Newsletter numero 229, 6 agosto 2018

Dedicato a Karl Marx

Alé, vai col bicentenario! Massimo Cacciari, tanto per prenderne uno nel mazzo: "L'economico vale per Marx come figura dello spirito... Marx è pensatore del Tutto, fedele in questo al suo maestro Hegel... Marx sembra non avvedersi che tale risoluzione [l'affermarsi del cervello sociale] riproduce esattamente le conclusioni della Fenomenologia hegeliana." Ma via, prof, lo sanno persino i suoi allievi che Marx è critico di Hegel fino a rovesciarlo come un calzino. Nel 1844 scrive la critica alla dialettica hegeliana, dove considera Feuerbach "superatore" di Hegel, e sé stesso superatore di Feuerbach. Superare vuol dire negare, dicono i professori di filosofia, quindi Marx nega due volte Hegel. A meno di non tirare fuori la faccenda che la negazione della negazione è affermazione, appunto la maniera puerile di intendere la dialettica.

1959: Appunti sui Manoscritti di Marx del 1844
2014: Storia di una discontinuità

Maledetta socialdemocrazia

È stata la socialdemocrazia tedesca a canonizzare l'idea che ci fosse una continuità fra Hegel e Marx. In realtà si capisce già dalla lettera al padre del 1837 che Marx abbandona Hegel e i suoi allievi abbracciando una concezione del mondo derivata dalla "filosofia della natura", cioè della scienza. Una scoperta così devastante di fronte al mondo filosofico tedesco di allora da fare ammalare seriamente il diciannovenne rivoluzionario. Il quale scriverà nel 1844: "Feuerbach è l'unico che si trovi in un rapporto serio, in un rapporto critico con la dialettica hegeliana ed abbia fatto in questo campo vere e proprie scoperte: in generale è il vero superatore della vecchia filosofia. La grandezza della sua opera e la semplicità senza chiasso con cui Feuerbach l'ha offerta al mondo, stanno in uno stupefacente contrasto col procedimento inverso degli altri." (Manoscritti). Gli "altri" son trattati maluccio, come "rivoluzionari della frase".

1921: La funzione della socialdemocrazia in Italia
2004: Critica alla filosofia. Escursione con il metodo di Marx intorno alla teoria borghese della conoscenza e alla non-scienza d'oggi

Il film

"Il giovane Karl Marx", film di Raoul Peck è senz'altro un film da vedere. Dedicato al bicentenario, non è un gran film ma è piuttosto raro che un regista si occupi di rivoluzione facendola parlare attraverso i suoi protagonisti senza metterci troppo del suo. Probabilmente intimidito dalla responsabilità, ha adottato una sceneggiatura basata su citazioni. Così Marx, Engels, Proudhon e altri protagonisti recitano sé stessi con un curioso "effetto teatro". Perdonabili alcuni effetti dickensiani quando la cinepresa fa carrellate sui raccoglitori di legna o entra negli slum londinesi, ma errore fastidioso il ricostruito ambiente della tessitura Engels, a Manchester, dove le operaie si aggirano fra riproduzioni di telai che non esistevano più nemmeno nel medioevo. La rivoluzione è strettamente legata al macchinismo, e la Mule Jenny o il telaio programmabile Jacquard erano già stati inventati.

1957: Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica nella classica monolitica costruzione teorica del marxismo
2005: Tessile cinese e legge del valore

Il Vallo Atlantico

Era il sistema fortificato costruito dalla Germania durante la Seconda Guerra Mondiale contro ogni tentativo di invasione da parte degli Stati Uniti. E pensare che proprio la Germania aveva sviluppato la dottrina militare della guerra lampo (blitzkrieg), guerra di unità corazzate mobili che aveva permesso ai tedeschi di neutralizzare la Linea Maginot. Come tutte le Muraglie Cinesi della storia, il Vallo Atlantico non servì allo scopo per cui era stato costruito e fu superato proprio dalle unità corazzate mobili degli Alleati. Oggi non sono sul campo carri armati ma merci e capitali in esubero. La direzione attacco-difesa si è invertita e le fortificazioni sono elevate da Washington invece che da Berlino. Gli Stati Uniti sono l'unico grande paese capitalistico che, grazie alla sua posizione dominante, è riuscito a mantenere alti i consumi della propria popolazione. Era inevitabile che gli altri paesi puntassero al mercato americano per smaltire le proprie merci. Adesso Washington tenta di alzare barriere protettive, ma le odierne divisioni corazzate sono già penetrate in profondità sul territorio conquistato: se il gigantesco deficit commerciale americano dovesse essere davvero cancellato dalla costruzione di un nuovo Vallo Atlantico, questa volta americano, le merci oggi importate dovrebbero essere sostituite da merci prodotte in America, con una tensione devastante su tutti i parametri economici.

