Newsletter numero 219, 23 marzo 2016

Pietro Simiele (Petrus)

È mancato all'improvviso, a 58 anni, il compagno Pietro Simiele ("Petrus"). Ci aveva conosciuto una quindicina di anni fa attraverso la rete, e con la rete aveva continuato ad operare assiduamente. Come spesso succede, aveva trovato nella Sinistra Comunista "italiana" e nella continuità del nostro lavoro non tanto una rivelazione, ma ciò che già cercava. Nella prima lettera che ricevemmo annotava, sulla base di un nostro articolo, che Internet era una potente materializzazione del cervello sociale; che il modo migliore di studiar l'oggi è vederlo con gli occhi della società di domani; che proprio la visione del futuro offre quella potenza di analisi necessaria al superamento dell'utopia; che quindi il comunismo è la dimostrazione di una realtà a venire e non un modello sociale campato in aria. Di indole riservata, dedicava una parte cospicua del suo tempo ad assorbire informazione e conoscenza, che poi trasmetteva con riunioni sintetiche ed efficaci. Era una presenza costante e lascia un vuoto enorme. Scriveva piccole poesie, come questa:

Raccolti i dati d'osservazione, / l'illusione / è quella legge sperimentale / che trae forza di verità / dalla serie di smentite. / Non so come, ma vale.

Guerra Mondiale numero x

Altri attentati, altre decine di morti, altre centinaia di feriti. Aeroporti, metropolitane, aree in genere affollate. Interdizione dei movimenti per lavoro o per turismo. Soldati e poliziotti equipaggiati come soldati presidiano bersagli probabili. Indigestione di retorica e poco costrutto sul campo. Lamentazioni per gli immigrati e profughi: il presidente egiziano fa notare che il suo paese ne "ospita" cinque milioni con disponibilità finanziarie ben inferiori a quelle dei ricchi paesi d'Europa. Ha sessanta milioni di giovani disperati attratti dall'esercito irregolare "terrorista". Ma il reclutamento non ha confini. La guerra civile mondiale è in corso. Chiamatela come volete, ma è innegabilmente in corso.

2011: Marasma sociale e guerra

Sessantadue birilli

Adesso sappiamo che nel mondo sessantadue personaggi posseggono una ricchezza pari a quella dei cinque miliardi di persone compresse nella fascia più povera del pianeta. Si tratta di ordini di grandezza incomparabili ma fa effetto. Effetto psicologico, naturalmente, perché dal punto di vista pratico non succederà proprio niente. O meglio: succederà qualcosa che i sessantadue non si aspettano, non possono aspettarsi. Per prima cosa, il calcolo si basa sul patrimonio, che per i riccastri è per lo più capitale congelato e per i miserabili denaro o valore continuamente in forse. In secondo luogo, il patrimonio non riflette la potenza di controllo. Infatti nella nostra epoca, vi possono essere capitali senza capitalisti (ad esempio quelli creati e maneggiati dagli Stati) e capitalisti senza capitali (ad es. quelli che controllano grandi holding con il due o tre per cento delle azioni). Quello che conta non è dunque il possesso ma la quantità di valore che si controlla sul mercato mondiale. Se anche si facessero cadere di colpo i sessantadue birilli il mondo non se ne accorgerebbe neppure. La bestia, diceva un vecchio compagno, è l'azienda, non il fatto che questa abbia o no un padrone. L'azienda si è mangiata i cinque miliardi di potenziali produttori di plusvalore, cosa mangerà domani?

2006: La legge della miseria crescente

Il punto significativo sulle curve

Le curve dell'economia politica e del "progresso" si assomigliano. Ogni formalizzazione dell'andamento capitalistico generale segnala un percorso rappresentabile con la classica curva ad "S" (sigmoide), cioè un periodo di crescita esponenziale, un "punto di flesso" e un periodo di curva asintotica (tendente al piatto, cioè alla crescita zero). Hanno quell'andamento le curve del saggio di profitto, del numero di operai sfruttati in un dato paese (aumento della sovrappopolazione relativa e assoluta), della crescita (PIL), degli investimenti diretti, e, in questo periodo, dell'inflazione. Nei paesi avanzati stanno assumendo la forma a sigmoide anche le curve degli elementi che di solito rappresentavano il "progresso", ad esempio il numero delle scoperte scientifiche, le cifre dell'investimento in ricerca, il numero dei ricercatori e sperimentatori, il numero dei robot industriali installati, la potenza dei microprocessori e il numero dei transistor in essi contenuti. In una società completamente computerizzata il parametro tecnologico è particolarmente significativo perché il decadimento della potenza produttiva sociale (dato qualitativo, non quantitativo!) per Marx è il punto significativo sul diagramma di ogni rivoluzione.

