Numero 111, 21 luglio 2007

Schizofrenia bellicista

Il ministro della difesa Parisi dichiara di non aver potuto tacere di fronte all'ennesimo massacro di civili in Afghanistan. Karzai, il fantoccio di turno degli americani, l'aveva preceduto chiedendo spiegazioni sulla sistematica macelleria ai danni del "suo popolo". Sembra quasi che costoro non abbiano ancora capito la meccanica di ogni "guerra al terrorismo", che prevede proprio il terrorismo come arma necessaria. Ma capiscono invece benissimo che per ridurre il ricorso al terrore aerotecnologico bisognerebbe passare a una guerra d'invasione vera, con almeno un milione di uomini. Se infatti è stato calcolato che per vincere sul terreno la guerra in Iraq, paese piatto e desertico, occorrerebbero almeno 6-700.000 uomini , in Afghanistan ne servirebbero molti di più per via della maggiore estensione, popolazione e montuosità. Questi cuori teneri non sono affatto disposti a fornire e spedire truppe in tale misura. Sanno che subirebbero perdite conseguenti senza avere la certezza della vittoria. Sanno che per stanare qualche combattente islamico occorre massacrare la popolazione civile, cioè l'ambiente in cui egli vive e si muove. Così come lo sapevano i nazisti, così come prima di loro lo sapeva Gengis Kahn. Lo sapevano gli americani nel Vietnam. E lo sanno tutti quelli che ora piangono sulle disgraziate vittime civili afghane, sorvolando sul fatto che da sempre ci vogliono mille mercenari - superpagati, vigliacchi e demotivati - per uccidere anche un solo guerrigliero che combatta per sé e per ciò in cui crede.

2007: Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio
1946: Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe

Il paradigma francese

A Parigi, come in tutte le più importanti metropoli del mondo, avviene che vaste aree siano fuori controllo da parte dello Stato. Perciò i metodi delle fazioni destre e sinistre della borghesia si unificano. Il bastone della militarizzazione (sbirraglia) e la carota della promessa di distribuzione sociale del valore (keynesismo) diventano più che mai due facce della stessa medaglia. Certo che se manca il denaro per via della crisi cronica non resta che il bastone. Il quale però, se è spesso efficace nell'immediato, diventa socialmente pericoloso nel tempo. Il governo Sarkozy ha perciò dichiarato una guerra alla povertà che non sembri troppo a una guerra ai poveri. In essa ogni arma sarà utilizata: dalla cooptazione e integrazione degli organismi nati dal disagio sociale (come SOS Racisme) alle classiche repressioni, dalla demagogia populista agli studi sistemici sulla "bonifica" del disagio sociale per via economica. Sarà interessante vedere quanto e come questo pragmatismo keynesiano potrà essere realizzato in termini di provvedimenti iscrivibili a bilancio. Gli incendi delle banlieues non sono un problema politico ma economico, precisamente legato alla legge marxiana della miseria crescente.

2006: Nous les zonards voyous - L'incendio delle periferie francesi.
2006: La legge della miseria crescente.

Il mutuo fatale

Da anni il consumatore americano, indebitandosi, sostiene le esportazioni di mezzo mondo: se la sua capacità d'acquisto viene meno, può andarci di mezzo addirittura l'economia planetaria. Il mestiere del lavoratore qualificato è sempre più ridotto a lavoro semplice e il turnover è feroce. Chi guadagnava fino a 50.000 dollari l'anno adesso non ne guadagna più di 30.000. Perciò una stessa famiglia, che si era indebitata conseguentemente al suo reddito di prima, si trova a pagare gli interessi con il reddito di adesso. Il riflesso più immediato è nel settore immobiliare: sono milioni coloro che non possono più pagare i mutui subprime (cioè quelli ottenuti da persone con alta probabilità di insolvenza ad alto tasso di interesse). Le case non pagate sono quindi immesse dalle banche sul mercato, per cui il loro prezzo cala paurosamente (-37% in California). E cala quindi paurosamente la capacità di copertura dei nuovi mutui, erogati ovviamente sul nuovo prezzo delle case. Come se una improvvisa e gigantesca restrizione del credito fosse esplosa a bloccare l'economia USA.

