Newsletter numero 216, 6 settembre 2015

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Americanate d'Oriente

Tre svalutazioni competitive in 72 ore è un record persino per il paese dei record. Da notare che la Cina era già accusata da anni di tenere lo Yuan basso per spingere le proprie esportazioni. Vuol dire che proprio non vende. Gli economisti dicono che il governo cinese ha trascurato la crescita del mercato interno sostituendogli una produzione export-oriented. Balle. Quel che sta succedendo è molto classico: il mercato interno cinese è troppo piccolo per i ritmi di crescita cinesi. Troppo piccolo con un miliardo e mezzo di consumatori, i grattacieli, le fabbriche del mondo e tutto quanto? Proprio così, febbre da crescita cui lo sviluppo del mercato interno, troppo lento, non poteva dar sfogo. Perciò il mercato estero si è imposto per via naturale. È una delle controtendenze alla caduta del saggio. Adesso c'è chi si aspetta una coda di piccoli deprezzamenti monetari fino a raggiungere un 15%, soglia ritenuta fisiologica per far ripartire l'industria. La People Bank cinese ha smentito, dichiarando che lavora per "un cambio stabile a livelli ragionevoli". Più che una smentita è una conferma. Se gli operatori delle borse avessero letto Marx, si sarebbero resi conto che il mondo del capitale fittizio deve prima o poi cancellare una parte di sé stesso per sopravvivere, e sarebbero corsi ai ripari, cioè a disfarsi dei titoli prima del diluvio, provocando una tempesta nerissima. Il fatto che la Cina, "la fabbrica del mondo", non venda avrebbe dovuto sconquassare l'intero pianeta. Invece per adesso niente. Il sistema economico, come dice il capo della Banca Europea Draghi, soffre di assuefazione totale rispetto ai "provvedimenti", una specie di coma da overdose. Manifesta vari sintomi, ma la Grande Cancellazione di capitale fittizio non è ancora avvenuta. Avverrà.

2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche
2007: Not made in China"

Pasticcio in salsa cinese

Lunedì nero, disperazione in Borsa. Il giorno successivo, euforia. In 24 ore può cambiare una visione del mondo: in fondo gli USA sono in crescita, la paura per i guai cinesi è sproporzionata rispetto al potenziale industriale della Cina, il Mondo fila liscio verso la ripresa. Vi è ancora motivo di preoccuparsi? Brindiamo al Capitale e alle sue capacità di sollevarsi dalle proprie ceneri. Le cose però non stanno così. In Cina, tanto per cominciare, le tanto celebrate esportazioni sono in ribasso (dal 10% del PIL al 2,1% in un anno). Di conseguenza sono in ribasso anche la produzione industriale e i consumi. Il PIL cresce ufficialmente del 6% annuo, ma fonti occidentali calcolano che Pechino nasconda il dato reale (che si aggirerebbe intorno al 3%). L'esuberanza di merci è esuberanza di capitali, la stessa che da sempre produce bolle finanziarie e immobiliari. Le quali fatalmente scoppiano provocando oscillazioni nevrotiche nei mercati. Il debito della Grecia ha tenuto per due anni le prime pagine dei giornali, ma quello cinese di cui nessuno parla è al 282% del PIL. E la Cina non è la Grecia. Lapalissiano, ma da sottolineare. Euforia indebita, dunque: recupero azionario che serve soltanto a richiamare più capitale fittizio nei luoghi della sua Grande Cancellazione. E "recupero" è del resto un termine sbagliato dato che in meno di tre mesi le borse hanno "bruciato" diecimila miliardollari rigenerandone dopo il "lunedì nero" solo qualche centinaio.

2002: Il fallimento argentino
2009: Accumulazione e serie storica

Raschiare il barile

Scusate se insistiamo. Il governo cinese aveva autorizzato i fondi pensione a investire in Borsa fino al 30% del loro capitale. Una pratica normale negli USA ma finora inaudita per la Cina, dove i capitali sembravano ancora trovare sbocchi produttivi senza raschiare il fondo del barile, cioè senza andare ad ipotecare le pensioni future dei sottoscrittori. "Come è noto l'investimento azionario è un investimento a rischio più elevato di altri: fissare un limite del 30% a questo tipo di investimento dovrebbe salvaguardare le pensioni dei lavoratori cinesi", dice Il Sole 24 Ore. Ma nessuno è mai riuscito a fissare dei limiti al Capitale. A quando la scoperta che anche in Cina hanno magari cartolarizzato i mutui subprime, cioè quelli dei disastrati non in grado di onorare i debiti? E cosa potrebbe succedere quando gli "operatori" del mercato finanziario globale si accorgeranno che anche le residue speranze di ripresa poste nelle nuove locomotive orientali stanno dileguandosi?