2008: Un modello dinamico di crisi

Un presidente molto americano

Per quanto molti lo sottovalutino, il populista Donald Trump ha effettive possibilità di diventare presidente degli Stati Uniti d'America. Anche se si tenta da ogni parte di arginarlo denunciandone il programma politicamente impresentabile, egli combina la crisi in cui versa la middle class americana con la propria capacità di sintetizzarla in slogan elementari. Tuttavia, come fu possibile eleggere un Bush figlio, non si capisce perché sarebbe strano eleggere un Trump. Oltre tutto quest'ultimo non si appoggia a un codazzo di intellettualoidi interessati e fanatici come i neocons ed è capace di interpretare assai meglio il ventre d'America, come ha dimostrato nell'abile discorso per la candidatura ufficiale. L'America è grande finché è grande la sua potenza, va ripetendo. È vero, ed è l'unico discorso che l'americano medio stolidamente capisce.

2001: La guerra planetaria degli Stati Uniti d'America
2008: Barack Obama e il governo del mondo

Brexit

Exit Britain. I sondaggi oscillano fra il permanere entro l'Unione Europea e l'uscita clamorosa. Il potente governatore della Banca d'Inghilterra ha messo in guardia contro i pericoli economici e politici dell'eventuale rifiuto affermando che tale evento sarebbe "il peggior rischio per la stabilità interna". Il sindaco di Londra spinge invece per l'uscita e il Sun, giornale popolare e populista, ha affermato che anche la regina sarebbe favorevole. È fin troppo banale osservare che l'Inghilterra non è la Grecia e che l'eventuale brexit affosserebbe quel po' che resta dell'Europa. La Germania assumerebbe un ruolo amplificato di fronte a un'area, come quella dei PIIGS, che non è possibile germanizzare, e la Francia si troverebbe isolata e nostalgica più che mai della propria grandeur.

2002: L'Europa disunita e la moneta dei suoi Stati
2007: Feticcio Europa

Intelligenza artificiale?

A vent'anni da quando Deep Blue (della IBM) vinse a scacchi il campione Kasparov, AlphaGo (della Deep Mind, azienda acquistata da Google nel 2014), ha vinto al gioco del Go contro il campione Lee Se-dol. Go è un gioco antico almeno quanto gli scacchi, più semplice ma più impegnativo, dato che si basa non sulla eliminazione dei pezzi ma sulla conquista di "territorio". Ciò comporta valutazioni meno "meccaniche", anche perché le posizioni possibili sono incomparabili (4,63 x 10170, centinaia di volte il numero degli atomi presenti nell'Universo). Mentre il software "scacchista" serve solo a vincere con gli scacchi, quello per giocare a Go può essere utilizzato per scopi diversi, dato che può "imparare" strategie o comportamenti dalla sua stessa azione. Non è "intelligenza" analoga a quella umana, ma raggiunge un risultato per via "artificiale" meglio e più in fretta. Ci interessa? Dipende. La borghesia lascerà passare magari altri vent'anni senza sapere che farsene, ma a noi viene in mente Marx: "A un dato punto del loro sviluppo le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti... Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale" (Per la critica dell'economia politica).

2014: Come fa l'uomo a conoscere
2015: Informazione e potere

L'uomo è ciò che mangia

Uno degli interrogativi posti dai paleoantropologi e rimasti a tutt'oggi senza risposta è: quale fu il cambiamento nelle condizioni di vita ad attivare nella nostra specie l'evoluzione del cervello, un organo energeticamente impegnativo da sviluppare e sostenere? Dato che l'australopiteco era vegetariano e l'erectus carnivoro, si è finora risposto che fu la modifica della dieta. Ora, una sperimentazione su volontari ha mostrato che l'apporto energetico della dieta è meno importante della sua qualità a parità di calorie. Infatti sembra che il vero salto qualitativo sia stato non il passaggio dai vegetali alla carne ma quello dai cibi così come si trovano in natura a quelli ripuliti, spezzettati, fermentati e, soprattutto, trattati con il fuoco. Insomma, aveva ragione il vecchio Engels: l'evoluzione del primate homo non è stato un fatto meramente biologico ma soprattutto produttivo e sociale.

2006: Genesi dell'uomo-industria
2013: L'uomo è ciò che mangia

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