1947-1957: America
2016: Donald Trump e l'isolazionismo americano

Organizzazione Mondiale per il Commercio

Non ci sono dubbi: il 2018 è l'anno in cui la WTO così come la conoscevamo è morta. Ciò è avvenuto nel momento in cui a Washington si è deciso di imporre tariffe sull'importazione di acciaio e alluminio non concordate a Ginevra. Quando il membro più importante di un organismo internazionale fa il contrario di ciò per cui l'organismo è nato, non rimane che discutere sulle modalità del funerale per quest'ultimo. Infatti, è perfettamente inutile tentare di compattare un inesistente fronte anti-Washington. Ogni paese che avesse un interscambio con il mercato americano può solo cercare di minimizzare il danno varando a sua volta, unilateralmente, misure protettive. Europa, Cina e Giappone hanno già praticamente rifiutato di far resuscitare il cadavere della WTO, nonostante le raccomandazioni degli economisti.

2006: Capitalismo senile e piano mondiale
2016: Donald Trump e la politica estera di un ex colosso imperialista

Giganti?

Apple ha appena annunciato di aver superato un valore, cioè una capitalizzazione, di mille miliardi di dollari. Nessuno ci era mai arrivato. Chi volesse acquistare in borsa tutte le azioni del colosso informatico dovrebbe pagare quella cifra. Ciò non significa che qualcuno lo possa fare sul serio. A meno che… non entri nell'ordine di idee secondo il quale "valore" è il prezzo spuntato da una merce (anche una merce colossale è sempre una merce) in un certo momento, indipendentemente dalla quantità di lavoro incorporato. Viene in mente la battuta che circolava nel 2000 al tempo della prima bolla informatica: "Ho comprato un magnifico cagnolino da un milione di dollari" dice tizio; "un mucchio di quattrini", commenta caio. "No", precisa tizio, "l'ho pagato con due gattini da 500.000 dollari l'uno".

2000: Massimo di centralizzazione
2005: L'autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche

Su tre continenti

La Cina continua la sua penetrazione silenziosa sui mercati esteri. È un'avanzata dall'apparenza molto tradizionale: in un determinato paese prima arrivano le merci, poi i capitali, in ultimo gli accordi specifici. Non fa rumore l'acquisto del porto di Atene, capitale di un paese disastrato bisognoso di liquido. È quasi passato inosservato anche l'acquisto di quantità enormi di terreni in Africa, continente che ha bisogno di tutto. Un accordo "strategico" con il Montenegro non è di quelli che prendono le prime pagine dei giornali. E anche le tre o quattro "vie della seta" aperte in Asia centrale, ferroviarie e autostradali, sono in paesi che sentiamo nominare di rado. Del resto ha appena interessato qualche militare la costruzione di isole artificiali lungo le rotte del Pacifico e la costruzione di una base militare a Gibuti. Adesso The Economist pubblica un servizio con eloquentissima cartina: Pechino ha piantato bandierine ovunque su tre continenti. E non sono piantate a caso, seguono dorsali geopolitiche evidentissime, comprese quelle marittime, finora saldamente controllate dal paese-guida del mondo imperialistico.

2001: Il fiato sul collo
2002: Cina, polveriera del mondo capitalistico
2018: L'eredità problematica

Governicchio

Nelle scherzose teorie del management in voga negli anni '60, chiunque riuscisse a far carriera raggiungeva a un certo punto un "livello di incompetenza". Si saliva di gradino in gradino fino a quando non si era più in grado di capire che cosa fare, allora ci si fermava e non si ascendeva più nella scala gerarchica. Questo comportava grossi guai per l'industria, praticamente governata da funzionari giunti, appunto, al loro livello di incompetenza. Ma cosa succede a livello politico? Il politico di professione è già per conto suo arrivato a un livello di incompetenza: non sa fare altro. Se poi un voto lo spinge al governo, non è solo un incompetente al quadrato, è un disastro, perché non è neppure più in grado di capire cosa il capitale gli ordina di fare.

2011: La classe dominante italiana a 150 anni dalla formazione del suo stato nazionale
2018: Elezioni Pop

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