Newsletter numero 140, 28 dicembre 2008

E' uscito il n. 24 della rivista, interamente sulla crisi

Indice:

  • Barack Obama e il governo del mondo
  • Un modello dinamico di crisi
  • Capitalismo che nega sé stesso
  • Malthusianesimo ricorrente e tenace
  • Il movimento americano per la semplicità volontaria
  • Tre testi classici borghesi sulla crisi (recensione)
  • Procedere nel lavoro per "argomenti concatenati"
  • Ancora su partito storico e partito formale
  • Fine della storia

Dall'anno prossimo la rivista non sarà più spedita a tutte le librerie precedentemente segnalate sul nostro sito ma consegnata solo a quelle che riusciamo a seguire direttamente. Rimane invariato l'elenco delle biblioteche. Ricordiamo ai lettori che il modo migliore per avere tutti i numeri è abbonarsi. Gli articoli sono prelevabili gratuitamente da sito, ma l'abbonamento alla versione cartacea è vivamente consigliato.

A una riunione pubblica

  • - Giovane intervenuta: La rivista è difficile.
  • - Relatore: Ma tu l'hai letta.
  • - Giovane intervenuta: Sì.
  • - Relatore: E ti è piaciuta.
  • - Giovane intervenuta: Sì.
  • - Relatore: E allora pensi che sia difficile solo per gli altri?
  • - Giovane intervenuta: Beh...

La rivolta dell'uomo

Ogni Stato ha potuto "riconoscere" anche la forza sociale più irriducibile, ad esempio muovendole guerra per obbligarla al compromesso. Ma non ha mai potuto riconoscere l'anti-forma che emerge distruttiva e nulla rivendica all'interno della società esistente. Dalle banlieues francesi alle città greche, dai distretti industriali cinesi alle località del mondo che le cronache citano appena, la rivolta dell'uomo non corrisponde già più alle sue stesse motivazioni immediate. Per questo è difficile da capire. Ma solo l'anti-forma sarà la forza della futura comunità-partito. L'individuo-molecola troverà le connessioni di classe e passerà dall'alienazione al senso di appartenenza, si aggregherà, si polarizzerà, si farà organismo nuovo e completo. Il quale diventerà - proprio per la sua organicità - l'unico vero nemico della forma disorganica attuale.

1922: Tesi di Roma
1961: Origine e funzione della forma partito
2006: Nous, les zonards voyous (l'incendio delle periferie francesi)

Ventotto tesi per schierarsi contro il proletariato

Il cretinismo demo-parlamentare sinistrorso non è solo ridicolo, è pericoloso. L'ultima uscita dei concretisti che non amano parlare astrattamente di comunismo è: difesa della Costituzione! La parola d'ordine è contenuta in "Ventotto tesi" ( vedi qui ) per anticipare ciò che succederà quando la borghesia si dividerà di nuovo in due fazioni, quando occorrerà di nuovo convincere il proletariato a farsi ammazzare in una guerra di "resistenza" per l'una contro l'altra.

1952: Lebbra dell'illegalismo bastardo

Solidarietà o rovina

E' Natale e il Papa avverte: "Se ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina". E di fronte alla "logica dello scontro e della violenza", è immancabile l'invito pastorale a "comporre le tensioni" e a trovare "soluzioni giuste e durature ai conflitti". Il Pastore Tedesco dice quello che non pensa: né lui né i suoi predecessori hanno mai porto l'altra guancia di fronte al nemico, l'hanno bruciato sui roghi o sterminato in battaglia, o sgominato politicamente. Quando scarseggia la militanza, la Chiesa cerca adepti con slogan sociali.

1946: Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe
1949: Cristianesimo e marxismo

"...E viaggiare a fari spenti nella notte..."

Il National Bureau of Economic Research, un ufficio di ricerca ufficiale, ha calcolato che, a dispetto di quanto si strombazza comunemente, l'economia americana è in recessione da ben 12 mesi, e non soltanto dal punto di vista dell'incremento del PIL. Questo prova che la crisi non è né semplicemente "finanziaria", né tantomeno "congiunturale" e che i governi, complici i grandi media, minimizzano affinché non si scateni il panico. Di fronte a questa situazione è veramente curioso constatare l'impotenza degli esecutivi: invece di prendere decisioni imponenti di tipo keynesiano, soprattutto sul fronte del consumo dei meno abbienti (alta propensione marginale al consumo), regalano miliardi di dollari e di euro al sistema del credito, ingigantendo il problema che ha già creato lo sconquasso.

1950: Imprese economiche di Pantalone (1950)
1950: Profeti dell'economia demente (1950)

Panico generale uno

"I loro espedienti si esauriranno... il commercio e l'intera società moderna saranno destinati a crollare, per eccesso di forza vitale inutilizzabile" scriveva Engels nel 1850. Nell'italietta confusionaria il primo espediente fu la proposta di fare straordinari ma detassarli, cioè pagarli di più. Poi venne la proposta di ridurre l'orario di lavoro e diminuire il salario. Lo scopo sarebbe quello di aumentare la produttività, cioè la quantità di merci prodotte per addetto, ma in tal modo aumenterebbero gli esuberi. Ecco che allora si ricicla lo slogan: "Lavorare meno, lavorare tutti". Risulterebbe accontentato Keynes: chi ha basso reddito tende a consumarlo per intero, ma questo reddito deve pur esserci. Invece si va a produrre in Polonia, in Romania o in Cina. Un bel pasticcio. Si capisce che gli "esperti" siano presi dal panico, non sanno che più che pesci pigliare.