2006: Capitalismo senile e piano mondiale

Sbirri per vocazione storica

Veltroni si candida alla guida di un nuovo partito: "La legalità non ha colore politico. E' un diritto fondamentale dei cittadini, e chiunque è al governo di una comunità sa che assicurarne il rispetto è un suo dovere." Questo sistema allo sfascio, dove non funziona più nulla, dai partiti agli ospedali, dai telefoni alle ferrovie, dalle poste alle industrie, ha necessità vitale di scenari che giustifichino un controllo capillare e invasivo della popolazione. Gli eredi di Stalin, imbellettati con periodici make-up alla Togliatti-Berlinguer-Veltroni, sono gli strumenti più adatti per il binomio conservatore mercato+ordine. Mentre il berlusconismo è costretto ad affrontare il problema dall'esterno dei rapporti fra le classi, il veltronismo ha già esperienza secolare di controllo dall'interno, dato che affonda le radici nel riformismo socialdemocratico, fascista e staliniano. Il patto fra le classi non l'ha inventato Berlusconi; e neppure Mussolini, che lo utilizzò solo al meglio, come "realizzatore dialettico delle vecchie istanze riformiste socialiste". L'autodifesa del sistema non ha bisogno neppure di grandi investimenti: i Veltroni, Cacciari, Cofferati, Chiamparino, "costano" alla società meno del barnum casinista berlusconiano. E hanno a disposizione una massa enorme di manodopera praticamente gratuita, perché la "sinistra" è specialista in divisioni bizantine, ma è compatta nel fronte unico storico, fronte che oggi raccoglie senza soluzione di continuità i "sindaci", i loro partiti e i loro galoppini "sinistri", cioè i Casarini, i Cremaschi, i Negri, i Bettin, i Caruso e giù giù fino all'indistinto pianeta ecologista e no-global. Tutti uniti in difesa del capitalismo. Naturalmente "sostenibile".

1952: Lebbra dell'illegalismo bastardo
1949: Inflazione dello stato

In discesa senza freni

Le borse di Shanghai e Shenzen corrono a dispetto dei controlli statali messi in atto per evitarne il surriscaldamento. A inizio maggio erano passate di mano azioni per un valore monetario di 49 miliardi di dollari, quasi il doppio del Giappone, il triplo di tutte le altre concorrenti asiatiche, con un numero di scambi decuplicato rispetto a un anno fa. Milioni di cittadini spostano i loro risparmi sul mercato azionario in mancanza di beni di consumo durevoli, alimentando solo in parte l'investimento industriale, che comunque è orientato alle esportazioni. Gli analisti economici del paese stanno mettendo tutti in guardia ma senza successo: troppa liquidità e crescita insensata dei prezzi azionari portano a una valutazione irrealistica della situazione. Che è sempre quella di un paese ancora troppo povero che produce per esportare in paesi già troppo ricchi. E deve reprimere ogni anno migliaia e migliaia di rivolte sociali.

2005: Sindrome cinese

L'esplosivo connubio tra risorse russe e produzione cinese

L'interscambio economico tra Russia e Cina è cresciuto del 15% solo nell'ultimo anno. La Russia ha in programma la costruzione di oleodotti e gasdotti diretti verso la Cina, affamata di energia a causa della sua vorticosa crescita economica. E' stato appena siglato un accordo per 4 miliardi di dollari nei settori dell'energia, dell'acciaio, dell'edilizia e della cantieristica. Non è una gran cifra, ma è solo una piccola parte del totale; e comunque i due paesi si sono impegnati a raddoppiare entro breve il volume e il valore degli scambi complessivi. Questi interessi materiali hanno già prodotto un riavvicinamento politico e una sincronia sullo scacchiere internazionale, come ad esempio all'ONU. Non si tratta solo di una nuova "alleanza" fra ex amici e poi nemici: Russia e Cina vedono gli Stati Uniti e l'Unione Europea come interlocutori diplomatici, ma tra di loro hanno qualcosa in più da condividere, per esempio l'interesse reciproco dato dalle materie prime russe e dalla produzione industriale cinese. Hanno in comune 3.600 Km di frontiera, e soprattutto guardano entrambi con apprensione ai propri rispettivi interessi in Asia, dove ormai si scontrano le correnti geopolitiche mondiali.

