Newsletter numero 243, 7 maggio 2021

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Grazie, stato

Abbiamo detto più volte che chi si candida oggi al mestiere di sindacalista non può che diventare… sindacalista, cioè attuatore della politica corporativa lasciata in eredità dal fascismo. La prima condizione per essere sindacalisti moderni è quella di essere riconosciuti dallo stato. La seconda condizione è quella di collaborare con lo stato per non disturbare la pace sociale. Ne discende una terza condizione: dividere gli operai secondo le ideologie invece di unirli secondo le loro esigenze (s'è sentita la proposta di escludere da benefici gli iscritti a sindacati che non hanno partecipato alla lotta per ottenerli!). I sindacatini non nascono dalle esigenze degli operai ma da piccoli vertici scissionisti. Ben altra potenzialità ebbe il movimento iniziale dei CUB – COBAS, che si presentava come radicale critica alla situazione esistente. Si potrebbe pensare che i sindacati "alternativi" vadano a colmare dei vuoti, ma i servizi dei CAF, dei patronati o degli uffici contabili del padrone che gestiscono il tesseramento sindacale li prestano tutti, mentre scioperi, picchetti, vertenze, trattative fanno parte del normale svolgimento della lotta di tipo sindacale. Come classificare oggi la cordiale intesa con lo stato espressa in sintesi da questo documento ufficiale?

Da Facebook - 11 febbraio 2021:
[… Teniamo] a trarre un bilancio da sottoporre alla città di Piacenza al termine della dura vertenza FedEx-Tnt […]. Prima di tutto, vogliamo ringraziare pubblicamente la Prefettura di Piacenza, segnatamente nelle persone della prefetta Dott.ssa Daniela Lupo e della capa di gabinetto Dott.ssa Patrizia Savarese, per la grande disponibilità e comprensione dimostrate durante tutto l'arco dello svolgimento della vertenza. Sappiamo che mediare nei conflitti di lavoro non rientra nelle prerogative ordinarie della prefettura, e per questo a maggior ragione ribadiamo il nostro ringraziamento […] Piacenza è un territorio attraversato ormai da dieci anni da forti mobilitazioni degli operai della logistica, non possiamo che registrare con favore il crescente interesse e la crescente cura, pur nel rispetto dei rispettivi ruoli, verso questo ampio segmento di popolazione e di lavoratori piacentini […]

Eppure, c'è chi in questi organismi vede addirittura degli embrioni di sindacato di classe.

1921-1992: Partito rivoluzionario e azione economica
2017: La socializzazione fascista e il comunismo

Lockdown alla cinese

La Cina ha fornito i dati a proposito degli interventi attuati per bloccare la pandemia nella provincia di Hubei, dove sono stati individuati il virus e i primi focolai di contagio. Nulla di nuovo, ma è interessante constatare l'efficacia di due soli provvedimenti: 1) l'isolamento drastico dei focolai territoriali e degli individui; 2) la realizzazione immediata di reti fisse (ospedali requisiti o costruiti) e mobili di medici e infermieri (salvaguardia dell'apparato sanitario con il suo personale). Il 29 dicembre 2019 è stato individuato il virus a Wuhan; nelle prime due settimane il "sistema" antivirus è stato attivato e consolidato (ospedale con mille postazioni di terapia intensiva costruito in 10 giorni a Wuhan, ospedali da campo costruiti dall'esercito); il 23 gennaio la curva dei morti era già quasi piatta (17 al giorno); il 10 marzo 2020 i contagi erano scesi sotto i 20 casi. A proposito di democrazia: la nazionalista Taiwan, con 24 milioni di abitanti, ha ottenuto risultati analoghi: un migliaio di contagi e 11 morti senza neppure un lockdown. E così Singapore, la città-paese dal nazismo benevolo, nonostante l'altissima densità di popolazione: 61.000 casi, 31 decessi. Quando l'OMS ha fatto notare che anche gli altri paesi avrebbero potuto fare altrettanto si è subito gridato alla lesa democrazia e gli Stati Uniti hanno sospeso il versamento delle loro quote all'organismo. Ringraziano i 160 milioni di contagiati, i 3,3 milioni di morti non possono più.

