellule differenziate che compongono un organismo vivente appartengono invece a un sistema ad alta complessità, in quanto partecipano ognuna al tutto, e con il tutto scambiano energia, nutrimento e informazione.

Questi potrebbero essere esempi presentati dal libro in questione, che non a caso racconta le ricerche sulle analogie di certi modelli con i processi della vita; invece sono tratti da un testo della Sinistra Comunista, Struttura economica e sociale della Russia d'oggi, dove è spiegato il concetto di organicità in rapporto al sistema complesso della società capitalistica e a quello del partito rivoluzionario che ne scaturirà. Il partito democratico è fatto di individui-granello indifferenziati, collocati in un mucchio piramidale; il partito organico è fatto di uomini-cellula differenziati, partecipanti ad un tutto governato da un programma genetico invariante. I militanti del partito della prossima rivoluzione non sono una massa di granelli ma una rete di relazioni governata da leggi.

Il concetto di complessità confina con quello di caos: in un mondo di relazioni, una piccola variazione in un punto nodale può provocare effetti che piccoli non sono affatto. "Tutte le cose e gli individui del mondo - si dice nel libro - sono parte di una vasta rete non lineare di incentivi, costrizioni e connessioni. Il minimo mutamento di una sua parte produce sconvolgimenti nelle altre. Non possiamo evitare di disturbare l'Universo. L'intero è quasi sempre uguale a molto più della somma delle sue parti. L'espressione matematica di tale proprietà [quando sia possibile giungervi] è un'equazione non lineare".

L'evoluzione dei sistemi e della vita stessa è un processo non lineare. In un sistema complesso come la Terra primordiale o la società d'oggi, persino le affermazioni di Darwin, grandiose per l'epoca in cui demolivano la concezione statica del mondo vivente, diventano relative: se non si trova una definizione oggettiva del concetto di "adattamento", i salti qualitativi portati dall'evoluzione, cioè dalle rivoluzioni biologiche o sociali, non si capirà mai la legge soggiacente al cambiamento, perché "sopravvivenza del più adatto" diventa una tautologia, come dire sopravvivenza del sopravvissuto, e non spiega perché ciò possa avvenire. Ma da dove scaturisce l'informazione che nel tempo agisce sulle specie e sulle società fissandosi poi nel programma genetico o in quello rivoluzionario? I sistemi non lineari sono difficili da trattare, ma non per questo sono indeterministici: la legge delle rivoluzioni esiste, si può scoprire e non dà mai luogo a risultati casuali.

Gli scienziati cercano di evitare le equazioni non lineari dato che comportano difficoltà - e spesso impossibilità - di soluzione. I computer hanno in parte risolto il problema in quanto rendono possibili modelli di ricerca i cui risultati sono poi formalizzabili analiticamente; ma alcuni modelli sono talmente sensibili alle condizioni iniziali che sfociano facilmente in situazioni caotiche. Anche in questo caso, mentre qualche tempo fa c’era ancora chi credeva di trarne conclusioni indeterministiche, possibilistiche, la moderna teoria è giunta alla conclusione che le strutture individuabili anche in situazioni caotiche provano l'esistenza - sempre - di processi deterministici. Del resto l'ordine è equilibrio, e nulla di nuovo può uscire dall'ordine: solo dal caos è possibile che emerga un nuovo livello di ordine. Il capitalismo è altamente instabile, generatore di caos economico e sociale, per questo è anche il più alto generatore di potenziale rivoluzionario della storia. Non per nulla Marx, nel Manifesto come nel Capitale, ne fa l'apologia per molte pagine: il comunismo non è un'utopia, è la realtà in marcia, ed è una realtà estremamente complessa, sulla quale non si può parlare ad orecchio utilizzando il digest opportunista.

Il lavoro di Marx è stato deformato, tradito, umiliato da volgarizzazioni prese di sana pianta dall'ideologia borghese. Anche alla scienza succede la stessa cosa quando sfiora la terra di confine con la conoscenza futura. Non importa, leggiamo in Complessità, ogni sistema complesso si prende la rivincita e produce strutture emergenti adeguate. Traduciamo noi per il sistema sociale: teoria e prassi adeguate. Se il sistema è veramente complesso, continua l'autore interpretando gli scienziati che intervista, non si ripetono mai configurazioni uguali; quindi il linguaggio adatto per le vecchie configurazioni può essere obsoleto e gli uomini non si capiscono più. Tuttavia permangono temi invarianti, ed è politica rivoluzionaria anche l'utilizzo del linguaggio adatto ad ogni rivoluzione. "Nella storia si può parlare di rivoluzioni anche se una rivoluzione può essere del tutto diversa dall'altra. Così ricorriamo a metafore. L'attività politica consiste in gran parte nel trovare la metafora appropriata. E la cattiva politica implica l'uso di cattive metafore. […] Esistono persone in sintonia con questo genere di cose. Sono coloro che amano il processo e le configurazioni, all'opposto di quelli che si trovano più a loro agio con la stasi e l'ordine". Una nuova metafora degli scienziati della complessità può essere "margine del caos o qualsiasi altra cosa": l'importante è stabilire che, nell'ambito del lavoro in cui è nata, la definizione ha un significato che tutta la comunità scientifica condivide e utilizza da quel momento in poi come cosa naturale perché prodotta dalla realtà stessa e non dalla fantasia di qualcuno.

Complessità è come un romanzo, abbiamo detto. Scritto da un divulgatore scientifico e da scienziati che di certo non pensano al comunismo e alla rivoluzione, alla ricerca di soluzioni che non troveranno in questa società. Ma letto con occhi attenti è il romanzo su di un tratto della lunga strada che l'uomo sta percorrendo per liberarsi una volta per tutte dalla mistica antica e giungere ad una comprensione materialistica e dialettica del mondo, non per sfizio filosofico intellettuale, ma per necessità, per cambiarlo.

Rivista n. 1