2008: Non è una crisi congiunturale
2015: Fine della crisi... Forse... No, l'anno prossimo…

Amica concorrenza

In uno degli articoli sulla ripresa americana, La Stampa ipotizza una ripresa basata sullo scambio a basso valore aggiunto. Interessante: l'abbassamento del saggio di profitto è talmente generalizzato da richiedere una teoria esplicativa. Che significa infatti "ripresa dovuta alla condivisione"? È vero che le nuove tecnologie producono guadagni stratosferici, ma per pochi capitalisti, mentre la restante massa subisce una storica espropriazione. Com'è possibile immaginare che l'aumento della produttività non sia più la causa della discesa del saggio? Ogni novità che spazzi via la concorrenza non fa che stimolare la concorrenza ad un livello più spietato. È vero che aumenta il saggio di profitto se la novità è adottata o praticata solo da qualcuno, ma se tutti sono costretti a farlo? Questa è la peggior condanna del capitalismo, diceva Marx. Infatti il massimo "rendimento" del ciclo produttivo capitalistico si ha quando il saggio dello sfruttamento è del 100%, cioè quando la massa del lavoro vivo (forza-lavoro) eguaglia la massa del lavoro morto (plusvalore). Ma questo massimo dev'essere il prodotto di una media sociale, non di un risultato parziale, come succede nelle sfere della new economy.

2000: New economy, il futuro del capitalismo globale
2001: Rottura dei limiti d'azienda

Rendete l'innovazione gratuita!

Questo è un titolo della più prestigiosa rivista economica del pianeta. Abolite la proprietà intellettuale! The Economist mette in discussione la proprietà dell'opera di ingegno, che sembrava essere l'ultimo insormontabile baluardo in difesa della proprietà in generale. I fatti però sono più potenti delle teorie: brevettare un'idea può significare perdere l'occasione per fabbricare una determinata merce. Oggi il "prezzo di costo" rilevato in azienda dipende da parametri talmente numerosi che è difficile tenersi al passo con il "prezzo di produzione" determinato in media sul mercato. E spesso l'accesso al brevetto è impedito proprio dal costo supplementare che esso comporta.

2000: Elevare i costi di produzione
2008: Capitalismo che nega sé stesso

Grexit?

La prima sensazione, dopo il referendum greco e la capitolazione del partito al governo, fu di déja vu: i socialdemocratici in tutte le loro varianti sono l'arma migliore del Capitale contro ogni parvenza di cambiamento. Da allora, tutti i protagonisti che si affannano in veste di medici/killer al capezzale della Grecia non hanno paura di un fallimento ancora incombente ma del fatto che il fallimento permetta alla Grecia di tornare al controllo della propria economia, a cominciare dalla moneta. Se in Grecia non ci fosse una borghesia più smidollata che mai, i "sadici usurai" tedeschi sarebbero messi a posto con una drastica cancellazione del debito estero tramite un fallimento spettacolare, assicurando solo i detentori domestici di titoli. Ne conseguirebbe una svalutazione competitiva, peraltro quasi automatica, dato che sarebbe provocata dai mercati. Ciò penalizzarebbe le importazioni, che comunque sono già al lumicino, ma incrementerebbe le esportazioni (poca cosa) e soprattutto il turismo (essenziale). Nel frattempo la banca centrale greca potrebbe stampare moneta per sé, approfittando del basso impatto inflattivo, stimolando i bassi redditi invece di regalare soldi alle banche. Si tornerebbe dunque al punto di partenza, quando dicevamo che era impossibile una federazione di stati borghesi con economie incompatibili a partire non dall'unità politica (impossibile) ma monetaria (delirio). Ovviamente non succederà nulla di tutto questo perché il governo attuale stava già vendendo la pelle dei greci mentre agitava lo spauracchio del referendum.

1921: Come matura il "noskismo"
2002: L'Europa disunita e la moneta dei suoi Stati

Mortificata hybris

Hanno spedito un robot su Plutone. Grande realizzazione tecnica, spettacolare performance della meccanica newtoniana. Complesse operazioni di fly by (effetto fionda) hanno permesso di agganciare la sonda al campo gravitazionale dei pianeti per accelerare senza spreco di carburante. Ma a che serve? E perché la scimmia nuda (o Re del Creato) continua a rimanere a terra dopo aver promesso all'Umanità che avrebbe "conquistato lo spazio"? Abbiamo visto che l'astronauta Uomo con la maiuscola è troppo ingombrante, mangia, beve, respira, produce scorie biologiche (un guaio, in assenza di gravità). Insomma, sulle lunghe distanze non serve a niente. Dal momento che l'Uomo ha ormai ceduto alle Macchine il controllo della propria esistenza, è ridicolo quando rivendica per sé un ruolo attivo nel controllo di un sistema di macchine che egli stesso ha realizzato vantandone la capacità di autonomizzazione.

1957:Triviale rigurgito di illuminismo
1960: Elementi della questione spaziale

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