2020: Prove di estinzione (la dottrina del rimedio)

Chi troppo in alto sal…

Mentre scriviamo, Amazon, l'azienda per il commercio in rete, ha raggiunto una capitalizzazione di 1.350 miliardi di dollari. I campioni del capitalismo immateriale da qualche anno si rincorrono sulla base di cifre completamente al di fuori della logica. Apple aveva raggiunto i mille miliardi di dollari a Ferragosto del 2018, diventando l'azienda più capitalizzata del mondo. Microsoft, che seguiva a ruota, la superava l'anno successivo, mentre Google saliva al terzo posto, Facebook al quarto e, a distanza, Walmart e Tesla, allora con 7-800 miliardi di capitalizzazione. Si è venuto a formare un ciclo approssimativamente decennale con crisi che ricordano una patologia cronica: 1975, culmine della crisi petrolifera; 1987, crack mondiale delle borse; 1997, crisi delle tigri asiatiche; 2008, crisi dei titoli spazzatura subprime; 2019, esplosione delle capitalizzazioni, cioè della corsa alla rendita da capitale fittizio. È infatti assolutamente palese che, se non fosse esplosa la pandemia che ha congelato buona parte dell'economia, il mondo avrebbe conosciuto una crisi pari a quella del 1987, quando appunto la sopravvalutazione del prezzo raggiunto nelle borse dalle aziende provocò l'ondata dei realizzi. La situazione odierna assomma i caratteri di quelle precedenti perché, nel frattempo, la gestione delle transazioni è stata completamente affidata ai computer e gli scambi avvengono in frazioni di secondo sulla base di algoritmi. Ciò significa che il sistema perde quelle caratteristiche di discrezionalità introdotte dalla gestione umana e perciò tende a sincronizzare le operazioni. Solo che in borsa ad ogni vendita deve corrispondere un acquisto di pari valore e un algoritmo non può fare in modo che non sia così. Che cosa succederà quando (non: se) tutti vorranno vendere e, a una scala mai vista, nessuno vorrà acquistare?

2000: Massimo di centralizzazione
2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche
2008: Un modello dinamico di crisi

Il posto più pericoloso del mondo

Così la rivista inglese The Economist definisce l'isola cino-nazionalista di Taiwan (24 milioni di abitanti, 36.000 Kmq). Posta a cento miglia dalla costa della Cina popolare (1,4 miliardi di abitanti, 9,5 milioni di Kmq), è sotto pressione da quando le forze residue di Chiang Kai-shek vi si ritirarono sotto l'ombrello protettivo della marina da guerra americana. Passati in secondo piano i pericoli di una guerra diretta, Taiwan rimane un problema irrisolto a causa delle tensioni internazionali per l'accesso alle rotte oceaniche. Ma nell'immediato un altro fattore di tensione si aggiunge: Taiwan produce l'84% dei microprocessori utilizzati nel mondo e la Cina popolare li adopera quasi tutti. Il capitale non bada alle frontiere e va dove gli conviene. La rivista inglese calcola che per eliminare questa interdipendenza fra nemici occorreranno almeno dieci anni.

2018: Imperialismo in salsa cinese

Il nato e il prodotto

Sono passati non molti anni da quando il fisico Richard Feynman scrisse un articolo sulla enorme quantità di spazio utilizzabile "laggiù", dove a livello quantistico la distanza relativa tra particelle è anti-intuitiva per noi, abituati a interagire soltanto con la materia "allo stato solido". Era il 1959. Da allora abbiamo visto i computer simulare e superare la nostra capacità/velocità di calcolo facendosi sempre più piccoli e potenti, fino a diventare non solo organi artificiali del nostro corpo, ma offrendoci la possibilità di diventare neuroni di un cervello sociale. Da almeno dieci anni si stanno facendo prove di commistione fra DNA e Silicio per ottenere memorie e processori estremamente potenti e adesso sembra che questi siano a buon punto a livello sperimentale. Andrà invece sul mercato già fra poco uno smartphone che al posto di un software che simula l'obiettivo di una fotocamera ha un apparato con lente liquida in grado di simulare l'occhio umano. Naturalmente il persistere del capitalismo fa sì che queste possibilità si traducano in un volgare veicolo di sfruttamento e profitto, ma la tecnologia è comunista, l'affabulazione è reazionaria.

2015: Dalla necessità alla libertà
2016: Verso la singolarità storica

Per coloro che hanno richiesto il codice per versare il 5 x mille:
Fondazione N+1 per lo studio dei sistemi sociali
97843560018

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