Il partito storico tutto intorno a noi…

Mi sembra molto produttivo che anche occasioni "informali" come la mia visita presso di voi, uniscano in modo spontaneo il lavoro e la convivialità. È una dimostrazione che quando c'è sintonia e lavoro comune verso il futuro certi formalismi politici scompaiono, e ci si può veramente porre al di fuori della mefitica quotidianità (almeno per qualche giorno) e sentirsi comunità.

Ho riletto la "Lettera ai compagni" Demoni pericolosi e ho trovato spunti interessanti per il lavoro sulla negazione della legge del valore. Una parte mi ha colpito particolarmente, penso potrebbe essere spunto per una futura discussione, e per un lavoro ulteriore di approfondimento: "Ciò che varia è l'intero assetto sociale che sta intorno alla produzione di merci, mentre una parte sempre più cospicua delle merci si stacca dal lavoro fisiologico, viene prodotta una volta e moltiplicata all'infinito senza più l'intervento fisiologico dell'uomo." L'argomento è interessante in relazione allo sviluppo di quei settori della produzione basati sulle nuove tecnologie e sulla galoppante automazione applicata alla produzione: "Il software è prodotto da relativamente pochi uomini, ma ciò che più conta è che la sua riproducibilità tecnica non richiede altro intervento umano." Da mettere in relazione con il lavoro che facciamo sul partito storico anti-formista, che si manifesta e sviluppa ovunque... basta avere buone antenne per captarlo.

A proposito di partito storico: sto leggendo Il tallone di ferro di Jack London e siccome sono in vena di lettura, ho scoperto che nella "Lettera ai compagni" Militanti delle rivoluzioni si parla proprio di questo testo, tenuto in buona considerazione da Lenin e Trotzsky. Ne riporto una parte veramente forte: "Le fiere avevano il solo istinto della rivalità, mentre l'uomo era dotato di un istinto di cooperazione; per questo stabilì la sua supremazia su tutti gli altri animali. La lotta dell'organizzazione contro la concorrenza data da un migliaio di secoli, e sempre ha trionfato l'organizzazione. Coloro che si arruolano nel campo della concorrenza sono destinati a perire". È forte perché, nonostante l'idealismo di London, è detta nel contesto del partito storico, imbattibile nei nei secoli.

 

È vero che lavoro e convivio possono dare un senso organico alla nostra attività. In modo del tutto naturale siamo arrivati, senza forzature, al rifiuto di formalismi inutili e a mettere in pratica le Tesi della nostra corrente. Siamo convinti, dopo aver visto un po' ovunque cose da pazzi in termini organizzativi, che l'umanità sia pronta per fare il salto verso il "partito organico". È certo che il partito di domani non sarà come quelli che ci sono stati finora.

Quando gli uomini, usciti dal comunismo primitivo, si sono dati strutture organiche "artificiali", hanno cioè provato a ricostituire delle comunità mediate dalla conoscenza e dalla tecnica, hanno sempre fatto esplodere una potenza irresistibile. "Organizzazione" adesso è un sostantivo, ma in origine era solo verbo "organizzare", cioè disporre organicamente, cioè rendere come gli organi. Finiremo per fare di nuovo così, è inevitabile. Sia le gerarchie che le compagini organiche (come lo possono essere oggi) corrono pericoli opposti ma altrettanto gravi: da una parte lo sappiamo bene, c'è il partito democratico piramidale; dall'altra c'è quasi sempre un surrogato della famiglia-tribù, organismo che non ha meno problemi. Dobbiamo ancora pubblicare delle riunioni sulla famiglia tenute anni fa; allora approfondiremo il tema fino alle estreme conseguenze.

Le "Lettere" Demoni pericolosi e Militanti delle rivoluzioni dovevano servire per stimolare pensieri che andassero oltre la solita concezione della militanza e del lavoro, anche per reagire alle liturgie partitiche correnti. Anche la concezione del lavoro e del partito deve staccarsi dalla pesantezza, lasciare le plumbee prospettive del luogocomunismo e avventurarsi - anche a costo di rischi - su strade non ancora battute. Vince l'organizzazione contro la concorrenza, come dice London, non c'è dubbio. Solo che finora la faccenda ha comportato problemi sociali. L'apparente opposizione fra partito storico e partito formale ha un senso più profondo di quanto il sinistrismo abbia finora assimilato dai testi di riferimento. L'organizzazione deriva da una polarizzazione sociale che non c'è quando si vuole ma solo in certi periodi storici. Di conseguenza la concorrenza tende a vincere quando la polarizzazione non c'è. Ci vuole un fine per avere un'organizzazione conseguente, non ci sono santi. Per questo il nostro fine è un lavoro e non l'organizzazione in sé. Quest'ultima ce l'aspettiamo dai risultati del lavoro e non viceversa.

Si può dire che il nostro lavoro è un percorso che porta al risultato, ma occorre sapere dove andare per raggiungere cosa. Per questo è importante il passo che citi: il partito storico si forma e si sviluppa tutto intorno a noi, basta avere antenne sintonizzate sulla lunghezza d'onda giusta per captarne i segnali. I nostri vecchi compagni usavano il termine "detector", a volte "bussola"; valutavano l'istinto e l'intuizione più potenti del raziocinio (che viene dopo): ne abbiamo avuto prove a iosa, non è il cervello che capta per primo le trasmissioni del partito storico.

"Coloro che si arruolano nel campo della concorrenza sono destinati a perire". Proprio così. Il guaio è che la maggior parte delle persone immaginano che il contrario della concorrenza sia il collettivismo democratico da partito congressuale, tipo di organizzazione che funziona benissimo ma che non è si possa dire proprio organica. Qualcuno arriva ad immaginare la cooperazione, ma questa è ancora al di sotto del sistema di relazioni complesse esistente in un organismo vivente, dove non c'è affatto collettivismo o cooperazione ma azione differenziata secondo un programma unico.

Rivista n. 13