I pacifisti americani e la Sinistra Comunista in Europa

[…] Voi che avete conosciuto Bordiga, o che comunque conoscete bene i suoi scritti e le sue potenti elaborazioni sui fatti, cosa direbbe del grande movimento di massa mondiale che qui [negli Stati Uniti, N.d.R.] e nel mondo si è opposto alla guerra con più di cento milioni di persone in piazza? Per di più organizzandosi a rete, via Internet, in contrasto con i miti dell'anti-globalizzazione? Perché il peace movement negli USA, anche al tempo del Vietnam, è un corpo senza testa, mentre in Italia e in Europa la Sinistra Comunista è una testa senza corpo? Nessuno, né i vecchi compagni, né i gruppi bordighisti, né "n+1", mi ha dato una convincente spiegazione di questo fatto, quindi vi ripeto la domanda […].

 

[…] Nessuno di noi, nemmeno fra i più "anziani", ha conosciuto Bordiga; quando alcuni iniziarono a militare nel vecchio partito Amadeo era ancora in vita, ma gravemente malato, tanto che dal 1966 non partecipava più al lavoro comune. Certamente il contatto con i vecchi compagni, che invece abbiamo conosciuto numerosi, ci ha fornito una grande esperienza, ma non basta a dare una risposta alla tua terribile domanda. Nessuno è mai riuscito ragionevolmente a spiegare perché negli Stati Uniti, il paese che già all'epoca di Engels era il più moderno (e decadente) del mondo, non si sia sviluppato un vero movimento socialista e comunista. Ha provato Sombart, ma ovviamente la sua spiegazione non può essere la nostra.

Forse in America nascerà un movimento sociale con caratteri marxisti senza prendere il nome di comunismo o marxismo. Forse c'è già. Forse la storia ha bisogno che avvenga la saldatura fra il corpo americano e la testa europea, ma in questo momento ha ragione Rumsfeld: la "vecchia Europa" non è in grado di stare al passo con i tempi. Infatti, mentre il mondo è sull'orlo di un cambiamento epocale, la borghesia europea si comporta come se fossimo ancora nel 1950, con la guerra fredda, la deterrenza, gli equilibri atomici e tutto quanto.

Crediamo che la guerra irachena abbia prodotto, insieme al disastro sociale, anche un salutare scossone non solo nella borghesia europea ma anche nel proletariato. Non fraintenderci: niente di rivoluzionario, solo una grande polarizzazione che ha coinvolto una massa enorme. Qui ci sono state manifestazioni come non s'erano mai viste, con milioni e milioni di persone in piazza per molti giorni di seguito e, dopo mesi, le città sono ancora tappezzate di bandiere della pace. Un simbolo unico per tutti, già solo questo fatto unificatore è straordinario dal punto di vista oggettivo, al di là delle fesserie che il movimento dice di sé stesso, come al solito. Ovviamente noi non siamo pacifisti, come si può leggere nell'articolo sul numero 10 della rivista sulle manifestazioni americane, ma è certo che questa esigenza di proclamare la propria rabbia per la situazione nel mondo è importante e coinvolge i proletari più dell'odierna lotta sindacale.

Diciamo dunque che sarebbe bello poter dare una risposta alla tua domanda, ma non ne vediamo altre che quella appena fornita, a meno di non abbandonare il campo dell'analisi per invadere quello delle congetture. Il comunismo – fa parte della sua natura in quanto dinamica storica – sta "criticando sé stesso" come nel concetto marxiano (non quello trotskista) di rivoluzione in permanenza. La vecchia Europa ha fatto la sua parte, l'aspetta solo una società nuova. Gli Stati Uniti, in veste di unico imperialismo in grado di condurre guerre globali, hanno ancora una funzione: spazzare via le rimanenti sovrastrutture di antiche forme sociali. Non lo fanno ovviamente in modo diretto, anzi, si sono sempre appoggiati su qualsiasi forma sociale, arcaica o ibrida, si fosse messa al loro servizio. Per mezzo secolo hanno tenuto sul libro paga la feccia sociale del pianeta. Ma facendo la guerra al mondo obbligano il mondo a diventare adatto alla guerra stessa. Le ideologie (o le teologie) passano, ma il modo di combattere sociale rimane […].

Rivista n. 13