2007: La ricerca della multipolarità

La peggio gioventù

Il Papa teologo fustigatore questa volta se l'è presa con l' "emergenza educativa": "Emergono tratti negativi di una cultura consumistica ed edonistica. Istituzioni e agenzie educative sembrano attraversare momenti di difficoltà". Il quadro mette in allarme e spinge a cercare antidoti contro una "decadenza" inarrestabile. E il ritratto della gioventù moderna è desolante: annoiata, violenta, strafottente e senza prospettive. Se non andiamo errati, la prima istituzione educativa, per il Papa, dovrebbe essere la famiglia. Quella stessa dove avvengono massacri quotidiani alla Quentin Tarantino. Quella stessa che egli difende con caparbia determinazione. Comunque non è il solo ad accorgersi della decadenza dei rampolli di questa società: in Inghilterra li chiamano Neets, gli emarginati di domani, senza futuro. Il nome in questo caso è la cosa: è vero che le nuove generazioni non hanno futuro nel capitalismo. Le aspetta una biforcazione storica: o il peggioramento di una vita senza senso o una rivoluzione.

2005: Una vita senza senso
2006: Banlieue è il mondo

Death of a president

Il finto documentario di Gabriel Range sul futuro assassinio del presidente degli Stati Uniti ha fatto scalpore: molti cinema americani si sono rifiutati di programmare il film e molti media lo hanno ignorato. L'uccisione di George W. Bush è in realtà solo un pretesto per analizzare le dinamiche sociali della guerra al terrorismo. Il film ricostruisce uno scenario assolutamente realistico, ottenuto attraverso il montaggio delle parti recitate da attori che fingono testimonianze con vere scene di repertorio (dimostrazioni di protesta, cariche della polizia, ecc.). Lo spettatore viene fatto penetrare nella finzione-realtà con lo stesso procedimento con cui lo si inganna attraverso la guerra psicologica combattuta tramite i media per generare (o impedire) determinate reazioni di massa. Morte di un presidente riesce ad avvincere come un giallo alla Hitchcock, forse proprio grazie alla sua incredibile credibilità.

2002: Arrestate Cassandra!

* * *

Ringraziamo i compagni e lettori che hanno accolto positivamente il nostro annuncio sul numero scorso della newsletter a proposito dei volumi da noi rilevati dalla casa editrice Graphos. Data le richieste, ci siamo procurati gli altri titoli qui di seguito elencati. Continuerà anche la serie dei CD Rom con il materiale storico della Sinistra Comunista "italiana".

  • Opere Complete di Amadeo Bordiga vol. 1, 1911-14, pagg. 494+LXX;
  • Opere Complete di Amadeo Bordiga vol. 2, 1914-18, pagg. 449+CXV;
  • Gramsci e le ideologie del suo tempo di Christian Riechers, pag. 262;
  • Firiedrich Engels e il problema dei popoli senza storia, di Roman Rosdolsky, pagg. 352;
  • Germania 1923, di Victor Serge, pagg. 573;
  • Alle origini del comunismo dei consigli, di Philippe Bourrinet, pagg. 509.

I libri sono a disposizione dei nostri lettori alle stesse condizioni dei Quaderni di n+1 cioè al prezzo di costo, che è di 0,02 euro per pagina più 1,5 euro per la copertina, più le spese postali. Quaderni e CD sono considerati supplementi alla rivista e si possono richiedere direttamente al nostro indirizzo: n+1@quinterna.org.

CD nn. 1 e 2:
Il Soviet - Raccolta delle annate dal 1918 al 1921

CD n. 3:
Manifesti e altri documenti politici del Partito Comunista d'Italia (1921) - Rassegna comunista, raccolta completa 1921-1922 - Relazione del CC al II Congresso (la struttura di lavoro del Partito Comunista d'Italia, 1922) - Come si costituì il Partito Comunista d'Italia (opuscolo, 1922) - Il processo ai comunisti italiani (Gli arresti e l'istruttoria, Il dibattito e le arringhe, La sentenza; 1923) - Prometeo del 1924, raccolta completa - Prometeo del 1928-1935, tutti i numeri usciti.

CD n. 4:
Battaglia Comunista . Raccolta delle annate dal 1945 al 1952

CD nn. 5 e 6:
Il programma comunista - Raccolta delle annate dal 1952 al 1973

CD n. 7:
Bilan (1933-1938 - In progetto)

CD n. 8:
Ordine Nuovo quotidiano - Organo del PCd'I (1921-1922 - in progetto).

Newsletter