Huaxi e il vitello d'oro

Huaxi è a un centinaio di chilometri a ovest di Shanghai. Una ventina di anni fa era un villaggio agricolo di duemila abitanti. In seguito allo sviluppo dell'industria tessile e metallurgica, poco per volta ha fagocitato i villaggi vicini raggiungendo i 35.000 abitanti. Lo sviluppo ha attirato anche 20.000 immigrati, ovviamente la parte più sfruttata della popolazione.

Il controllo effettivo del territorio è rimasto in mano alle 2.000 famiglie che discendono dagli abitanti del villaggio originario. Esse sono proprietarie della terra, in parte agraria e in parte urbana, e ancora dedite all'agricoltura pur risiedendo in città. Contadini, quindi, ma arricchiti prima attraverso l'investimento della rendita agraria nelle nuove attività industriali locali, poi in attività finanziarie non più legate al territorio. Dato questo miscuglio di retaggio tribale e di moderno capitalismo, l'annessione dei villaggi vicini è stata come una specie di razzia conquistatrice condotta col metodo del takeover industriale. Di fatto non c'è assimilazione: l'ex villaggio di Huaxi utilizza una parte della sua ricchezza per pagare ai villaggi annessi i costi della propria espansione, comprandosi così il diritto al controllo sull'utilizzo della terra, sull'amministrazione e sulla politica locale.

I ricchi contadini di Huaxi hanno deciso qualche anno fa di unire le proprie forze e di investire collettivamente in un progetto immobiliare inconsueto: un grattacielo che avrebbe sostituito l'intero villaggio originario raggruppandone tutta la popolazione in verticale. La costruzione, incominciata nel 2008, è appena stata inaugurata, a tempo di record persino per la Cina. È costituita da tre torri cilindriche di acciaio e cristallo affasciate, è alta 328 metri e permetterà di liberare da vecchie costruzioni 300.000 metri quadri del milione occupati dalla città odierna.

Il grattacielo è organizzato per intero come hotel di superlusso e una parte sarà effettivamente destinata a quello scopo. Questo microcosmo verticale, questa metropoli a un grattacielo solo, rispecchia un po' la condizione dell'intera Cina. Il capo locale del partito è stato l'animatore del progetto e il coordinatore dell'impegno collettivo sulla base dell'antica tradizione rivisitata attraverso il capitale. Nel grattacielo l'immensa hall è ricoperta in lamina d'oro e in mezzo vi troneggia un vitello d'oro massiccio in grandezza naturale, che dovrebbe simboleggiare il persistente legame con la campagna circostante. Con lo stesso stile superkitsch, che del resto caratterizza ovunque l'ascesa del capitalismo cinese, sono arredati gli appartamenti, gli spazi per i servizi e l'immensa sala da ricevimenti con 1.500 posti. L'amministrazione calcola che il flusso turistico per vedere la meraviglia frutterà più denaro di quanto ne frutterà la gestione dell'hotel e dei servizi ai residenti.

La comunità "contadina" che abiterà gli spazi privati e collettivi usufruendo dei servizi tipici di un albergo di lusso è in effetti basata sugli investimenti di soli 770 privilegiati capifamiglia. In basso, all'ombra della triplice torre, i cinquantamila cinesi "normali" di Huaxi continueranno a convivere con le 12 ore giornaliere di lavoro, senza festività e con un salario da fame. In compenso, l'apparato politico locale del PCC ha già adocchiato il vantaggio dell'accumulazione agraria combinata con l'investimento immobiliare: un grattacielo in campagna libera 3.000 ettari di prezioso terreno edificabile mentre non ne occupa che uno.

Rivista n. 30