1994: Dalla rivendicazione delle 35 ore alla difesa dei 35 anni

Panico generale due

La borghesia ha una paura atavica: ai tavoli dei sui esperti di crisi c'è sempre un convitato di pietra, la classe proletaria. Non la nomina, la esorcizza, la blandisce. Unità nazionale, niente classi, solo cittadini. Tanto che il sindacato viene scavalcato da Confindustria: "Vogliamo farci carico dei nostri lavoratori. Tutti, a partire dai precari". Quello che una volta si chiamava "padronato" si appella a imprenditori e dipendenti per rafforzare il patto sociale. Sinistri e sindacati fanno semplicemente eco; i veltroniani, nella loro ineffabile inesistenza, non si accorgono di niente.

1993: Capitalismo, produttività, disoccupazione

Bancarotta economica e ideologica

Questa lunga crisi c'è perché s'è investito troppo, perché s'è prodotto troppo, perché ci sono troppi capitali. Le fabbriche automobilistiche stanno chiudendo perché non si può vendere l'automobile ai neonati e ai centenari. E la stessa cosa vale per le merci di tutti gli altri settori. L'assurdo è proprio questo: più si produce ricchezza più aumenta la miseria. Secondo l'ISTAT, le famiglie italiane in difficoltà per l'acquisto di cibo sono salite a più di un milione. Secondo l'OCSE, entro il 2010 il numero dei disoccupati nel mondo aumenterà di 25 milioni, di cui 10 nei trenta Paesi industrializzati (attualmente mezzo milione in più ogni mese solo negli USA). Ma il capitalismo non era il migliore dei mondi possibili?

2006: La legge della miseria crescente

Ricette proudhoniane

Il Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) ha pubblicato uno studio sull'instabilità dei grandi sistemi economici, considerati come strutturalmente esposti al collasso, al pari degli altri sistemi complessi, fisici o biologici. Verrebbe da dire: finalmente! Un modo scientifico per affrontare l'argomento. Macché: secondo lo stesso studio la ricetta per evitare tale esito "necessario" sarebbe la realizzazione di… microsistemi economici locali. Come di recente in alcune città statunitensi, dove si stampa carta moneta per blindare improbabili mercati locali di fronte alla globalizzazione. La piccola borghesia accademica produce teorie idiote rispecchiando forze sociali in azione. Del resto microsoluzioni proudhoniane coerenti dovrebbero contemplare il ritorno alla macchina a vapore, a energia locale al posto della rete elettrica globalizzata. O il ritorno al neolitico, prima della domesticazione di animali e piante, come afferma con seriosità qualche santone.

2006: Genesi dell'uomo-industria (contro il primitivismo)

L'ennesima catena di Sant'Antonio

Il capitalismo non può sopravvivere senza produzione di plusvalore, ovvero di merci da vendere e trasformare in capitali. Il gran casinò della finanza internazionale poggia proprio sul mondo produttivo, che paradossalmente è del tutto marginale per i possessori di capitali. I quali investono sempre più indirettamente e pagano altrettanto indirettamente i tecnici che mandano avanti la baracca, stressati dai manager superpagati che se ne infischiano del ciclo produttivo e badano al "risultato" finanziario tanto quanto i capitalisti rentiers. Ma i capolavori della finanza non hanno più alle spalle neppure una parvenza di logica produttiva. Il fallimento della Bernard Madoff Investment Securities ha provocato un buco di almeno 50 miliardi di dollari sul niente assoluto. Bernard Madoff, unico titolare della società, ha ammesso che essa si basava semplicemente su di una "gigantesca bugia", nient'altro che la più classica delle catene di Sant'Antonio, assurto a nuovo patrono del decrepito capitalismo d'oggi.

2008: Non è una crisi congiunturale

Autovalorizzazione

Molti americani rovinati dalla crisi "hanno deciso di vendere anche parti del proprio corpo nella speranza di incassare dei denari" (Il Sole 24 Ore). Si tratta di un fenomeno sociale che riguarda molte aree degli Stati Uniti. Nel 2008 c'è stato un vero e proprio boom nell'offerta-vendita di ovuli (+30% rispetto al 2007), di sperma, di capelli e di sangue (in autunno c'è stato un balzo del 50% rispetto all'estate). Insomma, un esercito di donatori-venditori che non possiede niente oltre al proprio corpo. Si incomincia con il sangue e si finisce con gli organi come già succede in altri paesi. Lo stress cui è sottoposta la macchina-uomo provoca una richiesta di ricambi sempre più sostenuta.

2005: L'autonomizzarsi del Capitale

B-movie

Apertura: il ministro-ombra del PD, Vittoria Franco, è possibilista sulla proposta del ministro-ministro Brunetta per innalzare l'età pensionabile delle donne a 65 anni. Sviluppo della trama: inchieste giudiziarie e batosta elettorale spazzano via i resti putrefatti del defunto Partito Democratico. Colpo di scena: la cosiddetta sinistra radicale riappare (per qualche ora) grazie alla vittoria dell'ex parlamentare Luxuria all'Isola dei Famosi. Catarsi: arrivano i nostri, e il trio sbirresco Di Pietro-Grillo-Travaglio capitalizza la sfiga altrui minacciando di moralizzare il Sistema a mano armata. The End lacrimogeno: il povero ectoplasma di Veltroni si scusa con gli elettori-spettatori: "Abbiamo innovato troppo poco". Musica da unghie sulla lavagna. Titoli di coda mentre parte qualche fischio da una sala pressoché vuota.

1960: Vomitorium Montecitorii

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